Una cerimonia toccante con la “campana” di don Mario Genta che ha dato i suoi rintocchi alla lettura di ogni nome dei 24 marittimi della Tito Campanella.
Tra questi tre savonesi: il radiotelegrafista Pier Giovanni Dorati, 50 anni, di Albisola Marina; il primo macchinista Antonio Gaggero, 59 anni, di Celle Ligure e il giovane di macchina Marco Incorvaia, 22 anni, di Savona.
La targa, oltre a ricordare le vittime, ha un QR Code che permette di leggere la storia della Tito Campanella.
"È importante che la memoria sia collettiva e civica – ha detto il sindaco Marco Russo – perché non può essere relegata solo al dolore delle famiglie. Questa 'pietra' è una pietra che 'parla' perché con i suoi nomi e il QR code che racconta la storia e quanto verrà ancora, mantiene vivo il ricordo in una città di mare".
Rispondendo a Fabrizio Dorati e Anna Gaggero, figli di due dei marittimi morti che hanno parlato a nome delle famiglie, che avevano detto "ci è stato spesso detto in passato di metterci una pietra sopra, di stendere un velo: no, non lo abbiamo mai fatto e vi chiediamo di non farlo mai nemmeno voi, non lasciateci soli", Russo ha risposto che "questo luogo è un luogo fisico su cui viene posta, un simbolo tangibile della memoria e non sarà mai una pietra 'sopra'"
Il mercantile savonese Tito Campanella affondava e scompariva uk 14 gennaio 1984; non vennero recuperati né rottami del mercantile, né i corpi dei 24 componenti dell’equipaggio, con l’allarme che venne diffuso solo otto giorni dopo.
Nell'affondamento nel Golfo di Biscaglia portò con sé le vite di 24 marittimi italiani (siciliani, sardi, pugliesi e campani), nove dei quali liguri tra cui tre genovesi, tre spezzini e tre savonesi.
La lapide dedicata alla Tito Campanella, realizzata dal ceramista Andrea Manuzza, è stata benedetta da don Piero Giacosa, cappellano della Stella Maris, realtà che con don Mario Genta era stata e resta il riferimento, il “rifugio” della gente di mare.