Il patchwork un'arte con le pezze adatta per tutte le occasioni

Quali sono le origini del patchwork e perché è ancora così attuale?

Il patchwork è nato oltre tre secoli fa, in un periodo non ben definito, nell'ambito dei ceti più poveri della società del tempo. Il termine inglese “patchwork” significa nel senso letterale: “pezza” e “lavoro” e si collega all'esigenza di usare tessuti di recupero di abiti dismessi, di lenzuola e molto altro, in periodi di ristrettezze economiche. Questa tecnica si è diffusa a tal punto da diventare addirittura un'arte vera e propria e consiste nell'assemblare qualsiasi genere di stoffa per la creazione di coperte, borse, copri divani, arazzi e quant'altro. Il lavoro della "pezza" ha origini anglofone e si è sviluppato dal 1800 ad oggi assumendo nel corso degli anni caratteristiche tali da rendere questa attività non solo un'arte ma un vero mezzo di sostentamento. Oggi il patchwork fa tendenza e riempie le riviste di moda, le pagine degli e-commerce dedicate alle idee regalo e quelle delle blogger amanti del fai da te.

Alcune tecniche per rendere alcuni pezzi di stoffa un'opera d'arte

La diffusione di questa tecnica si è perfezionata nel corso dei secoli seguendo due scuole di pensiero: quella con ago e filo e quella senza. La prima consente di realizzare manufatti di rara bellezza con effetti decorativi di altissimo livello e trova il suo campo d'impiego nella realizzazione di colorate trapunte e fantasiose coperte. Ma cosa serve per realizzare un patchwork perfetto? L'attrezzatura di base adatta per tutte le occasioni e per la creazione di veri e propri capolavori deve assolutamente comprendere oltre a delle belle e colorate pezze di stoffa, tessuti di recupero o tessuti acquistati in merceria con disegni tirolesi, americani, provenzali o a pois, anche un metro, un paio di forbici, una penna, una base per il taglio, ago e fili di diversi colori, colla, un taglierino, degli spilli e molto altro. Invece la tecnica senza ago e filo si esegue rivestendo forme di polistirolo per la creazione di ghirlande, palline di natale e svariate decorazioni creative. Ultimamente questa tecnica si è perfezionata usando sagome di cartone pressato e grazie al packaging permette di dare un tratto distintivo funzionale o estetico al prodotto finito. Il packaging è un termine che identifica un involucro usato per imballare o più semplicemente per proteggere o contenere prodotti di vario genere.

Patchwork e selfpackaging e soprattutto un pizzico di fantasia

Le tecniche che si usano per creare il patchwork senza ago sono innumerevoli e tra le più conosciute sicuramente quella dell'intaglio è la più diffusa e si realizza su forme di polistirolo. Segue la tecnica del carciofo che si esegue piegando a triangoli pezzetti di stoffa, aiutandosi con un righello e un'apposita tavoletta. Invece quella del triangolo spillato si realizza seguendo la tecnica del carciofo però tenendo aperto il triangolo formato, usando spilli, matita, righello e tavoletta. Un'altra tecnica molto d'effetto è quella dei petali che è simile a quelle del carciofo e del triangolo e si realizza tagliando dei piccoli quadrati di stoffa e dopo averli piegati a triangolo, con ago e filo si dovrà creare un arricciamento. Però la tecnica più innovativa è sicuramente quella con l'ausilio del cartone pressato. Il packaging non serve solo come struttura da rivestire con i tessuti, ma è soprattutto l'imballo che può contenere un classico patchwork da usare come idea regalo. Il packaging è inoltre uno strumento di informazione, che può avere un aspetto grafico importante e attirare l'attenzione del consumatore. Sicuramente è un prodotto d'informazione che unito alla realizzazione di un patchwork garantisce un valore aggiunto Per trovare fonte di ispirazione o per acquistare una sagoma di cartone idonea alle tue capacità artistiche vai sul sito e sarai sicuramente accontentato.