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Attualità | 04 aprile 2013, 16:57

L'unione industriali Savona sul Patto di Stabilità

Alessandro Berta: "Quello che secondo me deve capire il Governo è che chiunque abbia dei debiti deve pagarli. Le aziende hanno anticipato 90 miliardi di euro: lo sblocco dei 20 miliardi a fine 2013 per i pagamenti non è un favore fatto alle imprese, ma un obbligo di qualsiasi paese civile"

Alessandro Berta

Alessandro Berta

La scorsa settimana il ministro dell’economia Vittorio Grilli ha annunciato un allentamento delle regole del patto di stabilità, cosa che permetterebbe ai comuni e alla pubblica amministrazione, in generale, di pagare i debiti alle aziende attingendo dai propri avanzi di gestione oppure ricorrendo a prestiti a lungo termine. Il decreto prevede che inizialmente vengano sbloccati 40 miliardi di euro, di cui la metà saranno gestiti direttamente dai Comuni, 12 miliardi nel 2013 e 7 nel 2014, al sistema regionale della Sanità vengano destinati 14 miliardi e allo Stato 7 miliardi.

Il dott. Alessandro Berta, direttore dell’unione industriale della provincia di Savona, dichiara : “Le aziende nostre associate hanno crediti nei confronti della pubblica amministrazione per circa 20 milioni euro. Posso dirle che in altre regioni, non in Liguria, ci sono delle aziende, nell’ambito della sanità, che aspettano i pagamenti di fatture scadute da sedici mesi. La bozza del decreto di allentamento del Patto di Stabilità aveva dei seri problemi, che sono stati contestati duramente da tutte le associazioni di categoria. Diciamo che le problematiche maggiori erano due: in primo luogo è vero che i pagamenti di alcuni soggetti, tra cui i comuni e le asl, vengono sbloccati, ma chi provvede a liquidare le fatture per i prossimi cinque anni non può più fare investimenti. In sostanza oggi ti pago la roba che tu mi hai fornito, ma poi non ti faccio più fare niente. Il secondo problema era che la procedura per effettuare i pagamenti era estremamente complessa, diciamo che era come avventurarsi nel labirinto senza gomitolo".

Prosegue Berta: "Quello che secondo me deve capire il Governo è che chiunque abbia dei debiti deve pagarli. Le aziende hanno anticipato 90 miliardi di euro: lo sblocco dei 20 miliardi a fine 2013 per i pagamenti non è un favore fatto alle imprese, ma un obbligo di qualsiasi paese civile. A livello governativo chiunque pensi che il pagamento dei debiti già contabilizzati determini uno sforamento del deficit sbaglia di molto. Se la pubblica amministrazione non liquida le fatture, le aziende sono destinate a chiudere e a licenziare i lavoratori con dei costi sociali ed economici elevatissimi, dalla cassa integrazione ai tfr garantiti dall’INPS: lo stato vedrà uscire con gli ammortizzatori sociali i soldi che sta tentando di non spendere. Preferiamo dare i soldi ad una azienda che ha già fatto il lavoro o mettere un lavoratore in cassa integrazione? Ragioniamo, ma senza prenderci in giro, sulla situazione attuale: l’unico modo per uscire dal debito pubblico è investire sulla crescita. Se ragioniamo solo sul debito pubblico, sul tentativo di non farlo aumentare, senza preoccuparci del PIL, che così facendo diminuisce, è ovvio che il rapporto sarà sempre sbilanciato: vedremo aumentare l’IVA, l’Irpef e le tasse. Meno ricchezza produci e più aumenta lo sbilancio. Se non cambiamo i vertici del ministero dell’economia le cose non andranno bene. Fino a quando la politica industriale di un paese è soggetta ai veti del ministero del tesoro, non andiamo da nessuna parte. Secondo me, a questo punto, abbiamo due alternative: o continuiamo a rincorrere il debito oppure scommettiamo sulla crescita. Si tratta di una scommessa di fiducia, di riporre le speranze nelle persone e nell’economia. Il nostro dovere è dare risposte, ma dobbiamo farlo in fretta, ma soprattutto bene: il decreto è stato fermato perché era fatto malissimo”.

Cinzia Gatti

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