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Politica | 17 febbraio 2017, 15:30

Carcere di Savona, ad un anno dalla chiusura i SAPPE: "Tutti sanno, nessuno interviene"

Intervento del segretario del SAPPE Michele Lorenzo

Carcere di Savona, ad un anno dalla chiusura i SAPPE: "Tutti sanno, nessuno interviene"

Carcere di Savona, ad un anno dalla chiusura i SAPPE: "Tutti sanno, nessuno interviene. Forse improbabile da risolvere?". Interviene il segretario del SAPPE, Michele Lorenzo: "Parrebbero essere tutti vanificati gli accorati appelli che il maggiore sindacato della Polizia Penitenziaria (SAPPE) ha emanato sulla chiusura del carcere di Savona. Abbiamo scritto finanche al Presidente della Repubblica apprezzandone la risposta pervenuta la quale comunicava di aver interessato il Ministero. Risultati: Nessuno. Di fatti l’assenza del carcere determina ancora disagi per il territorio e, soprattutto, per la Polizia Penitenziaria sulla quale è ricaduto il maggior danno: basti pensare che la chiusura ha causato  il collocamento fuori servizio ossia in quiescenza di 8 agenti".

"Ricordiamo la chiusura del carcere è avvenuta con decreto del Ministro della Giustizia On. Andrea Orlando, il 28 dicembre 2015. Dopo le prime controversie e trasferimento dei detenuti, avvenuto a Marzo 2016, l’istituto è stato totalmente abbandonato il 3 Giugno 2016. Da quel giorno il personale è stato allontanato per altre sedi dove tutt’ora permane in attesa di conoscere il futuro. Su questa vicenda una insolita procedura; il personale di Polizia Penitenziaria è ancora temporaneamente distaccato presso altre sedi ma stranamente ancora in gestione a Savona che è un carcere chiuso. Ma la sconcertante verità è che materialmente il carcere è ancora di proprietà del Ministero della Giustizia che fisicamente ne detiene le chiavi. Quindi benché chiuso è ancora gestito dal Ministero sul quale, ne sono sicuro, gravano alcune spese quindi pesa economicamente sui costi pubblici. Allora da dove nasceva la fretta di chiudere non ascoltando le richieste del SAPPE che invitava a una temporanea rimodulazione dell’istituto in attesa del nuoco carcere? perché la struttura non è stata ceduta al Comune come dovrebbe essere? Ed ancora perché il personale continua ad essere gestito da un carcere chiuso? Ed ancora perché nessuno affronta seriamente il futuro del nuovo carcere? Perché nessuno si espone su questo fronte? Perché mai nessuno dice quale effetto stà producendo l’assenza del penitenziario in provincia? Tutto questo dal 28 Dicembre 2015. Non possiamo credere che si sia chiuso un carcere senza preventivamente pensare cosa si sarebbe dovuto fare e come gestire la post chiusura, inoltre nulla si sa se e dove verrà mai costruito anche se ben due comuni dell’entroterra savonese, Cairo Montenotte e Cengio, si siano proposti per ospitare il nuovo istituto. Tutto questo è sinonimo di disinteresse istituzionale e politico".

"Tanti quesiti che devono trovare una risposta. Nel frattempo – conclude il SAPPE - la frettolosa ed inopportuna, scelta oggi sta determinando una serie di inconvenienti la forza di polizia che effettua un arresto deve accompagnare il soggetto o a Genova Marassi  o a Imperia, quindi maggiore impegno in termini di tempo e spese connesse".

"Nel post arresto per le convalide o interrogatori bisogna condurre l’arrestato in Procura e poi ricondurlo in istituto con aggravio di tempi e costi. Sulla Polizia Penitenziaria ricade il maggiore disagio, costretti al pellegrinaggio in altre sedi ed ad oggi ancora in attesa di decisioni sul loro futuro, personale di Polizia Penitenziaria che ha a Savona famiglia ed affetti personali".

"L’avvocato per l’attività connessa alla detenzione, dovrà recarsi in altro istituto e questo è un disagio sotto tutti gli aspetti anche finanziari con ricaduta sulla famiglia del detenuto. La soppressione di Savona determina per gli istituti liguri, un ulteriore difficoltà per la gestione dei detenuti; istituti che sono già in affanno registrando una presenza di detenuti maggiore alla capienza, il che incide negativamente in tutte le attività di normale convivenza".

"Ripercussione sui detenuti e famigliari allorquando questi devono effettuare i colloqui o altro connesso alla vita sociale del detenuto. Nel contempo il carcere è li, non presidiato, vuoto, forse a disposizione di chi, questa volta, può entrarci senza aver commesso nessun reato ed uscire senza evadere".

r.g.

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