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Eventi | 28 marzo 2012, 08:06

Ubik: due eventi dedicati ai temi ambientali

Giovedì 29 marzo ore 18: “L’incubo carbone” Inquinamento ambientale e patologie connesse. Venerdì 30 marzo: presentazione del libro “Toghe verdi. Storie di avvocati e battaglie civili”

Ubik: due eventi dedicati ai temi ambientali

Alla Ubik due Giorni Dedicati Ai Temi Ambientali

Giovedì 29 marzo  ore 18: “L’incubo carbone” Inquinamento ambientale e patologie connesse.

Incontro con il medico e ex Parlamentare ALDO PASTORE autore del libro “Trucioli savonesi”

Partecipano GIOVANNI DURANTE, Presidente ARCI, e VITO BRUNETTI, ex sindacalista CGIL, in collaborazione con l'ARCI.

Questo incontro permetterà di fare alcune riflessioni di ampio respiro sul presente e sul futuro delle centrali a carbone, e sulle motivazioni alla base dell’inevitabile tramonto del carbone per l’intera umanità  nel prossimo futuro.

 “I nostri politici, i nostri imprenditori industriali, i nostri sindacalisti e, più in generale, i nostri concittadini conoscono i danni reali e potenziali (ed i relativi costi) che l’impiego del carbone comporta? E di conseguenza, i limiti del suo impiego?…”

Cominciano così gli approfondimenti e le domande sul tema del carbone poste dal noto medico ed ex Parlamentare savonese Aldo Pastore.

La scelta di incrementare in Italia l’uso del carbone per la produzione di energia elettrica tramite la riconversione e la costruzione di grandi centrali è una scelta nociva e sbagliata, la combustione del carbone produce altissime emissioni di anidride carbonica, più del doppio di quelle del gas, aggravando il fenomeno del cambiamento climatico che minaccia il futuro del Pianeta.

Il carbone è anche una grave minaccia per la salute di tutti, ANCHE CON GRUPPI DI NUOVA GENERAZIONE: la combustione rilascia un cocktail di inquinanti micidiali (Arsenico, Cromo, Cadmio e Mercurio) che coinvolgono aree anche molto lontane dalle centrali. L’Anidride solforosa emessa, combinandosi con il vapore acqueo, provoca le piogge acide.

Il carbone è conveniente solo per le grandi lobby proprietarie delle centrali, che non rispondono dell’inquinamento causato e usano un combustibile a buon mercato.

Con le parole del grande economista Jeremy Rifkin: “La Terza rivoluzione industriale cambia il nostro senso della relazione e la responsabilità verso gli altri esseri umani. Condividere le energie rinnovabili della Terra crea una nuova identità della specie. Questa coscienza di interconnettività sta facendo nascere un nuovo sogno di "qualità della vita", soprattutto tra i giovani…”

 

Venerdì 30 marzo  ore 18: presentazione del libro “Toghe verdi. Storie di avvocati e battaglie civili”

Incontro con la giornalista STEFANIA DIVERTITO Introduce MASSIMO MAUGERI, a cura di Legambiente.

"Chi controlla che il controllore controlli adeguatamente il controllato?" Vado Ligure, Porto Tolle, Larderello in Val di Cecina, Praia a Mare, e ancora Malagrotta, il Mugello: fanno tutti parte della triste e italianissima toponomastica degli scempi. Sono solo alcuni dei nomi che siamo soliti assegnare ai disastri, e non solo ambientali. Ovverosia, scenari naturali irrimediabilmente compromessi e, per le persone, un'esistenza che di umano ha ormai ben poco.

La cronaca giudiziaria è piena di queste storie: c'è chi, per regalare all'Italia un treno da record, non ha esitato a sventrare la pancia del Mugello e a rubare acqua a fiumi e acquedotti, mettendo in pericolo anche la stabilità di una fetta di Firenze. O chi, a nord come a sud, inserisce deroghe alle leggi per favorire imprese produttive fortemente inquinanti, con buona pace di parchi naturali e distese di sabbia finissima. O ancora chi dell'emissione di sbuffi tossici sembra aver fatto il proprio vessillo.

Eppure, la lotta intrapresa da comitati e associazioni ha trovato l'appoggio di alcuni coraggiosi Procuratori, "investigatori togati" protagonisti delle più importanti battaglie ambientali, che sono riusciti ad arrivare laddove nessuno si era mai spinto prima, contrastando il comportamento arrogante di chi, per incoscienza o per dolo, ha stravolto la vita di molte persone. Nella convinzione che questa, ognuna di queste, sia "una storia corale, non singola".

Prefazione di Erri de Luca.  Con un'intervista a Raffaele Guarinello.

Il grande teorico della Decrescita Maurizio Pallante, qualche giorno fa alla Ubik: “Siamo in un’epoca di imbarbarimento: devastazione dell'ambiente, sovrapproduzione di cemento e di energia senza utilità.  C'è bisogno di una rivoluzione culturale..."

Secondo Pallante, nella società globalizzata, siamo sempre più in mano agli interessi delle grandi aziende che impongono una sovrapproduzione di merci e che controllano le fonti di energia utili alla produzione, con la complicità della politica e di molti partiti. Non a caso anche tutte le guerre di questi anni sono state fatte per controllare le fonti energetiche.

Le innovazioni tecnologiche accrescono la produttività, ovvero consentono di produrre quantità sempre maggiori di merci con un numero sempre minore di occupati, quindi c’è un aumento di offerta merci ma, essendoci meno salari da lavoro dipendente, c’è contemporaneamente meno possibilità di acquistarle, e quindi meno domanda.

