Un’azione collettiva a metà tra performance artistica e allenamento simbolico, su di un ring simbolico per provare a mettere ko il patriarcato.
E' ciò che ha preso vita domenica scorsa (1 giugno, ndr) a Finale Ligure in piazza Vittorio Emanuele, lì dove solitamente si incrociano turisti e passanti, con l'iniziativa WORK OUT, un invito alla partecipazione attiva, una performance che unisce arte, sport e attivismo in una cornice pubblica, con l’obiettivo di smascherare e abbattere stereotipi e pregiudizi di genere.
Protagoniste sono state le artiste Silvia Levenson e Natalia Saurin, da anni impegnate nella riflessione critica sul ruolo della donna nella società attraverso progetti partecipativi e opere d’impatto, nella sempre fruttuosa collaborazione con lo Zonta Club Finale e col patrocinio del Comune.
Non è la prima volta che Levenson e Saurin lavorano insieme: il loro sodalizio artistico nasce nel 2005 con il video “Something wrong”, per poi proseguire nel 2018 con il progetto “Il luogo più pericoloso”, un’indagine corale sul linguaggio e il femminicidio, presentata in diverse città italiane. Nel 2023 Work Out è approdato per la prima volta a Milano, nel cortile nobile di Palazzo Reale, con il patrocinio del Comune. Nel 2024 l’azione è stata riproposta anche a Bologna durante il Festival “La Violenza Illustrata”.
Al centro di questa azione c'è stata la boxe femminile, scelta non solo come disciplina sportiva ma come potente metafora della lotta quotidiana contro discriminazioni e giudizi. Una disciplina che, come ricordano le artiste, solo nel 2012 è stata ufficialmente inclusa nelle Olimpiadi, dopo decenni di esclusione e pregiudizi. In tanti hanno così indossato i guantoni per dare un colpo contro al patriarcato, metaforicamente rappresentato da un punching ball.
“Troppo deboli, emotive e poco competitive: quando si parla di atlete e stereotipi, queste sono le tre caratteristiche che di solito vengono attribuite a quello che viene anche chiamato 'sesso debole' - ha scritto sui suoi canali social Natalia Saurin, spiegando il senso profondo del progetto - Work Out è una riflessione su un allenamento collettivo volto a riconoscere e distruggere preconcetti e stereotipi che sostengono la società patriarcale in cui viviamo”.
Work Out è anche laboratorio e coinvolgimento: nel tempo ha attivato realtà locali e associazioni che sostengono donne vittime di violenza, attraverso tappe e workshop a Albissola, Finale Ligure, Cesano Maderno, ma anche negli Stati Uniti, in Maryland e Pennsylvania.
“Siamo contente di aver ospitato un evento di respiro internazionale come questo - dice Milena Poliani, presidente dello Zonta Club finalese - e soddisfatte della cooperazione che stiamo portando avanti col Comune, che ci sta dando spazio e fiducia per continuare a proporre iniziative significative per la cittadinanza”.
In piazza non si è solo “combattuto” simbolicamente, ma si è anche riflettuto. Sotto i colpi dei guantoni, vere e proprie opere d’arte, è andato in scena l’allenamento più importante: quello per cambiare la cultura.