Pesca del pesce spada nel Mediterraneo: approvato piano recupero dall'assemblea Iccat

L'assemblea plenaria dell'Iccat, l'organizzazione internazionale per la conservazione dei tunnidi nell'oceano Atlantico e mar Mediterraneo in Portogallo ha approvato il Piano per la pesca del pesce spada nel Mediterraneo, che fissa una quota per il 2017 pari a 10.500 tonnellate. Entro febbraio 2017 l'Iccat dovrà stabilire uno schema di ripartizione della quota tra i diversi Paesi dell'Ue. La riduzione sarà del 3% dal 2018 al 2022 per ogni anno, per un totale complessivo del 15%.

“Unire la sostenibilità ambientale con quella sociale nella politica europea della pesca, due asset che molto difficilmente si riescono a tenere uniti”. Così la vicepresidente della commissione Pesca del Parlamento europeo, Renata Briano, ha illustrato la sua attività politica nell'incontro con i giornalisti italiani in occasione della seduta plenaria del 23 novembre a Strasburgo.

“E' molto delicato imporre rigidi standard ai nostri pescatori – ha proseguito l'europarlamentare del Pd – in un contesto in cui crescono i consumi e la concorrenza fuori dell'Europa. Importiamo pesce da paesi che non garantiscono livelli di qualità e dove non esistono regole. Da una parte si guarda giustamente alla tutela della fauna ittica, della necessità di dare alle specie la capacità di riprodursi, parallelamente però viene annunciato che il consumo di pesce in Europa è in forte aumento. Quote sbagliate sul tonno rosso, quando ci sono grandi armatori che catturano gli esemplari e li portano a Malta in grandi vasche dove avviene l'ingrasso, per poi essere venduti in Giappone. Alcuni giorni fa siamo stati in Portogallo dove si è parlato di imporre le quote anche sul pesce spada. Sarà anche qui necessario distribuire le quote in maniera più equa. In Italia abbiamo flotte dedite esclusivamente alla pesca del pesce spada, per loro significherebbe la fine. Per non parlare poi delle sofisticazioni che si osservano nei casi di sbiancamento dei calamari o di utilizzo di sostanze per rendere il tonno più rosso o, dal punto di vista etico, i gamberetti pescati in Thailandia da bimbi schiavi. Non è accettabile, infine, che non si distingua a livello europeo la pesca praticata al Nord da quella al Sud, nel Mediterraneo, dove il traffico marittimo e l'inquinamento incidono in modo determinante. Come non è possibile mettere sullo stesso piano la pesca artigiana da quella che ad esempio si pratica nell'Atlantico, dove la Spagna dispone della seconda flotta mondiale per la pesca industriale”.

Sull'argomento sono intervenuti anche l'ex ministro Flavio Zanonato (Pd) e Remo Sernagiotto (Conservatori e Riformisti): “Sul pesce non maturo la commissione ha oggi finalmente un percorso morbido, mentre è in scadenza l'anno non sanzionatorio. Sulle vongole di piccola taglia, chiamate lupini, da un obbligo di considerarne la maturità sessuale a 25 millimetri, oggi il commissario si sta impegnando ad arrivare a una tolleranza che prevede una lunghezza di 21 millimetri”.

“Una battaglia portata avanti dall'inizio della legislatura – aveva commentato l'euoparlamentare genovese Renata Briano - incontrando i pescatori sul territorio e che si poteva risolvere soltanto attraverso un'analisi scientifica seria che dimostrasse all'Europa che i principi di sostenibilità devono valere per tutti, ma che le regole possono essere diverse a seconda dei mari di cui ci occupiamo".