A poco più di un mese dalla sua scomparsa, la figura del pittore Beppe Rosso rimane ancora ben nitida negli occhi e nelle menti dei tanti finalesi che ormai lo sentivano come una figura "di casa".
La sua morte, alla quale è poi seguita a stretto giro di posta quella dell'assessore Casanova, ha colpito tutta Finale, come ha testimoniato la grande folla ai suoi funerali. Compresa l'artista plasticienne Faé A. Djéraba che in una lettera aperta ha voluto esprimere i suoi sentimenti verso queste compiante figure finalesi.
«Caro Beppe Rosso, ovunque Lei sia, ci tengo a scrivere queste righe. Ora posso farlo e mi sento di mettere in fila queste frasi senza avere quella brutta sensazione in pancia.
Esordisco con “mi mancano i suoi saluti, i suoi sorrisi, le nostre belle chiacchierate”. Si, proprio così: la Sua compagnia nei momenti di passaggio aveva un valore per me, erano incontri donati con immensa generosità da parte Sua. Mi piaceva e apprezzavo il suo essere così gentile e garbato, una delicatezza d’altri tempi che scaldava perché così naturale. Nella stessa misura per tutti, senza distinzioni.
La gentilezza, nessuna aggressività, mi toccavano. Si poteva dialogare ed era un piacere sentire i suoi discorsi colti espressi in un italiano perfetto. Ma soprattutto si parlava di arte... Quell'arte "padrona" di entrambi noi stessi.
Si ricorda quando mi fece da modello? Alla mia richiesta mi rispose subito di si, senza esitazione. Ne rimasi stupita e felice. Organizzai di fare le sequenze fotografiche da Andrea Vizzini, Oddone Bici. Le piaceva tanto il cavedio, mi disse che era un luogo dove si sentiva bene.
Il fatto che la serie fotografica fosse eseguita con la Polaroid la entusiasmò ulteriormente. Mi ricordo ancora il suo sguardo felice e bambinesco. Si, lo vidi quello sguardo dolce di bambino.
Torno ai Suoi ritratti. Magici, nostalgici, delicati perché Lei lo era, genuini nella loro naturalezza, possiamo vedere gocce di tristezza e quel velo di mistero. Sono ben felice che Lei sia riuscito a vederli e apprezzarli. Aspettavo il momento giusto, un’occasione degna per esporre questi scatti...
Fu proprio Lei a farmi la proposta. Ricorda cosa mi disse? "Perché non fare una mostra insieme?". Lei doveva esporre le sue opere e voleva che io esponessi le Polaroid. Le dissi subito di si ma non nell’immediato perché ero impegnata sia su Finale che ad Acqui Terme.
Quando tornai a Finale dopo la sosta ad Acqui mi annunciò che la mostra era stata annullata. Che peccato! Stabilimmo di cercare un’altra sede per il mese di settembre. Caspita... non ne abbiamo avuto il tempo! Beppe se n’è andato all’improvviso. Stupore e dispiacere enorme.
I suoi ritratti, Beppe, fanno parte di un progetto sull’identità, dovevano essere esposti con “Donna Maria”. Ho deciso di non aspettare. Tanta gente l’apprezzava Beppe, e amava la Sua arte. Lei non era un’amico, non mi permetterei mai di avere la presunzione di definirmi tale, questo rapporto di vicinanza con Lei molto mi legava alla sua persona, oltre al fatto di essere un creatore d’arte, un artista, la rispettavo, e la sua dignità di essere se stesso, la sua generosità, un buongiorno, una chiacchierata e via...
Grazie Beppe, ogni volta che passo dal “suo portone” inchino la testa e la saluto anche se Lei non c’è più. I ricordi nella mia memoria e le Sue opere mi accompagnano e penso che il sentimento sia condiviso da molti.
Al Suo funerale per l’ultimo saluto (tantissime persone erano li), conobbi sua sorella e sua madre travolte da questo improvviso lutto. Una madre aveva perso suo figlio e una sorella un fratellone.
Purtroppo di lutto, poco dopo la Sua morte, “à surprise” c’è ne fu un altro. Folgorante la notizia del decesso di Claudio Casanova, è atroce l’assordimento. Fui di nuovo in uno stato di sospensione scioccante. Una persona, il nostro assessore, magnifica nel suo operato: la sua disponibilità è stato “un collant unificateur”.
Ho deciso di portare il lutto, sono reticente a parlarne ma vorrei comunque dirglielo. Un atto personale sentito e per quanto mi riguardava doveroso.
Claudio Casanova, nemmeno lui ha avuto tempo, lasciate entrambi un solco in questa piccola città.
Siamo a Ferragosto e le poche manifesazione a cui ho assistito, pure apprezzandole hanno un retro di tristezza per chi non c’è più. Ma la bellezza rimane e si coglie ovunque con un piccolo sforzo. Due finarini, ovunque voi siate, sempre nei miei pensieri».















