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Savona | 20 giugno 2016, 17:00

Savona, il sindaco si fa in 4

Savona, il sindaco si fa in 4

La lettura sulla vittoria di Ilaria Caprioglio e di un centrodestra redivivo l'hanno fatta tutti subito, facilmente, contando quanti voti pentastellati siano stati determinanti. Un voto di pancia, per qualcuno. La Caporetto di un Pd ostinato, per altri. Il laboratorio Toti in piccolo, per il governatore stesso e i militanti di un asse verde-azzurro quasi d'altri tempi (un'oasi ligure, a questo punto, visto che nel resto d'Italia ha funzionato poco).

Certo è che i forzisti e leghisti del Savonese, pur partiti da una condizione interna difficile, hanno serrato i ranghi e hanno individuato una candidata outsider capace di convincere gli elettori. Sfiduciando la prosopopea di un certo centrosinistra chiuso nel potere e seducendo i simpatizzanti del M5S, ingabbiati nelle scelte da ballottaggio. E sono riusciti persino a mettere in secondo piano anni di battaglie anti carbone e anti cemento.

Non si può snobbare, però, la considerazione aritmetica sull'astensionismo. A Savona i votanti sono rimasti sotto la soglia del 50%: il 49,38% degli aventi diritto contro il 61,90% (già un po' timido) del primo turno. Alle urne ci sono andate meno di 26 mila persone, sulle 51 mila chiamate ad esprimersi. Aggiungiamo anche che al ballottaggio le schede bianche e nulle sono state il 5,7%. Non poco. Basti pensare che a Torino (sede di altrettanto malessere anti politico), per esempio, queste sono state l'1,8%.

Per Ilaria Caprioglio e Cristina Battaglia hanno votato complessivamente 23.620 elettori, mentre oltre 1400 schede hanno rimpolpato la statistica delle bianche e delle nulle. Non poco - giova ripeterlo. Il neo sindaco governerà con il consenso di 4 cittadini su 10.

Anche questa volta il partito dell'astensionismo ha condizionato l'esito della sfida, con ben 25.700 disertori dei seggi. Dal 2011 ad oggi, ossia dalle scorse comunali, si sono persi 10 mila votanti circa nella città della Torretta. Una truppa di desaparecidos che non credono nemmeno più alla forza del proprio diritto quinquennale. Se è per disgusto locale o per il riflesso dell'amarezza nazionale, è difficile dirlo. Più probabilmente per il combinato delle due ragioni. 

Felix Lammardo

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