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Cronaca | 09 maggio 2024, 15:44

Omicidio di Etleva Kanolja, l'avvocato di Bodi: "Una brutta storia ma sono convinta che non volesse ucciderla"

È stato condannato a 27 anni. "Non si può dare l'ergastolo a uno che si ferma, si rende conto che la moglie sviene, che sta male, chiama i soccorsi e cerca di rianimarla"

Omicidio di Etleva Kanolja, l'avvocato di Bodi: "Una brutta storia ma sono convinta che non volesse ucciderla"

"Sia io che l'avvocato Rebagliati eravamo convinte che l'ergastolo non ci stava: non si può dare l'ergastolo a uno che si ferma, si rende conto che la moglie sviene, che sta male, chiama i soccorsi e cerca di rianimarla. Allora a tutti i femminicidi con coltellate, spari o bastonate che cosa dovrebbero dare tre ergastoli?".

Così, subito dopo la sentenza della Corte d'Assise presieduta dal giudice Franco Greco con a latere il giudice Fiorenza Giorgi e i giudici popolari, Licia Carla Sardo avvocato insieme a Rosanna Rebagliata, di Selami Bodi condannato a 27 anni per aver ucciso la moglie 31enne Etleva Kanolja nell'ottobre del 2023.

"Qua c'è stata una resipiscenza pressoché immediata, purtroppo la signora era debilitata anche dall'operazione. E' stata sicuramente una brutta storia, come sono brutte tutte queste, ma io sono convinta che lui non volesse ucciderla anzi convintissima, ne ho parlato tante volte con lui era l'ultimo dei suoi pensieri, tutt'altro - continua il legale difensore - dicono tutti che era talmente innamorato e geloso, un uomo così possessivo nei confronti della moglie la vuole per sé non la lascia andare via. In questo caso c'erano quattro bambini che amavano tutti e due alla follia, che avevano bisogno della mamma e del papà". 

La donna, mamma di quattro bambini dai 5 ai 13 anni, era stata ricoverata in terapia intensiva all'ospedale San Paolo ed era in coma dopo che Bodi, nell'impeto di un litigio si era scagliata contro di lei prendendola per il collo con tutte le sue forze. Resosi conto che la donna non respirava piú aveva chiamato il 112 ed immediatamente sul posto era giunto il personale medico del 118 e un'ambulanza della Croce Bianca.

Etleva Kanolja era stata rianimata per circa 50 minuti e dopo aver ripreso i sensi e iniziato a respirare autonomamente, era stata trasportata nel nosocomio savonese in condizioni critiche e dopo due giorni era deceduta. Sul posto erano giunti anche i carabinieri che si erano resi conto che da subito la situazione appariva meritevole di approfondimenti investigativi, tanto da rendere necessario l’intervento sul posto del Sostituto Procuratore della Repubblica, che immediatamente aveva assunto la direzione delle indagini e del personale specializzato della Compagnia dei Carabinieri di Savona.

Bodi, nel corso della serata, dopo aver avuto una discussione per futili motivi con la donna, si era accorto che la stessa si era chiusa in camera da letto. Sentendola parlare al telefono con qualcuno, in preda alla gelosia, l’aveva aggredita e stretta con forza al collo, fino a quando la vittima aveva perso i sensi. Era stato proprio il marito quindi a richiedere l’intervento del personale medico, quando si era reso conto della gravità del suo gesto.

"E' stato sicuramente un dolo d'impeto - ha detto l'avvocato Sardo - ma in esso c'è stata una frazione nella quale lui ha capito che la signora stava male, ha mollato immediatamente la presa e ha cercato anche di rianimarla, queste cose fanno la differenza. Poi è chiaro che se parliamo del risultato finale purtroppo è vero che è morta, però è morta quasi tre giorni dopo. Hanno cercato di fare di tutto per salvarla ed è stato lui il primo a cercare di salvarla".

Al 42enne è stato concesso il riconoscimento delle attenuanti generiche equivalenti alle aggravanti. "Le attenuanti generiche si bilanciano con le aggravanti: vuol dire che non gliele danno nella forma più estesa. Possono essere prevalenti, equivalenti o possono soccombere. In questo caso hanno ritenuto che lui avesse delle attenuanti, probabilmente date anche proprio dal comportamento immediatamente successivo al fatto, e che erano equivalenti all'aggravante principale, quella che non ci ha consentito di fare il rito abbreviato perché questo era un processo da rito abbreviato visto che lui ha ammesso tutto subito, ossia il fatto che ci fosse uxoricidio" ha spiegato l'avvocato Sardo.

Bodi dovrà risarcire per 770mila euro per i danni patrimoniali e non patrimoniali le parti civili che si sono costituite. "Il problema è che non ci sono i soldi. Lui era un gran lavoratore, lavorava veramente dieci ore al giorno e tutta la sua vita era per i figli e per la moglie. È chiaro che sarà comunque per i suoi figli prima di tutto, poi se ci sarà qualche cosa andrà anche ai parenti della moglie ma non copriremo neanche credo un decimo di queste cose. La casa era in affitto, il lavoro era quello che conoscete tutti" puntualizza.

L'uomo è infatti stato condannato per omicidio volontario. "Cosa si aspettava oggi Bodi? Credo un po' meno - afferma la legale -, ne avevamo parlato ma io gli avevo detto di non spaventarsi e non preoccuparsi, questo è solo il primo grado ci sono altre battaglie e poi l'altro aspetto che noi porteremo avanti con l'avvocato Rebagliati, sicuramente, è quello dell'omicidio preterintenzionale perché una persona che fa anche un gesto del genere e non prende per esempio un coltello dalla cucina, come succede purtroppo nella maggior parte dei femminicidi o un bastone, è una persona che non vuole uccidere. L'istinto l'ha portato a fare così, avrebbe potuto cominciare a colpirla a pugni, forse sarebbe stato lo stesso o sarebbe stato peggio o meno, non è che perché sia stata presa alla gola c'è la prova che lui volesse ucciderla. Tant'è che lui ha alzato le mani".

"Per il momento per l'accusa è omicidio volontario, ovviamente ricorreremo in Appello e speriamo che ci vengano quantomeno riconosciute le attenuanti generiche, questa volta prevalenti, cioè in grado di prevalenza, e poi ci sarà una bella battaglia sul preterintenzionale" conclude l'avvocato.

Luciano Parodi

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