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Attualità | 24 maggio 2020, 10:30

La Fiaba della domenica: "Annina"

Annina era la più gioiosa della sua classe, aveva la gioia di vivere così contagiosa che anche i bimbi più tristi, se stavano in sua compagnia, dimenticavano il buio per un po' ...

La Fiaba della domenica: "Annina"

C'era una volta una bimba felice e questa bimba si chiamava Annina.

Annina era nata felice, era nata sorridente, era nata con il cuor contento.


Sono Annina

e son felice,

è proprio il cuor

che me lo dice”


Così cantava la bimba nei pomeriggi d'estate quando, con la retina che le aveva regalato la nonna, inseguiva le farfalle per catturarle, salutarle e poi lasciarle libere nel sole caldo e nel cielo azzurro.


Sei Annina

e sei felice,

sei la gioia di papà

e anche quella di mammà”


Così cantavano alla bimba i suoi genitori nel vederla radiosa e saltellante nel prato davanti a casa.

Annina era la più gioiosa della sua classe, aveva la gioia di vivere così contagiosa che anche i bimbi più tristi, se stavano in sua compagnia, dimenticavano il buio per un po' e ridevano felici alla luce portata da Annina.

E sì, perché anche i bimbi, così come i grandi, possono essere, a volte, molto, ma molto tristi.

Molto, ma molto angosciati, spesso o quasi sempre per colpa o a causa proprio degli adulti che dovrebbero fare di tutto per renderli felici.

E poi i bimbi, si sa, sono piccoli, intuiscono, ma spesso non comprendono e, si sa, ciò che non si comprende spaventa, angoscia, diventa un fantasma, un mostro o una strega, un incubo per il povero bimbo che vorrebbe solo crescere sereno lontano dalle angosce e dalle meschinità dei grandi.

Come Pippo, compagno di banco di Annina, triste triste perché il suo caro papà aveva perso il lavoro, come Sara, altra compagna, che aveva la mamma che entrava e usciva dall'ospedale, come Sergio i cui genitori urlavano e si picchiavano o Mattia che aveva i genitori che non si parlavano.

E Annina a consolarli tutti: una canzoncina, una caramella, un bacino, tanto ascolto, sempre con il sorriso e la sua grazia naturale.

In fondo lei era fortunata: papà e mamma lavoravano, viveva in una bella casa, aveva il suo cane Tobia, i suoi genitori le volevano bene e si volevano tanto bene...

Ma come quando d'estate uno scroscio improvviso ti bagna, come quando un fulmine a ciel sereno ti colpisce e ti incenerisce, come quando un raccolto maturo è distrutto dalla grandine un attimo prima di essere raccolto, come quando stai pescando in barca sul lago tranquillo e il passaggio di un motoscafo ti ribalta, anche Annina venne incenerita e ribaltata e la sua felicità venne oscurata e spenta.

Anche i suoi genitori cominciarono a litigare e poi si separarono.

Ma il problema, quello vero, non era questo.

Certo la bimba non era felice di questa nuova situazione, ma erano così tanti i suoi compagni che vivevano le sue stesse emozioni!

E presto il suo adorato papà ebbe una nuova moglie.

Ma il problema, quello vero, non era neppure questo.

Certo Zampogna, la nuova moglie di Silicio, il suo caro papà, era proprio brutta, ma se piaceva a lui, mica doveva fare da mamma a lei, lei la sua mamma l'aveva già, Cirulla, la sua adorata mammina!

Ma il problema, quello vero, era proprio qui, riguardava proprio Cirulla.

E sì, perché Cirulla, la mamma di Annina, ogni giorno, più volte al giorno, ma proprio di continuo, diceva cose brutte contro Zampogna e contro Silicio, ma proprio brutte, chiedendo alla piccola Annina di condividere con lei le cattiverie che uscivano come serpi dalla sua bocca.

Tuo padre è cattivo e quella che sta con lui è una strega”, così diceva la mamma al mattino appena sveglia.

Tuo padre è proprio degno di quella brutta e cattiva Zampogna”, così chiudeva la giornata la sera Cirulla prima di coricarsi in un sonno agitato.

E la povera non più felice Annina sorvegliava timorosa il sonno della mamma, temendone il risveglio e le crude parole che lo accompagnavano.

Lei, Annina, amava il papà.

Che diamine, era pur sempre il suo caro papà, anche in un'altra casa, anche con un'altra moglie!

E infatti lui, papà, era diventato ancor più tenero e amorevole con la sua adorata bambina, ancora più affettuoso e pronto ad accogliere e soddisfare ogni suo desiderio.

