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Curiosità | 10 luglio 2013, 09:11

Varazze, la preistoria di "Una Savona scomparsa": la strada megalitica

Nel tracciato richiama celtici e alla magia naturale ed antica

Immagine di repertorio

Immagine di repertorio

Attraverso le finestre che il gruppo Facebook “Savona scomparsa” apre ogni giorno su luoghi e tempi andati della nostra regione si possono scorgere i cocci di una realtà a noi ormai distante eppure sempre presente e vicina a noi, nascosta tra le pieghe di ciò che siamo abituati a vedere e riconoscere come parte del nostro presente quotidiano. Nel parco del Beigua, percorrendo quel sentiero che comincia dal posteggio ad est della Chiesa d’Alpicella (segnavia H) e confluisce poi con il sentiero segnato con la lettera N, si finisce con il trovarsi immediatamente immersi nello scenario tangibile e nell’atmosfera spirituale di quello che può essere sicuramente indicato come lo stadio preistorico della nostra civiltà o, più specificatamente, il suo periodo neolitico. Alla fine del sentiero N, dopo un’oretta circa di camminata tra le terrazze liguri e la vegetazione dei suoi boschi, si trova infatti niente di meno che una strada megalitica composta da un viale lastricato, due grosse pareti di pietra ai lati e un lungo filare di grandi faggi a circondarlo. Le due pareti, costruite con la cosiddetta “tecnica trilitica”, sono formate da due lastroni verticali sormontati da una lastra orizzontale e piccole pietre a riempirne gli spazi vuoti: l’assenza di collanti specifici tra i massi, quali calce o cemento, rendono questa struttura un esempio lampante di quel fenomeno chiamato megalitismo interessante le popolazioni primitive e volto ad utilizzare grossi massi per adempiere a funzioni religiose o astronomiche. Oltre alla capacità di resistenza alle sfide del tempo, questa struttura si rivela essere estremamente affascinante per i significati e i richiami celtici che custodisce dentro di sé: l'orientamento del tracciato, il quale riproduce il percorso del sole il giorno del solstizio d'estate, ricorda difatti inevitabilmente la religione celtica molto legata al culto dei ritmi naturali, del sole e dei fenomeni celesti in generale.

A conferire più forza a questa ipotesi è anche la presenza del Monte Greppino di fronte all’ultimo tratto della strada lastricata; rilievo che, a causa della sua composizione rocciosa attira-fulmini, è stato sempre venerato dalle popolazioni locali come sacro e misterioso. La strada megalitica, come possibile luogo di culto immerso nella natura, fa pertanto ricordare come l’intero massiccio del Monte Beigua fosse da sempre considerato sacro dagli antichi Liguri (o, più presumibilmente Celtoliguri) i quali, abitandolo, lo veneravano e temevano allo stesso tempo. Per percepire dal vivo queste sensazioni che il gruppo “Savona scomparsa” ci trasmette con le sue fotografie basta quindi perdersi per un po’ sulle alture del Savonese senza temere di incorrere in alcun divieto di accesso o area delimitata, ma animati solo dal desiderio di seguire l’eco di una voce antenata che, tra i boschi, da sempre ci chiama.    

Paola Squillace

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