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Attualità | 15 maggio 2018, 16:15

Prosegue la lunga odissea del "Civico 1" di Albenga: nessun accordo raggiunto

Mai concessa alla titolare la diminuzione del canone di affitto. E la vicenda era finita per vie legali

Prosegue la lunga odissea del "Civico 1" di Albenga: nessun accordo raggiunto

Nessun accordo sull’affitto e il Civico 1 Bakery Bar di Albenga era stato costretto a chiudere nel 2014.

Ripercorrendo la vicenda dall’inizio, il Civico 1 non era nato sotto una buona stella. Tante le polemiche che erano scaturite per questa apertura, in particolare da parte dei gestori del vicino Caffè Noir che aveva accusato l’allora titolare Lorenza Giudice di concorrenza sleale nel 2011.

Nonostante questo l’attività era andata avanti per un paio di anni prima che la Giudice decidesse di chiudere. Il cartello affisso parlava chiaro e, oltre ai ringraziamenti alla clientela era specificata la motivazione della chiusura: un mancato accordo sull’affitto.

In particolare la Giudice aveva chiesto una diminuzione del canone di affitto che non le era stata concessa così come non le era stato concessa la possibilità di acquistare il locale (la rata del leasing, infatti, sarebbe stata più o meno simile all’affitto) così la decisione di chiudere l’attività.

Dati i sei mesi di disdetta, però la Giudice avrebbe chiesto di non pagare il canone di affitto di questo ultimo periodo considerati gli investimenti che la stessa avrebbe fatto all’interno del locale. Anche questa opzione non era stata accettata e da lì l’inizio dell’iter davanti al giudice che alla fine, tuttavia, avrebbe ordinato all’affittuaria di conferire anche gli ultimi canoni dell’affitto.

Spiega Lorenza Giudice: “Ai tempi avevamo deciso di avviare questa attività, il canone di affitto era altro, circa 2.500 euro al mese. Facendo uno studio di settore avevo visto come c’erano state diverse riduzioni di canoni in quel periodo e come l’affitto medio si aggirava intorno ai 1.200 euro. Inoltre, il socio che aveva lanciato con me l’attività se ne era andato e io fui costretta ad assumere due persone. Andare avanti così era anti-economico ed essendo una imprenditrice di esperienza con il mio avvocato proposi diverse soluzioni alla proprietà, tra queste anche quella di acquistare il locale. Fallita ogni trattativa privata e riservata ho deciso di chiudere.”

“Ho dato i 6 mesi di preavviso, ma siccome avevo investito circa 107 mila euro all’interno del locale avevo chiesto di non pagare il canone per quel periodo a parziale scomputo delle migliorie che avevo apportato. Il giudice per una valutazione tra addizioni e migliorie non mi ha dato ragione e quindi dovrò versare la cifra corrispondente al canone per quel periodo. – afferma la Giudice che, comunque, non dà alcuna colpa alla magistratura – credo che non sia stato valutato correttamente quanto fatto all’interno del locale, ma sono una donna che lavora molto e su questa vicenda credo si sia detto anche più del dovuto, quindi non intendo portare avanti una questione ormai inattuale dato che ho anche venduto le mie quote di civico 1”.

Mara Cacace

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