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Attualità | 03 luglio 2020, 10:24

Mare ed economia, Faimali: "Ci vuole la rivoluzione blu per fare diventare Genova e la Liguria icone del Mediterraneo"

Marco Faimali, Direttore dell’Istituto per lo studio degli Impatti Antropici e Sostenibilità in ambiente marino (IAS) del Cnr e Presidente Area della Ricerca del Cnr di Genova oggi ha presentato il progetto Blue Lab Net al Blue Economy Summit

Mare ed economia, Faimali: "Ci vuole la rivoluzione blu per fare diventare Genova e la Liguria icone del Mediterraneo"

 

Prosegue (fino alla giornata odierna) a Genova il Blue Economy Summit 2020 per parlare del mare e delle opportunità che offre al territorio. E in un momento come questo, in cui occorre ridare slancio all’economia, ma in chiave rigorosamente sostenibile, La Voce di Genova ha intervistato, Marco Faimali, Direttore dell’Istituto per lo studio degli Impatti Antropici e Sostenibilità in ambiente marino (IAS) del Cnr e Presidente Area della Ricerca del Cnr di Genova, che oggi ha partecipato all’evento presentando il progetto Blue Lab Net con un intervento dal titolo "ll contributo del Cnr alla “Blue Revolution” della città di Genova"..

Durante i mesi di lockdown si è spesso parlato di come la natura si sia ripresa i propri spazi in mancanza dell’attività umana. Quale cambiamento si è registrato nell’ambiente marino durante quel periodo e cosa cambierà ancora, essendo riprese le attività antropiche? Il Cnr ha dato il via a un progetto, Snapshot (acronimo di Synoptic Assessment of Human Pressures on key Mediterranean Hot Spots), che stiamo presentando anche a livello europeo, per ‘fotografare’ le condizioni del mare misurandone i parametri sia durante il lockdown sia a distanza di mesi, fino a un anno. Questo servirà a dare una risposta concreta alla domanda, attraverso i dati. Insieme all’Università di Genova stiamo effettuando i campionamenti: il primo durante il lockdown, quando ancora le attività antropiche erano completamente ferme, il secondo un mese dopo, mentre prossimamente programmeremo campionamenti distanziati di tre e sei mesi per registrare l'andamento nel lungo periodo. Tra non molto avremo i primi risultati e potremmo rispondere più seriamente. Il ‘sapiens industriale’ si è fermato e probabilmente il mare ne ha avuto beneficio: attraverso l'analisi nel tempo di una serie di parametri ambientali potremmo capirne l'andamento, quanto tempo impiegherà a ricevere di nuovo input negativi e quali saranno gli impatti impatti.

Tra l’altro, nonostante il lockdown, in mare sono state ripescate mascherine e guanti. Che cosa ci ha insegnato questo periodo? Intanto ci siamo resi conto che la plastica non è buona o cattiva, dipende da come la usiamo, e durante la pandemia ci è stata molto utile. La pandemia, che può essere anche interpretata come un sistema di autocontrollo del pianeta, ci ha inviato un segnale forte e preciso: dobbiamo cambiare il rapporto uomo-ambiente. Dobbiamo anche metterci in testa che ci sarà un uso diverso della plastica rispetto al pre-Covid. Sarebbe stato meglio se il governo, anche in questo stato d’emergenza, avesse previsto un approccio più circolare, magari predisponendo dei bidoni appositi per le mascherine, ma non è avvenuto, e ovviamente il rischio di un aumento del consumo, e quindi anche del rifiuto non gestito correttamente, c’è. Proprio per monitorare questo tipo di cambiamento, a luglio faremo anche una campagna con Greenpeace, partendo dalla Toscana e arrivando a Portofino per monitorare la presenza di macro e microplastiche anche di origine post-covid.

