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Savona | 18 maggio 2015, 17:00

Humus troppo social per l'adescamento

Humus troppo social per l'adescamento

Di tutti i luoghi virtuali Facebook pare il più innocuo, nella sua natura sospesa fra agenda dei contatti in versione contemporanea, conglomerato di news e gattini piacioni. Anche signore e signorine bersagliate da mosconi allusivi, specializzati in commentini e messaggini ammiccanti, possono sopravvivere ignorando le conversazioni inopportune. Il social resta il modo più pratico per ottenere informazioni aggiornate, rimanere in contatto con gli amici, condividere cose della vita. Tanto da essere diventato, ormai, onnipresente. Un adulto, consapevole dei rischi time-consuming della piazza virtuale, può benissimo usare la creatura di Zuckerberg per gli scopi più nobili, pratici ed interessanti. Basta essere, appunto, veri adulti. 

Il pericolo maggiore però, di cui troppo poco si parla, ha un nome: adescamento. E riguarda i giovanissimi. Una persona con brutti propositi o un pedofilo può usare la rete sociale (da Facebook a Badoo ad altre ancora) per avvicinare un bambino o un adolescente; l'immediatezza della chat agevola a mille giri le mire del malintenzionato. A ricordarcelo ci sono gli episodi che fioccano paurosamente, quale l'arresto recente di un 68enne. L'uomo è stato bloccato dalla polizia di Savona con l'accusa di violenza sessuale su una ragazzina di 14 anni. Secondo la ricostruzione, tra i due ci sarebbe stato uno scambio di baci ed effusioni (non di più), ma quanto basta per fare scattare l'accusa di violenza. La relazione era nata e si era sviluppata nell'humus del social network. 

L'adescamento è un reato che si configura anche quando non avviene il contatto diretto con il bambino o la bambina. Basta che ci sia il tentativo, da parte di un adulto, di carpire la fiducia di un minore (sotto i 16 anni) per fini sessuali. In quest'epoca di psico-sospetti, l'unico baluardo per difendersi dalle minacce reali del web è la cultura informatica. Qualcosa che i genitori sono chiamati, giocoforza, ad avere: padri e madri, infatti, non possono attuare mezzi di difesa e di controllo se non hanno almeno un minimo d'esperienza diretta di navigazione in Internet.

Filtri per l'accesso alla rete, impostazioni della privacy, raccomandazioni e supervisione sono tutti strumenti necessari per proteggere i piccoli internauti. Ma poi ci vuole anche il dialogo: i figli devono sentirsi liberi di confidare ai genitori eventuali incontri pericolosi online. Tutto sarebbe più facile, onesto e sicuro se anche gli adulti non accettassero, con troppa disinvoltura, l'idea di Internet come regno della simulazione. 

Felix Lammardo

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