La Buona Scuola del sostegno per vocazione

Il ddl sulla cosiddetta Buona Scuola dovrebbe potenziare l'insegnamento di sostegno. Per ora è soltanto una pia intenzione perché anche in provincia di Savona, come accade ad ogni prima campanella, 140 posti destinati ai docenti di sostegno risultano ancora scoperti. Si ripete il solito scenario. Alla faccia delle politiche dell'inclusione scolastica, che da anni rimangono solo belle parole. Terribilmente ne fanno le spese i bambini più fragili e bisognosi di percorsi di studio personalizzati. 

La delega al governo sul decreto appena approvato dovrebbe produrre altri interventi legislativi, per il "riordino in materia di istruzione". Fra questi, la riforma che vuole trasformare gli insegnanti di sostegno appunto: una separazione delle carriere, in pratica. Istituzioni di specifici ruoli e una laurea dedicata per realizzare una carriera in modo distinto rispetto agli insegnanti delle materie.  

Adriano Sofri, su Repubblica, se l'è presa con questa idea di un professore di sostegno tale per tutta la vita, come se questa vocazione fosse penalizzante anziché qualificante. "Rischiano di diventare professori di serie B", ha chiosato. 

Sofri dovrebbe considerare, però, che spesso ci sono professori dediti al sostegno solo per ragioni strumentali: è una scorciatoia per diventare insegnanti curriculari. E' qui che una riforma dovrebbe intervenire: per impedire ad insegnanti senza alcuna formazione di seguire la strada del sostegno solo per maturare punteggio nella propria classe di concorso. E' un fenomeno diffuso, che non ha niente a che vedere con la qualità dell'educazione e l'aiuto alla disabilità, ma è una forma di concorrenza sleale verso altri precari della scuola (che non usano questo passepartout) e un danno per gli alunni con difficoltà e per i loro genitori.