Al Blue Economy Summit ha presentato il progetto Blue Lab Net: in che cosa consiste? Si tratta di una scommessa territoriale e di un’idea premiata da chi crede nel progetto, realizzato grazie al bando regionale – che ne finanzia il 50%, mentre l’altra metà delle risorse viene messa dagli enti che lo hanno proposto, cioè Cnr, Unige e il Polo TICASS -. Secondo noi la rivoluzione blu inizia da un sogno, che è quello di smettere di essere competitivi e creare una rete dedicata ai laboratori marini. Da Genova alla Spezia a Savona, una rete di laboratori, che già esistono, ma che saranno dotati, grazie ai finanziamenti, di nuove strumentazioni e tecnologie messe a disposizione di tutto il territorio, così da stimolare una nuovo approccio di condivisione per cambiare la strategia e fare sempre più sistema, un sistema dedicato al mare, al monitoraggio e alla sostenibilità. Stiamo facendo accordi per inserire anche Arpal, Dltm e altri protagonisti della rivoluzione blu del nostro territorio.

Mare ed economia: come può essere sia strumento di innovazione tecnologica sia grande risorsa economica? Al Blue Economy Summit ho parlato di rivoluzione blu della città di Genova, che deve diventare icona del Mediterraneo, con Liguria, perché, appunto, il nostro mare ha anche valore economico e non solo ecologico. Basta pensare a questi numeri: il Mediterraneo costituisce solo l’1% della superficie degli oceani, ma conserva il 10% della biodiversità marina mondiale e produce il 20% del prodotto interno lordo marino a livello mondiale. Questo dà l’idea del grande valore ecologico ed economico che ha, nella speranza che ecologia ed economia viaggino sempre più insieme e si traducano in sostenibilità. Secondo l’Agenda 2030 della Sostenibilità, dal 2021 inizia il decennio degli Oceani e noi dobbiamo cavalcare quest’onda. Chi fa ricerca, innovazione, tecnologia e logistica non può che introdurre una parola-chiave, sostenibilità, che è il futuro. Economia ed ecologia devono sovrapporsi e fare veramente sostenibilità ecologica, perché il mare è importante non solo dal punto di vista biologico e come sfruttamento per le risorse, ma anche per quello che produce per una regione come la nostra: per questo turismo, trasporti e ogni attività dovranno preservare il valore prezioso costituito da quel 10% e 20% indicati.

Il 4 luglio presenterà in anteprima nazionale a Camogli la guida “Tutto il blu della Liguria in tasca – Le 32 perle del Mar Ligure”: questo vuol dire che stiamo trattando bene il nostro mare? Significa che la nostra specie, della regione Liguria, sta imparando un concetto chiave: la consapevolezza di fare parte di un sistema, ecologico e non solo, e che il mare non è più considerato come la cosa piatta e blu sul mappamondo, ma un elemento fondamentale che ha quattro dimensioni ben strutturate (superfice, colonna d'acqua e fondali) che, mutando nel tempo, possono avere un grande importanza per la nostra sopravvivenza. Quindi bisogna far sì che chi fa comunicazione incentivi la consapevolezza di quanto è importante conservarlo, altrimenti rischiamo davvero davvero la "sesta estinzione"... quella della nostra specie. Dunque le bandierine blu indicano che si tramutano anche l’operatività e i comportamenti, che migliorano. Si tratta di un bel segno ambientale, ma anche del risultato di un cambiamento culturale che dobbiamo nutrire facendo informazione scientifica corretta.

Lei è anche un esperto fotografo subacqueo: l’emozione più grande immergendosi? Qual è la foto più bella che abbia fatto?
L’emozione più bella la provo quando faccio immersione nel Promontorio di Portofino, ammirando il gioiello rosso del Mediterraneo, il simbolo del nostro mare, icona del coralligeno, conformazione tipica del nostro territorio sommerso, e la Area Marina protetta di Portofino ha il colore del corallo per me. Poi ho avuto la grande fortuna, attraverso un robot sottomarino, il Rov, di vedere dal vivo la biodiversità e la vita sotto il ghiaccio dell’Antartide: è stata un’emozione grandissima.

Medea Garrone

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