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Solidarietà | 23 dicembre 2019, 08:43

Orche nel porto di Genova, la preoccupazione dell'Enpa: "Il mar Ligure è un'immensa trappola di ami e reti"

"Costituiscono un serio pericolo di ferimento, o soffocamento, per cetacei che debbono respirare"

Orche nel porto di Genova, la preoccupazione dell'Enpa: "Il mar Ligure è un'immensa trappola di ami e reti"

Preoccupazione dei volontari della Protezione Animali savonese per il gruppo di orche che, dopo la morte del loro cucciolo davanti al porto di Genova, continuano a rimanere in zona invece di prendere il largo: "Il mar Ligure è infatti un’immensa trappola di ami (parangali) e reti, che costituiscono per loro un serio pericolo di ferimento, o soffocamento, per cetacei che debbono respirare; se poi fosse vero che rimangono sotto costa per alimentarsi e far riprendere le forze ad un esemplare debole del gruppo, l’ipotesi dell’Enpa è che non riescano a trovare il cibo loro necessario". 

"Secondo gli istituti scientifici che lo monitorano, inascoltati dalle istituzioni pubbliche, il Mediterraneo è un mare vuoto, con il 75% delle specie animali in netta riduzione ed il 25% in via di estinzione, divenuto tale per gli scarichi industriali e civili ma anche per una pesca professionale senza limiti a cui si aggiungono centinaia di migliaia di 'dilettanti' o 'ricreativi'".

"Nel giugno 2012 una mobula, specie di manta del Mediterraneo, girava sulla costa tra Varazze e Savona, irta di ami da pesca, che soltanto una biologa-subacquea dell’acquario genovese riuscì pazientemente a togliere, mentre negli anni ’90 decine di cetacei morivano nelle reti derivanti “spadare” (lunghe fino a 40 chilometri), prima che una dura battaglia dell’Enpa riuscisse a far proibire; allora venne istituito nel mar Ligure il Santuario dei cetacei Pelagos che, purtroppo, rimase soltanto “un’espressione geografica”, perché nessuna norma di tutela della fauna marina è mai stata emanata". 

"La Protezione Animali savonese sollecita la Regione Liguria (totalmente silenziosa nella vicenda delle orche) ed il sensibile ministro dell’Ambiente ad attivare tutti i  comuni liguri a dotarsi di impianti di trattamento delle acque, a limitare efficacemente la pesca professionale nelle aree del Santuario, proibire ai pescasportivi gli attrezzi professionali (parangali e nasse) ed ingrandire le superfici delle aree marine protette, inserendo altresì severi divieti di pesca (nell’AMP di Bergeggi è consentita!); ed utilizzare parte dei contributi comunitari (la Regione Liguria ha recentemente impiegato 750.000 euro per incrementare la pesca professionale!) il recupero della plastica ma anche delle reti da pesca perdute o abbandonate in mare, che uccideranno animali per centinaia di anni". 

Comunicato stampa

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