È l’evoluzione di una vicenda lunga anni che sembra finalmente arrivare a conclusione, anche se dopo vari intoppi e scontri tra Savona e il Levante per quella che era stata definita "la guerra dell'acqua". È anche una vicenda di proroghe. L’ultima al 30 giugno 2026.
La Prima commissione consiliare di Palazzo Sisto ha approvato il progetto di fusione per incorporazione inversa del Consorzio Acque Pubbliche Savonesi in Aps (fusione che riguarda anche Sca e Servizi Ambientali). Aps, costituita nel 2019, ha avuto in affidamento la gestione dell’acqua pubblica per il tramite delle tre partecipate. Entro il 31 dicembre 2021 avrebbe dovuto completarsi il processo di fusione, ma ci sono state due proroghe: una al 31 dicembre 2023 e una al 31 dicembre 2025, motivate dal periodo Covid e poi dalle difficoltà del percorso di fusione, di carattere tecnico ma soprattutto politico.
"In base al valore di concambio il Consorzio depurazione acque – ha spiegato l’assessore al Bilancio e Partecipate Silvio Auxilia – avrà una quota del 58% del capitale sociale della trasformata Aps Srl. Il Comune di Savona dismetterà contestualmente alla fusione la partecipazione al Consorzio depurazione acque, che oggi ammonta al 50,40% del Consorzio, per acquisire una quota del 29,4% del capitale sociale APS".
La nuova società è una Srl, "scelta – spiega il presidente di Aps Maurizio Maricone – perché consentiva di inserire all’interno dello statuto una serie di clausole che, in caso di Spa, avrebbero dovuto confluire nei patti parasociali; inoltre, per la Srl è previsto che, senza nessuna maggioranza, un Comune possa richiedere l’accesso agli atti e quindi l’esame di tutti gli atti amministrativi".
Un secondo argomento è quello del capitale sociale.
"Tutti i patrimoni netti delle singole società confluiranno nel macro patrimonio netto di APS – prosegue Maricone – quindi le garanzie di conservazione patrimoniale si hanno attraverso la ricostituzione delle riserve all’interno del patrimonio netto di Aps.
Il Depuratore consortile ha un capitale sociale molto elevato e, in caso di perdite della nuova società, il fatto di avere più riserve che capitale torna utile per l’assorbimento di queste eventuali perdite".
Le riserve sono intestate ai singoli enti che le detengono o conferite direttamente all’interno delle società originarie di appartenenza.
"In teoria questa società perdite non dovrebbe averne – spiega Maricone – diciamo che siamo in un’economia abbastanza pianificata. Secondo il piano industriale non sono previste, da qui al 2049, che è il termine ultimo della concessione, delle perdite".
Altro argomento che il presidente di APS ha voluto chiarire è il prolungamento della data della fusione: "Abbiamo fatto di tutto per cercare di centrare il 31 dicembre 2025 – dichiara – personalmente ho provato in tutti i modi a chiuderla entro il 31/12, non è stato possibile per le ragioni che si possono ben immaginare: tanti Comuni coinvolti, tante idee diverse e tante difese territoriali degne di essere tenute in considerazione. Sia dapprima i rapporti di forza all’interno delle società, poi il sistema di governance, quindi il regolamento del controllo analogo sono stati oggetto di numerosi rimaneggiamenti e probabilmente lo saranno ancora".
Dopo aver affrontato altri temi tecnici, la questione ha riguardato la governance di Aps, una di quelle che aveva suscitato più contrasti tra i vari Comuni.
"La governance a 4 componenti del Cda – dice Maricone – è frutto di un accordo tra i quattro Comuni principali che hanno le maggioranze relative o assolute nelle singole società. Si sta rimettendo in discussione".
Nel corso della prossima settimana si prevede l’approvazione, da parte di tutti i Cda, del progetto di fusione.
"Il 30 dicembre – conclude Maurizio Maricone – presso lo studio del notaio Firpo è convocata l’assemblea straordinaria per prorogare al 30 dicembre 2026. Vedremo il 30 quanti Comuni avranno approvato tutto il pacchetto della fusione o una parte".














