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Economia | 30 aprile 2019, 09:28

Sempre più imprenditori investono nel settore della cannabis legale

Nell’articolo di oggi analizzeremo da vicino un fenomeno italiano tanto imprenditoriale quanto culturale.

Sempre più imprenditori investono nel settore della cannabis legale

Nell’articolo di oggi analizzeremo da vicino un fenomeno italiano tanto imprenditoriale quanto culturale. Entreremo infatti in un settore quasi totalmente sconosciuto fino a pochi anni fa: vuoi per la sua natura (all’epoca) al di là dei limiti imposti dalla legge, vuoi per un alone di pregiudizio e non totale conoscenza dell’argomento che caratterizzavano i cittadini del nostro Paese e non solo. Oggi però le cose stanno molto diversamente ed è per questo che è più che mai utile cercare di scoprire come mai sempre più imprenditori investono nel settore della cannabis light. Per farlo inizieremo con il raccontare dettagliatamente che cosa sia effettivamente quella che tanti definiscono, più o meno erroneamente, erba legale; dopodiché proveremo a fornire qualche numero utile per capire la portata di questo nuovo business, che, lo ribadiamo a scanso di equivoci, oramai è da considerarsi totalmente a norma di legge.

CHE COSA È LA CANNABIS LEGALE

Iniziamo col dire che la legalità della cannabis varia da paese a paese e dipende dai fattori più disparati: quantità in possesso, distribuzione, coltivazioni, modalità e motivi del consumo. Inoltre la cannabis stessa annovera tra i suoi componenti quasi 100 diversi cannabinoidi ed è quindi difficile parlare in maniera univoca di tutte le varianti presenti sul mercato: detto questo, il cannabidiolo (CBD) ed il tetraidrocannabinolo (THC) sono con ogni probabilità le componenti più apprezzate dagli amatori della cannabis nella loro quasi totalità e, di conseguenza, sono quelle che sono state prese in analisi proprio quando si è trattato di legalizzare la compravendita di cannabis light. Infatti in Italia è possibile acquistare esclusivamente varianti di cannabis che racchiudono concentrazioni minime di THC (sotto allo 0,2%, tollerate fino allo 0,6%) e che, al contrario, racchiudono elevate concentrazioni di CBD (fino al 24%). Il risultato è una sostanza non stupefacente, che non provoca alcun rischioso effetto collaterale tipico del THC come ad esempio ansia, paranoia, sensazione di euforia, percezioni uditive alterate, disorientamento nello spazio e nel tempo ecc. La liceità della coltivazione e della vendita con percentuali di principio attivo THC comprese tra lo 0,2 e lo 0,6% è stata sancita dalla promulgazione della Legge 242/2016, che però presenta ancora diverse zone d’ombra, essendo di fatto pensata quasi esclusivamente per gli agricoltori. Ecco perché ad oggi si parla, in termini di legge, prevalentemente di consumo di cannabis light con vaporizzatori; ecco perché, secondo le linee guida della normativa, la cannabis light può sì essere reperita su tutto il territorio nazionale, ma non allo scopo di uso ricreativo

UN MERCATO IN CRESCITA ESPONENZIALE

A circa 3 anni dalla promulgazione della legge di cui sopra appare sempre più evidente come, in Italia, investire sulla cannabis light sia un’operazione quasi sempre molto redditizia. Stiamo infatti parlando di un mercato che è letteralmente esploso, portando il valore totale della produzione di marijuana medica alla cifra record di 16 miliardi di dollari nel 2017. Cifra, per altro, destinata a crescere in maniera esponenziale, se consideriamo che la BDS Analytics e la Arcview Market Research prevedono che il mercato globale della cosiddetta erba legale arriverà a quota 57 miliardi di dollari entro i prossimi 10 anni. Una vera e propria rivoluzione insomma, resa possibile soltanto in parte dalle nuove normative di cui abbiamo già scritto: un elemento favorevole altrettanto importante è infatti i cambio radicale di una grossa fetta di opinione pubblica nei confronti dell’uso della cannabis. Ad esempio, moltissime persone che, fino a qualche tempo fa, guardavano a questa sostanza considerandola esclusivamente una droga ricreativa pericolosa, oggi credono nel suo utilizzo a scopo terapeutico. Un discorso che può essere in parte applicato anche a diversi governi mondiali, protagonisti di un cambio di orientamento simile: con la differenza che, in questo caso la cannabis, da droga pericolosa, si è trasformata in un’ottima fonte di introito fiscale.

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