“C’era una volta...”. Un inizio classico per tante belle favole. C’era una volta, dicevamo, nella frazione albenganese di Bastia, la tradizionale processione del Venerdì Santo accompagnata dal suono dei “suonatori di conchiglie”.
Nascosti nelle cosiddette “logge” delle vie del rione, i giovani dei quartieri di Bastia soffiavano dentro vari oggetti (soprattutto conchiglie, ma non solo) e quel verso stridulo e sibilante che ne usciva aveva un forte valore storico e simbolico: simulava infatti lo scherno e l’umiliazione rivolta dal popolo giudeo al passaggio del Cristo mandato alla crocifissione.
C’era una volta, dicevamo… E c’è ancora!
Un gruppo di giovani di Bastia, affezionato alle tradizioni cittadine, ha deciso che, anche in tempo di Coronavirus, pur senza la processione delle vie cittadine, si può fare alzare forte e chiaro dalle proprie case il canto – in questo caso di dolore, ma al tempo stesso di rivincita e di speranza per il futuro – delle conchiglie.
I promotori dell’iniziativa rendono nota la propria volontà attraverso un post sulla pagina Facebook “Bastia in rete”.
Scrivono i ragazzi: “Tutti insieme abbiamo deciso che suoneremo dalle 21 alle 21.30 del venerdì sera. E se ognuno di voi vuol fare del casino con qualsiasi cosa, noi lo accogliamo volentieri. Per chi riuscirà ad esserci, anche il giovedì a mezzogiorno e il venerdì a mezzogiorno suoneremo per sostituire le campane. Grazie a tutti coloro che vorranno tenere in vita con noi questa antica tradizione”.
Attenzione, però: l’antico rituale del Venerdì Santo prevedeva di concludersi, in piena notte, con uno scherzo goliardico, una “zingarata”. I ragazzi andavano infatti a rubare i vasi di fiori davanti alle case. Quest’anno però non si può uscire e la legge impone di evitare assembramenti. Per cui i promotori dell’antico rito scrivono su Facebook: “Vogliamo anche dirvi che non porteremo via i vasi quest’anno, quindi non preoccupatevi di ritirarli e tenerli in casa… Ma l’anno prossimo ci rifaremo anche di quest’anno!”