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Politica | 05 marzo 2018, 12:59

La disfatta del Centrosinistra. Al momento passano Vazio, Paita e Vattuone

Con il “paracadute” vengono rieletti, invece, ma non in Liguria i due ministri: Roberta Pinotti eletta in Piemonte e Andrea Orlando in Emilia.

La disfatta del Centrosinistra. Al momento passano Vazio, Paita e Vattuone

Un risultato fortemente negativo quello del centrosinistra a queste elezioni politiche.

Se il clima era già teso e non vi erano molte illusioni circa la possibilità di essere “il primo partito” in casa PD non si pensava che sarebbe andata così male.

Nessun candidato ha ottenuto un seggio nei collegi uninominali. Non ce la fanno, quindi, Luigi De Vincenzi, Gian Luigi Granero, Pippo Rossetti, Mario Tullo, Rosaria Augello, Massimo Caleo, Yuri Michelucci e  Anna Russo.

Ce la fanno solo i 3 capolista Franco Vazio e Raffaella Paita per la Camera e di Vito Vattuone per il Senato.

Con il “paracadute” vengono rieletti, invece, ma non in Liguria i due ministri: Roberta Pinotti eletta in Piemonte e Andrea Orlando in Emilia.

Non vanno a Roma Mario Tullo, Anna Giacobbe, Lorenzo Basso e Massimo Caleo.

Afferma Franco Vazio: "La prima cosa che viene da dire è che certamente il paese non ha compreso il lavoro enorme fatto dal Governo ed invece emerge con altrettanta chiarezza che i messaggi che tendevano a semplificare ragionamenti di tipo economico e sociale hanno avuto un grande fascino. Poiché gli elettori hanno sempre ragione da questo giudizio dobbiamo ripartire con grande senso di responsabilità". 

Non tornerà a Roma Anna Giacobbe: "Parto con un ringraziamento a chi si è impegnato nella campagna elettorale, chi ha votato Pd, a chi lo ha fatto anche con sofferenza (in tanti me lo hanno detto), per convinzione politica, o come ultima spiaggia o per stima personale. Si chiama sconfitta, naturalmente. Ma è sconfitta non solo di una lista, di un partito in una competizione elettorale. Nessun diverso approccio alla campagna elettorale, nessuna mossa tattica, nessun colpo di teatro, e neppure un altro metodo di selezione delle candidature, avrebbe modificato sostanzialmente il risultato: neanche le persone sono state, siamo stati, “valore aggiunto”, se non in qualche isolato caso. Perché sono processi profondi che hanno portato a questo risultato, è una crisi di proposta politica e di gruppi dirigenti. L’azione di governo, i suoi stessi risultati, non sono stati percepiti dalla gran parte delle persone come tali, come risposta ad un malessere non solo materiale di tanti: soprattutto di chi sta peggio, o comunque peggio di prima. I tentativi di rompere incrostazioni e rendite di posizione hanno avuto uno stampo “dirigista”, che non ha coinvolto in una trasformazione vera la società e le sue espressioni: per questo rimane solo la reazione negativa di quei poteri, più o meno forti, o rendite. L’altalena di alti e bassi nel consenso, che in pochi anni ha portato il Pd prima a crescere e poi sostanzialmente a dimezzarsi, ha rappresentato un fenomeno “alla superficie” di qualcosa che sta in processi economico/finanziari, sociali, degli assetti del potere, che non riguardano certo solo l’Italia Inoltre, le ragioni del mutato quadro politico non possono essere ricercate nella “crisi dei partiti”. Il Pd si è fatto sempre meno partito, ma il Movimento Cinque stelle si è fatto sempre più “partito”, da movimento a forza che si candida a governare: come lo vedremo (forse). Tutta la sinistra è spiazzata: divisa o unita, non rappresenta coloro per i quali, in teoria, esiste. Non penso che abbiamo sbagliato tutto. Rivendico risultati, impegno, passione politica. Ma l’opinione dell’elettorato non lascia margini di ambiguità. E ci si devono fare i conti. Ci sarà il tempo di analisi meno superficiali e di decisioni che siano conseguenti. Ma la consapevolezza è l’unico modo per non vivere questo dopo voto solo con amarezza."

Il candidato a Genova Mario Tullo: "Quando fai una cosa per i tuoi figli, e quella cosa ai tuoi figli non piace, devi provare a rifarla e sopratutto devi pensare bene a come rifarla, perché un altra delusione non può starci e non deve starci. Abbiamo pensato e dato vita al PD dieci anni fa dicendo che lo facevamo per le nuove generazioni ma questo partito oggi non piace a loro e non solo a loro. La temuta ulteriore ondata astensionistica non c’è stata, oltre il 70% di italiani é andato alle urne, il popolo si é espresso e l’ha fatto in modo netto dissentendo delle nostre scelte, dai nostri governi, e dalla nostra arroganza. Non è il fallimento di una persona, ma quello di un’intera classe dirigente di cui mi sento e faccio parte. Il tempo delle analisi e di una riflessione profonda ci sarà, il tempo per farlo anche. Abbiamo bisogno di ridare un “anima” a questo partito, un’ identità che va ricostruita, consapevoli dopo i risultati che non basta dire: “più sinistra”. Lo deve fare un altra generazione, altri protagonisti, volti nuovi. La delusione è anche personale, non sarò tra i protagonisti della prossima legislatura, e auguro a Roberto Traversi del M5S, che é stato premiato dagli elettori del collegio buon lavoro. Ringrazio tutti quelli che mi hanno sostenuto, mi spiace non essere riuscito a fare meglio. Questa mattina un commento ad un mio post diceva : “a casa......parassita”. A casa si, parassita no. Penso di aver servito con onestà la Repubblica Italiana in questi dieci anni e di questo ringrazio chi me ne ha dato la possibilità, elettori e partito. Penso di aver rappresentato il nostro territorio, la nostra realtà produttiva ed economica a partire da quella del porto garantendo leggi e finanziamenti anche a quel lavoratore che mi ha definito parassita."

 

Mara Cacace

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