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Attualità | 24 novembre 2021, 16:14

Donne maltrattate, nel 2021 sono 212 i casi registrati in Pronto Soccorso nel savonese. L’analisi di Asl2

Ma è presente tutto un mondo “sommerso” di situazioni di violenza che restano nascoste. In occasione della Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne, una panchina rossa e l’analisi dei dati 2021

Donne maltrattate, 212 casi registrati in Pronto Soccorso del savonese nel 2021. L’analisi di Asl2

Una panchina rossa per ricordare le donne vittime di violenza in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. E’ con questo gesto simbolico che anche l’ASL2 vuole porre l’accento e sensibilizzare su questo tema importante che riguarda tutti noi, con l’obiettivo di supportare coloro che sono vittime di violenza e incoraggiarle a rompere il silenzio.

Ad oggi sono 212 gli accessi delle donne vittime di violenza ai Pronto Soccorso della nostra ASL nel corso del 2021.

Secondo i dati dell’indagine ISTAT, le richieste di aiuto durante la pandemia sono molto aumentate, in particolare nel periodo di lockdown forzato si è verificato un notevole aumento di violenza domestica. Analizzando i dati ASL2 con gli anni precedenti risulta evidente una riduzione degli accessi annuali per violenza in particolare nel 2020 a Savona, probabilmente considerato ospedale COVID. La motivazione verosimile, come per altre patologie, è che le persone siano rimaste lontano dagli ospedali COVID per paura di contagio.

Nell’analisi degli accessi non va dimenticato il periodo di chiusura dei Punti di Primo Intervento degli ospedali di Cairo Montenotte e di Albenga, reso necessario nella fase di massima risposta all’emergenza sanitaria.

Dall’esperienza dei Pronto Soccorso dell’ASL2, emerge una forte casistica di violenza domestica, in linea con i dati nazionali, una distribuzione per fascia di età che vede un picco nelle donne tra i 31 e i 45 anni.

L’84 % dei casi trattati sono di donne italiane e per il restante 16% di donne straniere quasi la metà è di origine africana.

Come risulta dai dati che evidenziano un 79% di donne con una prognosi di massimo 9 giorni, Il trauma è soprattutto psicologico, anche se diversi casi hanno comportato la necessità di un ricovero e di interventi di consulenze ortopediche o pediatriche.

“Per ogni donna che si presenta nei nostri Pronto Soccorso dopo aver subito maltrattamenti fisici è previsto un protocollo diagnostico terapeutico di assistenza e protezione, sia della donna che di eventuali accompagnatori (figli minori insieme alla madre)” ricorda il dott. Luca Corti, Direttore Pronto Soccorso di Pietra Ligure.

Vengono fornite informazioni  specifiche ed acquisiti i consensi in ogni fase del percorso, che prevede un’anamnesi accurata con approccio empatico e non giudicante, ma dettagliata sulla storia dell’aggressione, con eventuale esame obiettivo sulle lesioni ed acquisizione di prove:  tossicologici, tamponi, documentazione fotografica.

Viene inoltre somministrata eventuale profilassi (HIV, epatite, mal veneree, tetano etc) e contraccettivi in caso di violenza sessuale.

E’ prevista un’assistenza psicologica e, nel caso non si proceda con il ricovero, viene effettuata una dimissione protetta che assicuri il collegamento con gli altri attori del percorso, oltre ad un Follow up clinico e psicologico.

Sempre con il consenso della donna, nel progetto di presa in carico, viene attivato il servizio di Assistenza sociale aziendale e la formalizzazione di denuncia di reato per violenza e maltrattamento fisico.

“Nella maggior parte dei casi la modalità del trauma riferito dalla donna risulta poco credibile, il racconto è pieno di contraddizioni e tende a minimizzare l’accaduto. - spiega il dott. Roberto Lerza, Direttore Dipartimento di Emergenza e Direttore del Pronto Soccorso di Savona - L’accompagnatore o è insistente o alle volte  “eccessivamente” presente.

I campanelli d’allarme per noi operatori sanitari sono sicuramente gli accessi ripetuti sempre per patologia traumatica ed evidenti stati di ansia e di paura.”

E’ per questo che il Pronto Soccorso, contesto caratterizzato per aspetti logistici e specificità di intervento particolari, cerca di garantire alla donna vittima di violenza un ambiente il più tranquillo e riservato possibile, un accompagnamento durante tutto il percorso diagnostico e le informazioni necessarie di possibile aiuto presenti sul territorio.

La normativa nazionale prevede specifiche Linee guida per le Aziende sanitarie e le Aziende Ospedaliere in tema di soccorso e assistenza socio-sanitaria alle donne vittima di violenza.

Sono indicati alcuni attori principali coinvolti: servizi sanitari ospedalieri e territoriali; servizi sociosanitari territoriali; centri antiviolenza e case rifugio; forze dell’ordine e forze di Polizia Locale; Procura della Repubblica; Tribunale; Enti Territoriali (Regioni, Province, Comuni), ciascuno  con specifiche competenze secondo protocolli operativi di rete.

In Asl2 sono stati previsti momenti specifici per la formazione del personale, l’individuazione di un referente del percorso per organizzare ed interfacciarsi con gli altri attori coinvolti, oltre all’adeguamento dei sistemi informatici e a documentazione informativa anche per le pazienti straniere.

Resta evidente, purtroppo, come il Pronto Soccorso rileva quasi unicamente alcuni dei casi di maltrattamenti fisici, mentre è presente tutto un mondo “sommerso” di situazioni di violenza che restano nascoste. 

 

 

Comunicato stampa

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