Certo nei pochi momenti in cui sua mamma Cirulla concedeva a lei di vederlo e di frequentarlo.

La mamma diceva che il papà era odioso e cattivo, ma non era vero! Odiosi e cattivi erano avvocati, psicologi, assistenti sociali, tutte persone che avevano la pretesa di disciplinare il suo amore per il suo papà e il tempo che lei voleva dedicargli!

Ma che cosa volevano tutti questi signori?

Ma perché non pensavano ai loro bambini, invece che occuparsi di lei?

E poi, doveva essere sincera, Zampogna non era poi così brutta e neppure odiosa e antipatica, anzi era piuttosto carina, amorevole e simpatica con lei.

In fondo che colpa aveva Zampogna se il babbo e la mamma non si volevano più bene?

Lei sì, si vedeva proprio, voleva bene al babbo, e doveva essere sincera, che strano, ma voleva bene anche a lei!

Ma come, per la mamma Zampogna era una strega, ma a lei così non sembrava, per la mamma il babbo era un orco, ma per lei era sempre il suo adorato papà!

Che fare? Che pensare?

Che dolore! Che tristezza!

Annina non era più felice.

Da una parte la mamma dipingeva ogni giorno il papà come il diavolo, ma lei lo vedeva come un angelo!

Ma non sarà che forse la mamma avrà ragione?

Non sarà che lei, Annina,era troppo piccina per capire?

Questo si chiedeva spesso la bimba!

La mamma era troppo decisa e convinta nel dire che il papà era cattivo, malvagio e che non voleva certo bene alla sua bambina, se non fosse rimasto lì in casa con loro e non con quella odiosa Zampogna.

La mamma le diceva anche che aveva sacrificato la sua vita per stare con lei ed era vero, la sua mamma era sempre lì, notte e giorno, sempre con lei a tenerla stretta tra le braccia, mica come il papà che la vedeva ogni tanto!

E questi pensieri diventarono i padroni del cuore di Annina.

Quando vedeva il papà piangeva, quando c'era Zampogna scappava.

Arrivò presto a non voler più vedere il suo papà, a negarsi al telefono, a voler mandare indietro i doni che lui le mandava.

Il cuore di Annina era spezzato: nel suo profondo amava il papà, lo sognava, quando piccina piccina la teneva stretta e le dava il biberon, ma alla luce del sole lo odiava, non voleva più neppure sentirne parlare.

La bimba nata felice, la gioia dei suoi genitori, la bimba capace di far sorridere ogni compagno triste era diventata una magra, sparuta maschera di angoscia.

Annina non viveva nel bosco, quindi non poteva rivolgersi al Gufo Saggio, lei viveva in un grande palazzo in una grande città. Ma per fortuna anche nelle grandi città esistono dei saggi gufi: il papà, che realmente amava la sua bimba, riuscì a portarla da una brava e paziente psicologa specializzata nel curare i bambini col cuore diviso.

E fu subito dialogo, e fu subito feeling!

Non fu facile, non fu breve, ma Annina riuscì a riunire le due parti del suo cuoricino spezzato: in lei tornò l'antica felicità con la certezza che, anche se i genitori non si amano più e dicono cose cattive, sono i bimbi che sentono davvero l'amore che c'è in

loro, perché genitori lo si è per sempre.

Tratto da: "Le fiabe per... la famiglia allargata (un aiuto per grandi e piccini)", di Elvezia Benini, Giancarlo Malombra e Cecilia Malombra, collana "Le Comete", Franco Angeli Editore. Prefazione di Maria Rita Parsi.

GLI AUTORI:

Elvezia Benini, psicologa, psicoterapeuta a orientamento junghiano, specialista in sand play therapy, consulente in ambito forense, già giudice onorario presso la Corte d'Appello di Genova. Autrice di numerose pubblicazioni a carattere scientifico.

Cecilia Malombra, psicologa clinica, specializzanda in criminologia e scienze psicoforensi, relatrice in convegni specialistici per operatori forensi e socio-sanitari. Autrice di pubblicazioni a carattere scientifico.

Giancarlo Malombra, giudice onorario presso la Corte d'Appello di Genova sezione minori, già dirigente scolastico, professore di psicologia sociale. Autore di numerose pubblicazioni a carattere scientifico.

