La notizia della bocciatura da parte della Bce della Carige ha mandato in allarme correntisti, azionisti e dipendenti della banca che hanno iniziato concretamente a chiedersi le sorti della stessa.
Non stanno tranquilli neppure all’interno di Carisa, banca controllata al 95% da Carige che vedono sempre più imminente l’ipotesi della fusione con la banca principale che dovrebbe acquistare solo il rimanente 5% delle quote dalla Fondazione De Mari .
Ed è proprio questa una delle misure stabilite ed annunciate attraverso un comunicato emanato dai vertici Carige con il quale si spiegano i prossimi passi che la Banca farà per salvare la situazione.
C’è da chiedersi, naturalmente in pratica questa scelta cosa comporterà soprattutto per quel che concerne sul piano della rappresentanza del territorio.
Il timore principale pare essere che cedendo il proprio 5% la Fondazione De Mari molto attiva sul territorio (dove ha erogato 2013 poco più di 4 milioni di euro principalmente nei settori di arte e cultura, istruzione e formazione, salute pubblica, filantropia) perderà ogni capacità decisionale e quindi ogni determinazione verrà presa a Genova, sebbene attualmente si presume che la fondazione essendo ente giuridico autonomo con rendite ed investimenti propri, non dovrebbe risentire della situazione di Carige.
Uno degli scenari inoltre è l’accorpamento di Carisa e delle 50 agenzie sparse in maggior parte in provincia di Savona e 4 in Piemonte, con azzeramento del consiglio di amministrazione di Carisa e la sparizione del marchio.
Ancora tutto da stabilire ad ogni modo tra i vertici bancari in fibrillazione in queste ore.














