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Eventi | 28 maggio 2012, 09:38

Albenga, Auditorium San Carlo: presentazione del volume "Sulle strade del silenzio" di Giorgio Boatti

Viaggio per monasteri d’Italia e spaesati dintorni

Albenga, Auditorium San Carlo: presentazione del volume "Sulle strade del silenzio" di Giorgio Boatti

Presentazione a cura di Paolo Tavaroli


Letture a cura di Mario Mesiano



 


Venerdì 1 giugno 2012 - ore 17,30

Auditorium San Carlo

Giorgio Boatti. Moderno viator lungo

i sentieri dell’anima





“…Ma tu continua a cercarne i raggi nelle tenebre,

perché solo in una notte fonda brillano le stelle”



Riteneva Marcel Proust che il vero viaggio di scoperta non consista nel cercare nuove terre, ma nell’avere occhi nuovi, sguardo terso a veder le cose che già furono di ieri, pure, con una vibrazione altra da prima, a ritrovare la radice profonda dell’essere, poiché solo avendo radici salde è dato a una pianta d’innalzare i suoi rami più alti verso il cielo.

Avviene, così, leggendo il libro di Giorgio Boatti, ci si scopra in cammino, dal nord al sud dello stivale, bussando alla porta dei monasteri che costellano il Bel Paese, avviati con l’autore lungo un percorso che il silenzio spinge in profondità, nostro malgrado, poiché Silenzio è guardiano d’una soglia angusta da passare, combattendo noi con i fantasmi di una vita, pallide larve d’Eliso e menzognere, che nel silenzio si smemorano a lasciare infine l’anima quieta, come acqua che limpida riposi nel seno d’una montagna così prossima al cielo a divenire cielo noi stessi.

E se è vero, come in fondo è vero, con Pessoa, che viaggio è colui che in viaggio si pone, questo che andremo ad approfondire è personalissimo itinerarium mentis in Deum condotto dal nostro autore. Personalissimo, certamente; tuttavia ritengo possa lasciar cadere nel silenzio dell’anima che è di ognuno un piccolo seme. Seme che potrà, come no, morire a se stesso, a divenire esso frutto; ad esperire noi nuove fioriture che per ognuno avranno una tonalità, come una fragranza unica e irripetibile.

E nell’intraprendere tale viaggio, è un ritornare, forse, per ognuno, a casa, riconnettendosi con il proprio sé, disposti ad intraprendere viaggio che non si esaurisca qui, ora, ma che duri tutta una vita.




In fondo, ciò che trascende continuamente ci chiama, per essere noi in comunione con esso e camminare lungo il sentiero della ricerca, della risposta a una chiamata; sentiero che conduce, presto o tardi - a ciascuno i suoi tempi - a conseguire una consapevolezza contemplativa; esperienza che in parte solo è dato descrivere. Esperienza che pienamente è dato vivere, lasciando dietro noi l’ego, abito dismesso, vano cilicio e inutile gravame al nostro progredire. Ciò a comprendere noi come il momento contemplativo sia un momento di non conoscenza; momento di serena, pacifica compenetrazione del proprio sé in ciò che è divino.

Sta’ in silenzio dinnanzi all’Eterno e aspettalo, recita il salmista, a rammentare come il silenzio - davvero - sia dimensione in che profondarsi, ad esperire la rotondità d’un tempo che non sa inizio, né fine, solo restando per noi quell’eterno istante presente di che smemorare la ratio e far muta la mente; in quell’essere nostro silenti e soli, d’una solitudine che è pienezza d’essere e comprensione matura d’una tonalità ch’è solo dell’anima.

E, davvero, è un ritornare a casa, quel descensus; a ritrovar la radice più profonda del nostro essere, entrando noi in contatto, con il mistero della divinità, con quella dialogando.

Esperienza che, in certa misura, ha a che vedere con la morte. Già, morire al se stesso di ieri per divenire altro da sé, oggi, sperimentando una nuova tonalità, come una nuova vibrazione; a ritornare noi nel mondo, attori rinnovati d’un rinnovamento che non è solo dello spirito, ma che di sé informa ogni aspetto delle nostre vite, decidendo d’essere noi nel mondo, in questa dura vita della carne, espressione orante d’una consapevolezza rotonda e piena.

Così, come all’autore di questo straordinario itinerarium, e a quanti prima di lui vollero porsi in cammino, anche a noi è dato d’esperire il senso più profondo del viaggio: quello che non misura distanze e ne prescinde; quello che nella profondità di sé conduce ad ascoltare - misteriosa - la voce del silenzio. Voce che, da azzurre lontananze, ancora sussurra e dice, a ricercare noi la luce, nell’oscurità, poi che solo nella notte più scura maggiormente le stelle rilucono d’un bagliore che sopravanza il dolore che, in quel grembo cieco, ancora ci tiene inermi e prigionieri di noi medesimi.

Patrizia Valdiserra

Dal libro…


Vado per questa strada perché ho il sospetto che le luci nascoste che giungono da questi luoghi siano ancora capaci di offrire qualche solido orientamento. Perfino nella densa penombra calata sui giorni italiani. Busso a queste porte perché ho l’impressione che qui si impari davvero che si può cambiare il mondo, ma – faccenda piuttosto complicata – a patto di cominciare a cambiare se stessi partendo dalle cose più semplici e concrete.

Ad esempio, cercando di stare nel mondo prendendone nel frattempo la giusta distanza. Governando in modo diverso faccende quotidiane e basilari come il dormire e il mangiare, il desiderio e il bisogno di riconoscimenti, il silenzio con se stessi e l’incontro con gli altri. Sembrano bazzecole, ma quelli che vi si sono cimentati seriamente dicono che la sfida sia di vertiginosa difficoltà. E, soprattutto, pare duri tutta una vita.”

(p. 31)


Ormai ho imparato ad alzarmi presto. L’alba è generosa: consente sempre di allargare le braccia per accogliere la giornata che viene incontro. Come potevo, fino a qualche tempo fa, non capire che il risveglio non è soltanto aprire gli occhi ma avere l’occasione di ricominciare davvero ogni volta? Di essere nuovi in un mondo che, basta stropicciare via dagli occhi la pigrizia per accorgersene, è in perenne mutamento. Dove la vita stessa, basta muovere qualche passo per constatarlo, sta davanti senza ostentazione, porgendo doni ai quali per lo più neppure badiamo.”

(p. 297)


Biografia dell’autore



Giorgio Boatti, giornalista e scrittore, è autore di libri e inchieste sulla storia recente del nostro Paese. Ha pubblicato, tra l’altro: Piazza Fontana. 12 dicembre 1969. Il giorno dell’innocenza perduta (Einaudi 1999); Preferirei di no. Le storie dei dodici professori che si opposero a Mussolini (Einaudi 2001; Premio Omegna città della Resistenza); La terra trema. 28 dicembre 1908. I trenta secondi che cambiarono l’Italia non gli italiani (Mondadori 2004; Premio Palmi, Premio Corrado Alvaro, Premio Rhegium Julii); Bolidi. Quando gli italiani incontrarono le prime automobili (Mondadori 2006; Premio Biella Letteratura e Industria).

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