La partita sui bitumi speciali, che ha sollevato vespai e rabbia a Savona, è discriminante. La città deve scegliere se formulare una propria e autentica immagine turistica oppure inseguire un rilancio industriale (orfana di una conversione mai avvenuta) che parte già con odore di vecchio. Difficile fermare quello che le carte hanno autorizzato sinora, ma qualcuno ci prova. Associazioni, movimenti antagonisti e idealisti, da questo punto di vista, sembrano ancora una volta un po' soli.
L'ecomaretona per l'ambiente, i dibattiti e la sensibilizzazione sui temi della salute sono iniziative nobili e funzionali. Poi, però, c'è il calibro politico degli interessi economici. Le forze legate al turismo cittadino dovrebbero parlare e pesare, se non vogliono il deposito di idrocarburi liquidi a due passi dal Priamar e della Darsena. A loro spetta il compito di portare le istanze di un tessuto urbano che vuole crescere in una direzione alternativa al grigiore.
Senza una vocazione turistica, ribadita da chi ha interesse a imporsi per trainare palanche alla città, Savona continuerà a sperare nell'idrogeno solforato e nei mega depositi. La definizione di "capitale italiana delle crociere" vale poco se non c'è una classe economica capace di fare da contrappeso a quell'oligarchia, impattante e solipsista, la cui immaginazione alligna lungo la diga foranea.
Savona, nei suoi ranghi dirigenti, sui temi della salute e del benessere urbano è spesso sdegnosa e volubile quanto una principessa capricciosa. "Complimenti principessa! Che puzza stupenda ci ha fatto scoprire!" dice Ian Solo in Guerre Stellari.