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| 13 luglio 2012, 10:04

Il crack FAC e la fabbrica tunisina

Fatture che non quadrano e fallimento sospetto. Che ne sarà dei lavoratori?

Il crack FAC e la fabbrica tunisina

Dietro al fallimento della Fac ci sarebbe un dirottamento di soldi verso la Tunisia.

Di fatto, secondo le indagini, ingenti capitali sarebbero stati trasferiti nella fabbrica di Calù, che secondo l'ex manager Silvia Canepa, sarebbe stata la fabbrica che avrebbe segnato la ripresa di Fac.

Eppure le cose non quadrano: mentre infatti alcuni lavoratori avrebbero preso parte a trasferte per addestrare proprio i colleghi tunisini, in realtà la fabbrica non apparterebbe alla FAC, ma ad un gruppo offshore.

Logica conseguenza è l'indagine per frode fiscale portata avanti, proprio nei confronti della Canepa, dal Sostituto procuratore Ubaldo Pelosi: indagine volte a comprendere le ragioni del buco di circ 12 milioni di euro alla base del crack dell'azienda.

Fatture che non coincidono in entrata e in uscita, mancati pagamanti degli stipendi mentre la fabbrica di Calù sarebbe uscita indenne dalla crisi tunisina, sono solo alcune delle "pulci nell'orecchio" dei militi della finanza che stanno indagando.

Spostamenti di capitali e manovre finanziarie che secondo alcune testate locali sarebbero state "sottovalutate" o addirittura "sconosciute" alle forze sindacali locali (...malelingue potrebbero dire che che come minimo qualcuno ha chiuso entrambi gli occhi... ai posteri l'ardua sentenza)

Nel frattempo, Martedì è in programma l’udienza prefallimentare davanti al giudice Davide Atzeni, su istanza della stessa procura della Repubblica.

E la sorte delle centinaia di operai rimane appesa ad un filo.

 

 

ml

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