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Attualità | 30 ottobre 2017, 19:09

Imposta di soggiorno a Finale Ligure? Dagli albergatori un coro di no

La paura è che essa gravi sulle tasche del turista senza dargli in cambio reali servizi

Imposta di soggiorno a Finale Ligure? Dagli albergatori un coro di no

In occasione della più recente riunione della Consulta per il Turismo del Comune di Finale Ligure si è parlato anche di una possibile introduzione della cosiddetta “Imposta di soggiorno”.

Essa era stata istituita dal governo Berlusconi nel 2011 con l’obiettivo di dare un sostegno ai capoluoghi in dissesto finanziario, ma fino all'agosto 2016 non ha potuto essere applicata perché la regione non aveva predisposto l'elenco delle località ritenute turistiche (requisito essenziale). In quella data l'attuale giunta regionale (a seguito della pressione di molti comuni) ha definito che tutti i comuni erano potenzialmente “turistici” e quindi potevano istituirla, anche se non potevano applicarla per via della no local tax, vincolo poi abolito.

La Regione Liguria ha specificato che la sua applicazione è ammissibile esclusivamente da parte dei Comuni che hanno aderito al Patto per il Turismo e che l'imposta sia utilizzata a scopo di promozione turistica (almeno per il 60%) in accordo con le Associazioni di categoria interessate e per il rimanente per infrastrutture turistiche e comunque gestite totalmente dal Comune.

La posizione dell'Associazione Albergatori, rappresentati in Consulta da Marco Marchese (che è anche presidente della Consulta), e degli Albergatori indipendenti, rappresentati da Gianni Argento, è nettamente sfavorevole all'introduzione dell'imposta.

Gli albergatori mettono a verbale: "Se il comune deciderà di applicarla contro la volontà degli albergatori, si auspica che ciò avvenga in concerto con gli altri comuni costieri della provincia e che la sua applicazione sia condizionata al rispetto di alcuni criteri (solo per fare alcuni esempi: che venga applicata alle seconde case affittate ad uso turistico, che il comune attui una programmazione turistica di medio e lungo periodo, che non venga applicata a soggiorni più lunghi di 5-7 giorni, che non venga applicata a bambini/ragazzi e secondo una precisa stagionalità)".

La volontà della Consulta, quindi, è quella di intraprendere un tavolo di lavoro dedicato a un progetto organico che sia basato su servizi aggiuntivi e contestualizzati al fine di promuovere il turismo (ad es. card per turisti, agevolazioni per trasferimenti, musei, parcheggi, ecc.).

Commenta Marco Marchese, presidente dell’Associazione Albergatori di Finale Ligure e Varigotti: “Sostanzialmente l’imposta porterebbe più un danno economico che un beneficio. La nostra categoria da oltre cinque anni mantiene i prezzi fermi, dopo il forte calo delle prenotazioni e delle presenze del 2012. Abbiamo lavorato a un livellamento verso il basso dei nostri prezzi, anche a fronte della forte concorrenza imposta dal boom dei siti di confronto tariffe su internet. Abbiamo prezzi tirati all’osso, non potremmo mai ridurli ulteriormente, ma l’imposta di soggiorno indirettamente per il cliente finale grava sul prezzo. Sono soldi che però finirebbero nelle casse comunali e non nelle tasche degli albergatori.

Secondo aspetto, importante e sentito, è la paura di avere la sicurezza che questi soldi vengano realmente investiti in promozione e programmazione turistica. Il nome tassa di soggiorno è scorretto perché una tassa presuppone un servizio, noi infatti preferiamo definirla imposta di soggiorno: sarebbe una tassa se in cambio offrisse un massiccio lavoro di promozione. Non esiste più l’Apt, non esistono più le Comunità Montane, non esiste (di fatto) la provincia o quasi, insomma: non si fanno più investimenti e in cambio si tartassano i turisti.

L’unico senso di una eventuale tassa di soggiorno sarebbe compensare queste carenze. In linea teorica gli unici eventuali vantaggi sarebbero quelli promozionali. Va detto che Finale è un ente “virtuoso” da questo punto di vista, unico in provincia ad avere ben tre uffici Iat, due stagionali e uno annuale, e di questo dobbiamo dire grazie al Comune, che in un’epoca di “controtendenza” e di tagli e sacrifici ha invece lavorato molto in questa direzione. Ma il materiale informativo a disposizione, soprattutto a livello di depliantistica e altri testi cartacei è sicuramente vecchio e meriterebbe un ricambio.

Abbiamo risorse potenziali enormi: turismo storico, culturale, naturalistico, ma per valorizzare tutto ciò servono programmazione, infrastrutture e investimenti. Tutto ciò se fosse una tassa che in cambio offre parcheggi, navette, altri servizi potrebbe essere agevolato. Ma se queste garanzie non ci sono e dobbiamo continuare a fare promozione e programmazione sulle nostre spalle (come abbiamo dimostrato di saper fare con gli investimenti sul turismo outdoor nel corso degli anni) non ci sta bene. Non possiamo continuare a fare tutto noi, quando altre realtà, come le seconde case, che non hanno mai investito un centesimo in promozione, ne vedono i benefici”.

Alberto Sgarlato

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