L’indebitamento complessivo dei paesi industrializzati (che tra settore pubblico, famiglie e imprese supera il 200 per cento del Prodotto Interno Lordo) si è reso necessario proprio per assorbire la produzione crescente di merci che altrimenti rimarrebbero invendute. In altre parole, se si riduce il numero degli occupati, si riduce il numero delle persone provviste di reddito, per cui la crescita del debito è diventata indispensabile per sostenere la domanda.

Il meccanismo della crescita e l’incremento della competitività sono la causa della crisi in corso. Tutti i tentativi di rilanciare la crescita e di incrementare la produttività non solo non possono consentire di superare la crisi, ma se riuscissero, contribuirebbero ad aggravarla. Questa crisi non è una crisi congiunturale, ma una crisi di sistema che gli strumenti tradizionali della politica economica non sono in grado di affrontare.

Ciò che occorre è trovare il denaro per gli investimenti senza accrescere i debiti pubblici.

Questo denaro si può ricavare soltanto dalla riduzione degli sprechi (energetici e  produttivi), ovvero dallo sviluppo di innovazioni tecnologiche finalizzate ad accrescere l’efficienza con cui si usano le materie prime, in particolare l’energia, e a recuperare le materie prime contenute negli oggetti dismessi, che del tutto impropriamente vengono definiti rifiuti.

In altre parole, occorre uscire dalla logica quantitativa nella valutazione della produzione e utilizzare criteri di valutazione qualitativi.

Non proporsi di produrre di più, ma di produrre quello che serve.

Per esempio, il nostro patrimonio edilizio consuma mediamente per il riscaldamento invernale da 2 a 10 volte di più delle case tedesche.

Nella (in) cultura della crescita si diceva “quando tira l’edilizia, tutta l’economia gira”. Oggi si può pensare di uscire dalla crisi costruendo altre case, quando l’eccesso di offerta incrementa in continuazione l’invenduto? L’unica strada per rilanciare l’edilizia è la ristrutturazione energetica delle case esistenti.

Se il consumo delle case scendesse dei due terzi si risparmierebbe il denaro necessario a pagare gli investimenti e ad accrescere l’occupazione senza accrescere i debiti pubblici. Ma se i consumi energetici delle nostre case si riducessero dei due terzi diminuirebbero da subito le emissioni di anidride carbonica e diminuirebbe anche il Prodotto Interno Lordo. Un’efficiente raccolta differenziata, finalizzata al recupero delle materie prime contenute negli oggetti dismessi, consentirebbe inoltre di risparmiare le enormi somme di denaro che vengono spese per seppellirli sotto terra o per distruggerli bruciandoli (un rischio presente anche nella centrale a carbone di Vado Ligure, ndr). Ma se si riutilizzano le materie prime contenute negli oggetti dismessi diminuirebbe da subito il consumo di materie prime e, una volta ammortizzati gli investimenti, diminuirebbe ancora il Prodotto Interno Lordo.

Ci hanno abituati a pensare che il ‘nuovo’ è meglio del ‘vecchio’, acquistiamo un prodotto, e poco dopo è già ‘superato’. Nel mondo dell’innovazione, un prodotto più nuovo e avanzato ci sarà sempre.

Il marketing produce una insoddisfazione permanente, acquisti inutili, e quindi rifiuti, discariche. Il tutto non per soddisfare bisogni, ma per tenere alta la domanda e la possibilità di acquisto delle merci prodotte dai grandi potentati economici.

Il PIL non è (come è stato detto erroneamente da alcuni economisti) un indicatore ‘incompleto’, è proprio un indicatore sbagliato, perché è un indicatore quantitativo, mentre occorrono indicatori qualitativi.

In questo contesto, è impressionante l’ottusità di molti partiti, ma soprattutto dei sindacati,  per cui quello che conta è sempre e comunque il posto di lavoro, la produzione. In quest’ottica, allora dovremmo essere contenti se un bambino afgano sale su una bomba di produzione italiana, rimanendo senza gambe.

Stiamo assistendo alla fine dell’epoca nata 250 anni fa con la rivoluzione industriale.

A titolo di esempio, l’aglio che compriamo nei supermercati spesso arriva dall’Egitto, dalla  Cina. Per ottenere 1 caloria alimentare, ne occorrono 12 di calorie fossili. Un’assurdità. In tale contesto, l'aumento del costo del petrolio e delle altri fonti fossili aumenterà inevitabilmente il costo dei prodotti alimentari, nuovamente a danno della popolazione.

C’è bisogno di un nuovo Rinascimento, di una rivoluzione culturale. Per superare la crisi senza accrescere i debiti pubblici occorre sviluppare un pensiero più evoluto di quello che si limita a perseguire la crescita della produzione e dell’occupazione in quanto tali.

Bisogna tenedere a una riduzione ‘selettiva’ del PIL, bisogna creare occupazione in lavori utili e la cosa più utile da fare in questa crisi, che è contemporaneamente economica ed ecologica, è ridurre il consumo delle risorse e le emissioni inquinanti (vedi i combustibili fossili, tra cui il più pericoloso di tutti per l’umanità, il carbone) sviluppando le innovazioni tecnologiche che ci consentono di stare meglio.

C'è un mare di cose utili ancora da fare. Meno e meglio. Sono molte le ‘buone’ occupazioni, per ottenere ciò che serve realmente alla gente.

Per uscire dalla crisi, e dalla logica di potere dei grandi gruppi industriali, è importante tendere verso l'autosufficienza delle singole comunità ristrette. Le comunità autosufficienti nella produzione sono al riparo dalla crisi di sistema.

Sono tantissime le persone che ovunque singolarmente stanno già facendo riflessioni personali su queste prospettive, cercando complicità e conferme negli altri. E’ per questo che si partecipa a questi incontri…

 

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