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CGIL Informa | 13 dicembre 2012, 16:55

Balneari: la proroga al 2020 non risolve i problemi della categoria

Balneari: la proroga al 2020 non risolve i problemi della categoria

La proroga di cinque anni della scadenza delle concessioni demaniali, votata oggi dalla Camera con il così detto decreto sviluppo bis, non risolve certamente il problema di fornire certezze alle 30.000 imprese del settore, ma costituisce, piuttosto, una presa d’atto da parte del Governo sulla necessità di darsi più tempo per costruire una corretta soluzione alle molteplici questioni delle imprese balneari italiane. 

E’ quanto affermano in una nota le Associazioni di categoria degli imprenditori balneari: S.I.B. Sindacato Italiano Balneari - Confcommercio, FIBA - Confesercenti, CNA - Balneatori e Assobalneari Italia - Confindustria.

Ringraziamo i parlamentari e le varie forze politiche che all’unanimità hanno lavorato e si sono impegnati per il conseguimento di questo obbiettivo che, pur non soddisfacendo la categoria, fornisce un contributo positivo che noi stessi non sottovalutiamo anche alla luce delle reazioni mediatiche in molti casi esagerate. 

Non possiamo che stigmatizzare coloro che si sono strenuamente opposti a qualsiasi proroga con argomentazioni fragili e inconsistenti, in alcuni casi palesemente strumentali, invocando inesistenti pregiudizi all’ambiente o nei confronti dei consumatori, arrivando persino a paventare colossali multe europee assolutamente improbabili. 

Le eventuali conseguenze negative, del tutto infondate, sono state ampiamente chiarite con dovizia di particolari, intendiamo, quindi, ribadire che il rischio di multe europee, oltre che ipotetico, remoto e riguardante astrattamente qualsiasi eventuale procedura di infrazione Comunitaria, nel caso concreto è del tutto inesistente e inconsistente perché il Commissario europeo Michel Barnier si è dichiarato già disponibile a concedere ‘un congruo periodo transitorio’, mentre quello alla Giustizia Viviane Reding sull’analoga proroga spagnola, (non di cinque, bensì di 45 anni), ha manifestato il consenso della Unione Europea. 

E’ merito certamente del Parlamento, di tutte le forze politiche e anche, da ultimo, dello stesso Governo, (ricordiamo che il testo finale del provvedimento è contenuto in un maxi emendamento presentato proprio dallo stesso), non aver ceduto alle grossolane e superficiali ricostruzioni mediatiche adottando una mini proroga per evitare una situazione amministrativa confusa e un prevedibile esteso contenzioso giudiziario promosso dalle imprese attualmente operanti in danno dello Stato. 

Spetterà ora al prossimo Parlamento costruire, con il contributo di tutte le Istituzioni interessate, una disciplina normativa che assicuri una prospettiva di investimento e di lavoro a centinaia di migliaia di imprenditori e lavoratori continuando, in questo modo, a garantire quei livelli di eccellenza e di competitività del turismo balneare italiano che da secoli sono famosi in tutto il mondo.

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