Sono lontani i vecchi tempi, quando la città si svuotava per la settimana di Ferragosto, un rito collettivo: il mare per chi restava, le ferie lunghe per chi partiva, e un’intera città che si prendeva una pausa. Le serrande abbassate dominavano le vie del centro e trovare un negozio aperto per fare la spesa era quasi un’impresa. Oggi lo scenario è completamente diverso: i cartelli “chiuso per ferie” sono sempre più rari e, quando compaiono, si riferiscono a pause molto più brevi rispetto al passato. Non più due o tre settimane di stop, ma pochi giorni. In alcuni casi, solo il 15 agosto. Una trasformazione silenziosa, ma evidente, che racconta molto di come è cambiato il commercio savonese.
Le ragioni sono molteplici. Da un lato, c’è la pressione economica: inflazione, costi di gestione in aumento, utenze più care e affitti sempre meno sostenibili per i piccoli negozi e pubblici esercizi, oltre al fatto di dover tenere il passo con la grande distribuzione, in alcuni casi aperta anche a Ferragosto. Ogni giorno di chiusura significa incassi persi e, in tempi di margini ridotti, cosa che sempre meno commercianti possono permettersi.
A questo si aggiunge la concorrenza, sempre più agguerrita, dell’e-commerce e della grande distribuzione. Il piccolo dettaglio, che già deve lottare per farsi spazio tra colossi e offerte online, trova difficile giustificare lunghi periodi di serrande abbassate: il rischio è di perdere clienti abituali, che nel frattempo si rivolgono altrove.
C’è poi un fattore sociale: le difficoltà economiche spingono molti savonesi a rinunciare alle vacanze lunghe. Restare in città ad agosto non è più un’eccezione, e la domanda di beni e servizi non si ferma. Chi resta aperto ha quindi l’opportunità di intercettare una clientela presente e disponibile a spendere, anche se con maggiore attenzione ai prezzi.
Infine, c’è il turismo. Savona, anche grazie alle crociere e a una vocazione sempre più orientata all’accoglienza, ospita un flusso costante di visitatori soprattutto nei mesi estivi. Un tirismo mordi e fuggi ma che porta comunque movimento in città.
"Ci sono tutte le componenti in questo cambiamento che ritengo sia un segnale positivo - afferma Carlo maria Balzola, presidente di Fipe Confcommercio - segno che la città ha potenzialità in ambito turistico, intende sfruttarle e andare incontro alle esigenze dei clienti. Attività commerciali e pubblici esercizi hanno il merito di darsi da fare per diversificare l'offerta e andare incontro alla clientela. Un problema di Savona era di essere una città che non sapeva cosa voleva fare da grande, mentre ora sta cambiando. Prima il focus era sul turismo balneare mentre ora l'offerta turistica sta cambiando e diversificando".