Associazione Pietra Filosofale

L’Organizzazione persegue, senza scopo di lucro, finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociale mediante l’esercizio, in via esclusiva o principale, delle seguenti attività di interesse generale ex art. 5 del D. Lgs. 117/2017:

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i) organizzazione e gestione di attività culturali, artistiche o ricreative di interesse sociale, incluse attività, anche editoriali, di promozione e diffusione della cultura e della pratica del volontariato e delle attività di interesse generale di cui al presente articolo;

k) organizzazione e gestione di attività turistiche di interesse sociale, culturale o religioso;

In concreto l’associazione, già costituita di fatto dal 27 gennaio 2016 e che ha ideato e avviato il concorso letterario Pietra Filosofale di concerto con l'amministrazione comunale, intende proporsi come soggetto facilitatore, promuovendo e stimolando proposte di cultura, arte e spettacolo sul territorio, organizzazione di eventi culturali e/o festival, ideazione e promozione di iniziative culturali anche in ambito nazionale, costruzione, recupero e gestione di nuovi spazi adibiti a luoghi di Cultura Permanente, anche all’interno di siti oggetto di riqualificazione e/o trasformazione quali ad esempio l’ex Cantiere Navale di Pietra Ligure, come già attuato nel 2018 presso la Biblioteca Civica di Pietra Ligure, ove ha curato un percorso specifico di incontri dedicati alla salute e al benessere attraverso il progetto Il sogno in cantiere": il sogno, in onore e ricordo del cantiere navale che un tempo a Pietra Ligure ha dato vita a tante navi che sono andate nel mondo, vuole ritrovare nel “Cantiere” il luogo di cultura permanente dove poter trascorrere un tempo dedicato al pensiero del cuore, per nutrire l'anima con letture, scrittura creativa, musica, conferenze, mostre.

La “Filosofia dell'associazione” è quella di ridare vita al "Cantiere" in una nuova forma e in un nuovo spazio, ma con lo stesso intento di progettare e costruire "mezzi" speciali, per poter viaggiare con l'immaginazione, strumento di fondamentale importanza per creare spazio e tempo migliori in cui vivere.

L'Associazione vuole favorire l'alchimia di differenti linguaggi, promuovendo spazi di arte, cultura e spettacolo, convogliando le energie nascoste, rintracciando il messaggio archetipico attraverso la narrazione, tentando di recuperare i meandri del proprio Sé, per creare momenti di incontro, scambio e ascolto e per gioire dell'Incanto della Vita. L'aspetto narrativo si è già concretizzato nel 2016 attraverso l'esperito Concorso letterario sulla fiaba; la fiaba è metafora di vita: se il suo linguaggio è ricco e articolato, anche la vita, di conseguenza, sarà ricca e articolata, capace, come per i personaggi delle fiabe, di conservare una nicchia di libertà che faccia considerare l'alterità, l'altro, come un patrimonio da tesaurizzare. L'intento è quindi quello di compiere il “varo” di un “Festivalincantiere” quale contenitore di numerose iniziative, in primis il recupero del concorso letterario sulla fiaba, per poter consentire di viaggiare con l'immaginazione, strumento di fondamentale importanza per creare uno spazio e un tempo migliori in cui vivere e per offrire al Comune l'ampliamento della propria visibilità culturale sia a livello locale sia nazionale e oltre.

«I luoghi hanno un'anima. Il nostro compito è di scoprirla. Esattamente come accade per la persona umana.» scrive James Hillman

La triste verità è che la vera vita dell'uomo è dilacerata da un complesso di inesorabili contrari: giorno e notte, nascita e morte, felicità e sventura, bene e male. Non possiamo neppure essere certi che l'uno prevarrà sull'altro, che il bene sconfiggerà il male, o la gioia si affermerà sul dolore. La vita è un campo di battaglia: così è sempre stata e così sarà sempre: se così non fosse finirebbe la vita. (C.G.Jung, L'uomo e i suoi simboli)

Pedagogia della fiaba

La fiaba è metafora di vita: se il suo linguaggio è ricco e articolato, anche la vita, di conseguenza, sarà ricca e articolata, capace, come per i personaggi delle fiabe, di conservare una nicchia di libertà che faccia considerare l'alterità, l'altro, come un patrimonio da tesaurizzare e non come un competitor o peggio come un diverso stigmatizzabile in minus da omologare coercitivamente.

"L'aspetto linguistico così intenso ed evocante contesti e costrutti, spesso caduti nell'oblio, è il necessario contenitore, è la pelle del daimon che consente a ciascuno di riappropriarsi di conoscenza e di dignità, ricordando a tutti e a ognuno che l'ignoranza è la radice di tutti i mali". (Giancarlo Malombra in "Narrazione e luoghi. Per una nuova Intercultura", di Castellani e Malombra, Ed Franco Angeli). 


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