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Attualità | 08 dicembre 2018, 10:30

Turismo, "chi ride e chi geme": a ottobre Loano in crescita, Finale in sofferenza

I dati statistici sicuramente condizionati da un picco di maltempo anomalo a fine ottobre, con il susseguirsi di varie allerte meteo

Turismo, "chi ride e chi geme": a ottobre Loano in crescita, Finale in sofferenza

 

Il settore Politiche turistiche della Regione Liguria ha reso noti i  dati di affluenza per il mese di ottobre. Come avevamo già fatto precedentemente (leggi QUI), soffermiamoci sul Finalese: gli arrivi di italiani passano da circa 5500 dell’ottobre 2017 a poco più di 4100 quest’anno (1358 unità esatte in meno, il che vuol dire un calo quasi del 25%, il 24,84% per la precisione). Gli stranieri passano (sempre nello stesso mese) da oltre 9mila del 2017 a 6700 (-26,39%).

Sulle presenze complessive gli italiani si “flettono” da 15.360 a 12.658 (quasi il 18% in meno) e gli stranieri da circa 46mila a 34mila (circa un 26% in meno).

Inserendo ottobre nella globalità dell’anno e facendo il paragone con l’anno precedente, il risultato totale di presenze italiano è praticamente identico, anzi: persino superiore di qualche unità (uno 0,2% con il segno +) mentre il calo degli stranieri si posiziona attorno al 10%.

Ricordiamoci, però, che queste medie vanno analizzate tenendo ben presente il fatto che l’ottobre 2018 in tutta la Liguria è stato flagellato, soprattutto a fine mese, da un’ondata di maltempo senza precedenti che ha di certo ampiamente annullato il beneficio dato in termini turistici dalle miti giornate di inizio mese.

Commenta Marco Marchese (presidente Associazione albergatori di Finale Ligure e Varigotti): “Il maltempo influisce tantissimo soprattutto proprio nelle mezze stagioni. La gente prenota sempre di più all’ultimo e verificando i dati meteo, che diventano sempre più attendibili, seppur spesso anche troppo negativi rispetto al quadro reale. Ovviamente si tratta di persone che vengono nel Finalese per fare sport, se i sentieri non sono percorribili dopo forti piogge si scelgono rapidamente altre mete. E posso già prevedere che saranno molto negativi anche per novembre, mentre l’anno scorso a novembre abbiamo lavorato in modo eccellente con i bikers, i climbers e tanti altri turisti sportivi. L’anno scorso lo ricorderemo a lungo, è andato bene sotto ogni profilo. Ma non tutti gli anni sono uguali. Se facciamo il confronto con il 2017 possiamo dire quest’anno di avere accusato un calo del -5%, ma se andiamo un po’ più indietro quest’anno è stato di certo migliore del 2016, che a sua volta era andato meglio del 2015, solo questi ultimi tre mesi da settembre a novembre 2018 hanno abbassato la media. E poi conta anche, di anno in anno, come ‘cadono’ i ponti rispetto ai weekend. In ogni caso non sottovalutiamo nessun segnale e cerchiamo sempre, costantemente, di aggiustare il tiro. I piani marketing a cui stiamo lavorando daranno i loro frutti nel 2019. Certo però che se si continuano a chiudere, dismettere e convertire strutture alberghiere il flusso turistico ne patirà sempre di più. Un albergo impiega mediamente un addetto ogni 8 frequentatori, questo significa quindi anche una grave perdita anche di posti di lavoro”.

In un’ottica provinciale, commenta Angelo Berlangieri (UPA): “Alla fine ottobre è andato più o meno come gli anni precedenti, concludendo una stagione con più ombre che luci. I dati di tutto quest’anno dimostrano che siamo fragili: troppo sensibili ai fattori esterni e poco forti come offerta interna. La provincia evidentemente non ha un posizionamento adeguato sul mercato. Perché? Perché manca quel qualcosa che si dice sempre e poi non si fa mai: costruire turismo e smetterla di raccontare al mondo che abbiamo tanto se non lavoriamo seriamente sul prodotto. Evidentemente sul mercato i competitor nazionali e internazionali offrono pacchetti esperienziali completi e noi siamo ancora lì a vedere se esce il sole o se piove. In Liguria siamo troppo innamorati di noi stessi: abbiamo il sole, il mare, il paesaggio e l’enogastronomia e pensiamo che basti solo questo, senza un progetto. E poi finiamola con questa visione ristretta, minimalista e un po’ invidiosa di quelli che si fanno le pulci a vicenda: stiamo a guardare se Alassio in una settimana ha fatto 4 persone in più, Pietra o Finale 2 in meno, Loano o Borgio Verezzi 3 in più… E intanto il mercato mondiale va avanti lo stesso, a prescindere dai nostri capricci e dispetti di campanile e le offerte si moltiplicano. Il 2017 è stato un anno strepitoso, il 2018 un po’ meno… E ora? Vogliamo sperare che nel 2019, 2020, 2021 la Dea Bendata sia dalla nostra parte? Non è così che funziona, bisogna cambiare le teste e la mentalità della gente, guardare oltre”.

Per contro, è doveroso sottolineare che invece a Loano, nonostante una flessione degli italiani (di certo più spaventati dal maltempo), un -18,4% di arrivi e un -13% di presenze, rispetto all’ottobre dell’anno precedente, si riscontra una netta controtendenza degli stranieri: addirittura un +13,5% di arrivi e un +1,62% di presenze. Considerando che l’ottobre in Riviera per gli stranieri non è certo più tanto legato al turismo balneare ma è semmai uno dei “mesi dell’outdoor” per eccellenza, è dunque iniziata quella “scalata” al settore da tempo intrapresa dal comprensorio Loanese?

Ne parliamo con l’assessore al turismo e allo sport Remo Zaccaria: “Confermo tutto. La buona notizia è che stanno tornando gli stranieri a Loano. In realtà non sono mai andati via, erano solo diminuiti e ora le cifre tornano a essere in crescita. Merito dell’ottimo lavoro degli albergatori ma del forte gioco di squadra di tutte le categorie. Anche perché, diciamoci la verità: se il turista si trova male non torna e non sparge la voce. Se i numeri crescono è perché Loano ha lavorato bene sull’accoglienza. Difficile dire se sia merito dell’outdoor o di qualsiasi altro settore: l’investire sullo sport sta dando adesso i suoi primi frutti, ma non è solo merito dell’outdoor. Per ora è ancora il caso di restare con i piedi per terra e proseguire come si è fatto fino a questo momento, cioè lavorando con serietà e metodo”.

 

Alberto Sgarlato

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