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Attualità | 09 maggio 2025, 08:01

Accorpamento al Della Rovere, gli studenti della 2C: "Trattati come numeri, non come esseri umani. Feriti dal sistema scolastico"

"Così si rischierebbe il sovraffollamento, dividendo una classe ormai unita e compatta senza neppure confrontarsi con famiglie o docenti. A rischio il nostro percorso didattico"

Accorpamento al Della Rovere, gli studenti della 2C: "Trattati come numeri, non come esseri umani. Feriti dal sistema scolastico"

“Siamo stati trattati come numeri, non come esseri umani”.

Nei giorni scorsi la perplessità era stata palesata dal sindacato Flc Cgil e anche dai genitori. Ora sono direttamente gli alunni della classe 2a C dell'indirizzo delle Scienze Umane al Liceo Giuliano Della Rovere di Savona, coloro che sarebbero coinvolti in prima persona dalla decisione, a esporre le proprie preoccupazioni sul rischio accorpamento

Gli iscritti in classe sono 17, con un numero minimo previsto di almeno 22 elementi per continuare senza problemi la propria attività, secondo i canoni ministeriali. Al neo indirizzo del Made in Italy però gli alunni iscritti sono solo 9 ma il Governo non intende chiudere la sezione.

“La decisione presa dall’Ufficio Scolastico Provinciale ha sconvolto e preoccupato in primis noi studenti, le nostre famiglie e i docenti della classe”, scrivono i giovani studenti in una lettera con la quale vogliono “esporre e dare voce alle preoccupazioni, sia dal lato didattico sia da quello umano”.

“Per prima cosa, noi studenti siamo molto delusi dal fatto che siamo visti come numeri e non come esseri umani. L’USP ha giustificato l’accorpamento della classe per motivi economici e numerici - sottolineano - Hanno ben deciso di dividere una classe ormai unita e compatta senza neppure confrontarsi con famiglie o docenti; tuttavia, la classe prima dell’indirizzo 'Made In Italy' non verrà divisa poiché tutelata dal Ministero, anche se con un numero di studenti inferiore al nostro e contravvenendo all’articolo 16 comma 6”

C'è poi un aspetto didattico: “Oltre a questo, con un provvedimento così improvviso ci stanno anche privando del diritto di continuare il nostro percorso di studi in modo sereno - aggiungono - Unendoci ad altre classi si va incontro ad un sovraffollamento delle future classi terze Scienze Umane, rendendo complicato sia l’apprendimento di noi studenti sia lo svolgimento delle lezioni da parte degli insegnanti”. Da parte delle famiglie le preoccupazioni sono anche per gli studenti DSA “che, avendo già difficoltà nell’apprendimento, in una classe numerosa causerebbe ulteriori danni all’apprendimento non trascurabili”.

“Ci sentiamo feriti - continuano dalla 2C - Feriti nel profondo da una decisione che arriva dall’alto, fredda e distante, come se le nostre vite fossero solo caselle da riempire, numeri da far tornare su un foglio. L’Ufficio Scolastico Provinciale ha scelto di accorpare la nostra classe, e lo ha fatto senza guardarci davvero, senza vedere le facce, le storie, le paure e i piccoli traguardi che ci hanno portati fin qui. Abbiamo attraversato momenti difficili, come capita in ogni gruppo, ma ce l’abbiamo fatta. Con fatica, tra scontri e abbracci, tra incomprensioni e sorrisi, siamo riusciti a diventare una vera classe. Ognuno di noi ha portato un pezzetto di sé, anche chi fa più fatica, anche chi ha vissuto in silenzio i propri disagi. E adesso? Adesso tutto questo rischia di sparire, come se non fosse mai esistito”.

“Ci è sempre stato detto che a scuola non contano solo i voti. Che non siamo numeri. Che siamo persone. E ci abbiamo creduto. Perché ogni prof, ogni adulto, ce l’ha ripetuto. Ma allora perché adesso veniamo trattati come se fossimo solo cifre? Perché nessuno si è fermato un attimo a pensare a cosa significhi davvero per noi perdere la nostra classe?” si domandano.

“Questo dolore è reale. Questo senso di smarrimento è reale. Non si tratta solo di cambiare stanza o compagni: si tratta di perdere un punto fermo, un piccolo spazio in cui, nonostante tutto, ci sentivamo a nostro agio. Rompendo un percorso che ci ha visti crescere e maturare” proseguono i giovani studenti.

Che poi concludono: “Non vogliamo essere ignorati. Vogliamo che qualcuno ci ascolti, che ci guardi negli occhi e riconosca il nostro valore. Non come numeri, ma come esseri umani. Chiediamo rispetto. Chiediamo di essere considerati per quello che siamo: ragazzi e ragazze che stanno crescendo, che affrontano le proprie paure e che hanno imparato, insieme, cosa significa appartenere a qualcosa. Non possiamo accettare che tutto questo venga spazzato via per una decisione che sembra non tenere conto del cuore delle persone. Perché noi siamo cuori, non statistiche. E un cuore, quando si spezza, fa rumore”.

Redazione

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