L'argomento del termovalorizzatore ha preso la scena politica valbormidese. Dopo le dichiarazioni del sindaco di Cengio, Francesco Dotta, in merito alla petizione nata da un gruppo di cittadini contro l'ipotesi di realizzazione dell'impianto a Cengio, è arrivato l'intervento del gruppo di minoranza.
"Abbiamo letto le dichiarazioni del sindaco e, da un lato, ci fa piacere vedere che la sua priorità sia difendere i cengesi. Tuttavia, sarebbe preferibile riferirsi all'intera Valle Bormida, poiché un impianto di questo tipo avrebbe ripercussioni ambientali significative su tutti i paesi della valle", commentano Massimo Marazzo e i consiglieri del gruppo “Cengio Cambia”.
"Proprio perché abbiamo a cuore la difesa dei cengesi, ci permettiamo di aiutarlo a trovare le informazioni che dice di non avere e, al contempo, di invitarlo a leggere più attentamente gli atti, che sono pubblici e già forniscono risposte a quelle che sembrano essere sue perplessità. Il documento redatto dal Rina per ARLIR individua già le soluzioni tecniche (waste to energy e waste to chemical) e presenta un confronto tra le tecnologie, concludendo che sia preferibile il WTE (termovalorizzatore con produzione di energia), in quanto la tecnologia waste to chemical '...non ha dei caratteri consolidati con impianti autorizzati sul territorio'".
"È quindi già scritto nero su bianco che l'impianto che potrà essere proposto sarà un termovalorizzatore con produzione di energia. Ci dispiace che il sindaco Dotta abbia ancora dubbi su questo, ma la tipologia di impianto è chiaramente definita dall’aprile 2024, data del documento redatto dal Rina per l'Agenzia Regionale dei Rifiuti (su cui, come minoranza, ci eravamo già espressi)", proseguono dall'opposizione.
"Il sindaco Dotta afferma poi che il posizionamento nelle aree ex Acna sarebbe solo ipotetico, ma basta leggere con attenzione la recente delibera della giunta regionale per avere un'informazione chiara: si indica che 'l'impianto dovrà garantire ottimale accessibilità/intermodalità, anche in riferimento a soluzioni che permettano un minor trasporto su gomma'. Questo significa una cosa sola: la necessità di un binario ferroviario. Pare evidente che l'area dell'Acna sia l'unica ad avere già adesso questa possibilità, senza l’esigenza di creare nuove linee ferroviarie o di ripristinare tratte abbandonate da decenni. Non ci sono dubbi che il luogo principale e unico che rispetti quanto previsto dalla recente delibera regionale sia già tecnicamente individuato ed è Cengio. Chiunque legga con attenzione se ne può accorgere facilmente".
"La stessa delibera di giunta regionale apre, nelle premesse, alla possibilità di portare e termovalorizzare rifiuti speciali e rifiuti pericolosi 'con particolare, ma non esaustivo, riferimento a rifiuti sanitari e fanghi da depurazione'. È chiaro che questo impianto potrà bruciare anche rifiuti speciali e pericolosi nell'ambito dei normali rapporti privatistici (quindi non solo i rifiuti urbani). Per quanto riguarda gli aspetti ambientali, non vi è dubbio che l'impianto rispetterà la legge, così come che verrà costruito con le migliori soluzioni tecniche impiantistiche, gestionali e di controllo, in grado di garantire un elevato livello di protezione dell'ambiente (BAT), perché questo è previsto dalla normativa ed è una condizione necessaria. Inoltre, già nel documento del Rina si fa riferimento al sistema di trattamento fumi e sono trattati anche i sistemi di abbattimento e trattamento delle emissioni, il recupero di ceneri e scorie, la generazione di odori, ecc. Nessuno di noi mette in dubbio che saranno impiegate le migliori soluzioni per garantire il rispetto della normativa, ma ciò non toglie che i fumi, pur nei limiti di legge, peggioreranno la qualità dell'aria del paese e di tutta la valle".
"Andando a vedere le componenti di questi fumi, prendendo ad esempio un impianto simile per tipologia e dimensione (il termovalorizzatore IREN di Torino), troviamo quanto segue: le misurazioni in continuo riguardano carbonio organico totale (TOC), monossido di carbonio (CO), ossidi di azoto (NOx), ossidi di zolfo (SO2), acido fluoridrico (HF), acido cloridrico (HCl), polveri totali e ammoniaca (NH3); mentre quelle periodiche comprendono diossine e furani (PCDD+PCDF), policlorobifenili dioxin like (PCB-DL), idrocarburi policiclici aromatici (IPA), cadmio e tallio (Cd+Tl), zinco (Zn) e sommatoria metalli (Sb+As+Pb+Cr+Co+Cu+Mn+Ni+V+Sn). Come ci si può aspettare, le misurazioni rispettano i limiti di legge, ma sono sempre maggiori di zero".
"Tale impianto porterà quindi, per i prossimi 30 anni, una serie di sostanze pericolose e talvolta cancerogene che oggi non sono presenti. Proprio perché è nostro compito proteggere il territorio, spetta al primo cittadino la responsabilità dell’aumento delle sostanze pericolose nei nostri polmoni e in quelli dei nostri figli e nipoti per i prossimi 30 anni. Il sindaco sembra presupporre una sorta di contrattazione in cui vi sarebbero sia svantaggi che vantaggi. A nostro avviso, non possono esserci compensazioni economiche legate all'aumento delle sostanze inquinanti nell'aria, seppur al di sotto del limite di legge, per i prossimi 30 anni. Chi pensa di poter ottenere sconti sulle tasse (TARI) ipotizza qualcosa di improbabile e illusorio, perché la modalità di formazione della tariffa dipende da ARERA e non certo dal singolo comune di Cengio. Al tempo stesso, è palese che i costi della gestione dei rifiuti dovranno comunque trovare copertura nel piano economico-finanziario".
"Qui stiamo parlando di un'opera da circa 500 milioni di euro, che verrà realizzata presumibilmente in 3-4 anni per poi dare occupazione, forse, a non più di una quindicina di persone. Certamente la Regione cercherà di rendere più dolce l'accettazione dell'impianto con opere pubbliche, come strade e altro, ma la vera domanda è: qualche asfalto in più vale il rischio per la salute e l'ambiente che si prospetta?".
"Al sindaco Dotta chiediamo un atto di responsabilità per garantire che non venga realizzato questo inceneritore: un impianto progettato per risolvere i problemi di qualche altra zona della regione, penalizzando ancora una volta l'intera Valle Bormida, senza che vi sia alcuna compensazione valida e sufficiente e peggiorando l'aria che respireremo noi e i nostri figli per i prossimi 30 anni", concludono dal gruppo "Cengio Cambia".