ELEZIONI COMUNE DI ALBENGA
ELEZIONI COMUNE DI FINALE LIGURE
 / Sanità

Sanità | 20 luglio 2020, 08:31

Prelievi di sangue a domicilio, stop dall'Asl agli infermieri privati: senza accreditamento non potranno consegnare nei laboratori

La figlia di una paziente ci ha raccontato l'iter rocambolesco delle ultime settimane

Prelievi di sangue a domicilio, stop dall'Asl agli infermieri privati: senza accreditamento non potranno consegnare nei laboratori

Gli infermieri privati non potranno effettuare più prelievi di sangue a domicilio. Questa la decisione dell'Asl2 che ha di fatto stoppato la possibilità per gli operatori che non potranno più consegnare le provette ai laboratori negli ospedali. Potranno solo effettuarli infermieri e personale accreditato oppure operatori stessi dell'ASL2.

In netta difficoltà quindi non solo gli stessi infermieri ma anche e soprattutto molte famiglie savonesi, in particolare le persone anziane che, magari con problemi a deambulare e quindi impossibilitate a spostarsi o a farsi accompagnare dai parenti, ai centri prelievi del distretto (senza dimenticare le restrizioni legate all'emergenza Coronavirus), si sono trovate costrette a questo punto o a rivolgersi ai costosi privati oppure a farsi fare il prelievo a domicilio dal personale ASL e poi presentare una domanda all'azienda sanitaria.

"Nel periodo dell'emergenza sono state messe in atto limitazioni in quanto la procedura di laboratorio ha necessità di controlli di qualità - spiegano dall'Asl2 - Bisogna che i prelievi siano effettuati da persone che abbiamo i requisiti e siano autorizzati a farli e per questo richiederemo un accreditamento. Il servizio infatti richiede particolari garanzie dal trasporto, alla temperatura".

Di seguito la lettera di "denuncia" di una figlia che sta facendo fronte a questo problema nel quale la madre è coinvolta in prima persona:

  "La contatto per esporle un fatto a mio avviso increscioso capitatomi qualche tempo fa e che attualmente sta creando non pochi disagi. La questione risale al tempo del lockdown, quando come di consueto contatto l'infermiera che viene a casa a fare i prelievi a mia madre. In quanto persona non deambulante, il nostro medico si avvale di questo servizio svolto da una sua infermiera personale. Quest'ultima mi aggiorna sulle nuove direttive dell'ospedale ovvero che è stata sospesa la consegna dei campioni biologici prelevati a domicilio (da personale esterno all'ambito ospedaliero) per via del Coronavirus. Un po' infastidita dal disagio di questa cosa, ne prendo atto e capisco, consapevole che si tratta di una situazione di emergenza. Qualche tempo dopo l'infermiera mi ricontatta per avvisarmi che le cose sono nuovamente cambiate; è possibile di nuovo consegnare il materiale ma esclusivamente per coloro che presentano una ricetta del medico sul quale è stato segnata sopra un urgenza" spiega la donna.

"Ben contenta della possibilità di far fare gli esami tanto attesi dalla mia mamma, mi informo dal mio medico sui tempi e le modalità per ottenere la nuova ricetta aggiornata. Ottenuta la ricetta (dopo una normalissima attesa, viste le nuove restrizioni negli studi medici) mi rimetto in contatto con l'infermiera. Con una vergogna infinita, neanche fosse colpa sua, mi dice che ora non basta prendere appuntamento con lei e decidere il giorno del prelievo. Come se non bastasse, è stata introdotta una sorta di "prenotazione"; bisogna che il paziente o chi per lui si rechi in ospedale per consegnare la ricetta del medico e indichi la data in cui l'infermiera o chi altro consegnerà il materiale. A costui verranno consegnate delle etichette da apporre sulle provette. Quindi per intenderci, veniamo costretti ad andare in ospedale, in un certo orario, e a creare assembramenti davanti allo sportello del laboratorio analisi. È palese a parere mio il controsenso che nasce da questa decisione. Mi chiedo se non era meglio mandare una sola persona, in questo caso infermiera, che consegnasse il tutto anzichè costringere ogni singolo paziente a recarsi li, se il motivo di tutto questo è il Covid" continua.

 "Dopo aver appreso di questa nuova "procedura" ed intenta ad organizzarmi per farla, mi ricontatta l'infermiera per dirmi che hanno sospeso qualsiasi tipo di consegna di materiale esterno, che non sia prelevato dal servizio a domicilio dell'Asl - prosegue - Ora mi chiedo se questa non sia una presa in giro per tutti noi e per chi lavora con professionalità e passione. In un momento del genere dove c'è un enorme bisogno di tutelare le persone fragili, come mia madre, vorrei capire questa fallimentare iniziativa presa dall'amministrazione ospedaliera. È stato tolto un servizio che permetteva alle persone di accedere a prestazioni importanti con estrema rapidità, che permette di avere degli esami urgenti presto a disposizione".

"Non mi voglio dilungare ulteriormente, ma ci tengo ad aggiungere che questa decisione, oltre ad arrecare un danno a tutti i pazienti fragili, mette in difficoltà anche coloro che li assistono obbligandoli a impiegare il loro tempo a fare code agli sportelli, o dal medico o a prendersi giorni di ferie per fare tutto. In ultimo ma non per importanza, vorrei sapere come sia possibile che questa restrizione sia stata applicata solo all'Ospedale di Savona. Altri ospedali svolgono regolare servizio di ritiro dei campioni. Spero che qualcuno possa dare spiegazione di ciò, con validi motivi. Ancora oggi mia madre sta aspettando" conclude la donna.

Luciano Parodi

TI RICORDI COSA È SUCCESSO L’ANNO SCORSO A APRILE?
Ascolta il podcast con le notizie da non dimenticare

Ascolta "Un anno di notizie da non dimenticare" su Spreaker.

WhatsApp Segui il canale di SavonaNews.it su WhatsApp ISCRIVITI

Ti potrebbero interessare anche:

Prima Pagina|Archivio|Redazione|Invia un Comunicato Stampa|Pubblicità|Scrivi al Direttore|Premium