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Ci scrivono alcuni genitori savonesi: “Ci è arrivata una lettera nella quale il Comune di Savona annuncia un tangibile aumento delle rette. Stiamo parlando di 50 euro mensili, che non sono affatto pochi. Inoltre, la decisione che ci sorprende, è che l’amministrazione comunale non abbia nemmeno aspettato il prossimo anno scolastico ma le faccia già partire a gennaio, quindi ad anno in corso”.
Nella lettera arrivata alle famiglie si legge testualmente che: “Il Consiglio Comunale ha ridefinito l’articolazione delle fasce di compartecipazione alla spesa in base all’ISEE, individuando le nuove tariffe per la frequenza dei nidi di infanzia comunali. Nell’ambito della procedura generale di riequilibrio finanziario alla quale il Comune di Savona ha fatto ricorso l’Amministrazione ha dovuto, giocoforza, incrementare le rette e anticipare l’applicazione delle nuove tariffe già al prossimo 1° gennaio 2017”.
La lettera è accompagnata da un commento dell’assessore alle Politiche Educative e Sociali, Cristina Bellingeri, che afferma: “Mi rendo conto delle difficoltà che questa soluzione può ingenerare e dello sforzo richiesto a ciascuna famiglia ma, purtroppo, questa misura si è resa necessaria anche in considerazione del fatto che le precedenti tariffe risultavano tra le più basse a livello regionale e invariate da ben dodici anni”.
Pur capendo tutte le difficoltà a cui l’amministrazione va incontro per gestire il servizio e pur riconoscendo la morigeratezza delle tariffe, con gli aumenti previsti una famiglia che ha un reddito ISEE inferiore ai 7500 euro andrà a spendere da un minimo di 84 euro mensili fino a 121, in base alle fasce orarie di servizio richieste. Privarsi di 100 euro al mese per chi già ha introiti attorno ai 600 può comportare gravi difficoltà. Ovviamente le tariffe salgono in proporzione in base ai dati ISEE.
Concludono i familiari dei piccoli utenti del nido: “L’anno scorso il Comune aveva rimborsato i giorni chiusi per allerta meteo, nei quali non avevamo fruito del servizio, mentre al momento per quest’anno non sembra contemplata questa ipotesi”.
Alberto Sgarlato