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Attualità | 24 maggio 2020, 16:19

Le mani della "Mammona" per dire grazie a chi ha lottato contro il Covid. A Finale scoppia la polemica

Ha fatto discutere il riuso temporaneo di parte dell'opera del maestro Emanuele Luzzati, in attesa di restauro, in un'installazione esposta sotto l'arco di piazza Vittorio Emanuele

Le mani della "Mammona" per dire grazie a chi ha lottato contro il Covid. A Finale scoppia la polemica

Non vi è pace a Finale per "La Mammona" del maestro Emanuele Luzzati. L'opera scultorea dislocata tra la cittadina rivierasca e il Porto Antico di Genova, nella sua porzione finalese finisce ancora una volta per creare discussione sulle sue sorti.

Da diversi anni infatti la scultura donata dalla famiglia dello scenografo e illustratore genovese al Comune allora guidato dalla giunta Cervone e posizionata inizialmente appena al di fuori delle mura di Finalborgo, si trova in attesa di restauro nei magazzini comunali, con alcune componenti che da qualche tempo hanno trovato una provvisoria dimora presso la "Casa del Console" di Calice. Uno stato parziale di quiete che per molti ha assunto il senso dell'abbandono. 

Nelle ultime ora però a tornare alla ribalta delle cronache sono state le sue mani. L'attuale giunta Frascherelli ha infatti scelto di "riadattarle" per un'installazione sistemata sotto l'arco della Regina Margherita nella centralissima Piazza Vittorio Emanuele per ringraziare chi si è impegnato in prima linea nella battaglia al Coronavirus.

"Abbiamo scelto le sue meravigliose mani perché, proprio in questo momento storico, non possono che essere percepite come mani che accolgono, sorreggono, proteggono e aiutano - ha spiegato il sindaco Ugo Frascherelli -. Cosa meglio di queste potenti mani della 'Mammona', che rappresenta la madre terra che accoglie e che nutre, potevano essere utilizzate per ricordare e ringraziare tutti coloro che col proprio lavoro sanitario e non, in questi mesi così duri si sono prodigati a favore del prossimo? Abbiamo deciso così di dare nuova vita, che non sarà ovviamente la definitiva, ridandole dignità. Rammentiamo la sua naturale scenografia nella quale per molti anni ha vegliato, con la sua potenza, sulla città".

Una scelta semplice e senz'altro nobile, che però ha sollevato alcune perplessità nella minoranza consiliare, nello specifico al gruppo "Le Persone al Centro". Non tanto per le intenzioni di un'opera che "isolata dal contesto, rappresenta una condivisibile idea ed un messaggio che non si può che sottoscrivere" dice una nota diramata dal gruppo guidato da Massimo Gualberti.

I dubbi sono invece per la scelta di "riciclare" il materiale stravolgendo il tutto "nel contesto, nell’aspetto e nel contenuto" dicono dall'opposizione: "Può un’opera d’arte essere modificata da chiunque non ne sia l’autore? Se paradossalmente il medesimo criterio fosse applicato al consistente patrimonio storico-artistico della nostra Città gli effetti sarebbero a dir poco catastrofici".

Un invito quindi ad affidare quanto prima l'opera ad un restauratore "per riportarla ai suoi fasti originari e soprattutto nello stesso luogo in cui per anni ha accolto turisti e residenti", con uno spunto di riflessione per il futuro anche turistico della città. "Proprio in questa situazione di grave difficoltà occorre avere a cuore il nostro patrimonio culturale che sarà proprio l’elemento che in futuro ci distinguerà, sottraendoci all’anonimato in cui rischiano di cadere molte località turistiche, soprattutto legate al turismo balneare. Ogni denaro speso nella cultura non può essere considerato un costo, ma un investimento e di tale circostanza dovrà tenersi debitamente conto in futuro" hanno aggiunto i consiglieri Gualberti e Fasciolo.

A tranquillizzare tutti sul destino della Mammona ci ha pensato il primo cittadino: "Questo senso del riuso, che peraltro era nelle abitudini del Maestro, che può non essere condiviso, ma certamente deve essere percepito come un modo di valorizzazione di queste bellissime mani e dell'opera tutta e considerato come un omaggio a tutti coloro che meritano la nostra stima e la nostra gratitudine. Sarà nostra cura dopo questo riuso una completa ricollocazione dell'opera restaurata".

Insomma, sembra possa vivere nel futuro un nuovo inizio l'opera a cui i finalesi si erano affezionati, seppur con diverse prospettive. Quel che è certo è invece che pace per lei, sarà difficile trovarne a Finale. 

Mattia Pastorino

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