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Attualità | 24 ottobre 2014, 12:14

La crisi brucia imprese e posti di lavoro in Provincia di Savona, ma la Camera di Commercio conferma gli investimenti

Pasquale: "Nel 2015 interventi per 2 milioni di euro: sosterremo credito alle imprese, finanzieremo aziende che parteciperanno all'Expo e cantieri scuola-lavoro"

La crisi brucia imprese e posti di lavoro in Provincia di Savona, ma la Camera di Commercio conferma gli investimenti

La situazione economica del nostro territorio è difficile e noi prevediamo continui ad esserlo anche per tutto il 2015”. E’ questo il drammatico bilancio tracciato questa mattina da Luciano Pasquale nel corso della presentazione della relazione previsionale e programmatica 2015 della Camera di Commercio di Savona.

Enti che si trovano sempre di più a fare i conti con una mancanza di fondi. E’ notizia infatti di questi mesi che il Governo intende tagliare, attraverso un provvedimento specifico, il diritto annuale che le imprese versano alla Camera, che costituisce la principale forma di introito dell'ente.

Nonostante il momento così complicato - commenta Pasquale - intendiamo confermare gli interventi economici sul territorio di Savona, che si aggirano sui 2 milioni di euro. Da quando è iniziata la crisi abbiamo perso il 5% delle imprese attive e la disoccupazione è aumentata dal 4% al 10% e tra i due fattori, ovviamente, esiste un nesso causale diretto. Meno imprese uguale meno occupazione”.

Per questo noi vogliamo continuare ad investire nel credito alle imprese, data anche la contrazione che si è verificata a livello bancario, finanziare quelle che parteciperanno all’Expo e sostenere i cantieri scuola-lavoro, le aggregazioni in reti di impresa. Basti pensare che nella Provincia di Savona il 49% delle aziende ha meno di dieci dipendenti”, sottolinea il Presidente.

Ieri si è svolta una protesta a livello nazionale delle Camere di Commercio, a cui ha aderito anche l’ente savonese. “La riforma promossa da Renzi prevede il trasferimento del registro delle attività di imprese al Mise. Si tratta di un ritorno al passato, che non comporterà dei miglioramenti, ma solo costi addizionali per il Governo”.

Cinzia Gatti e Debora Geido

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