Pippo Baudo ci ha lasciati. Il presentatori dei presentatori è scomparso il 16 agosto all’età di 89 anni. Con lui si spegne davvero la tv, quella di una certa epoca. Raggiunge Mike Bongiorno, Vianello, Corrado, Tortora e la Carrà.
Per oltre mezzo secolo è stato un simbolo del piccolo schermo, ma anche di un Paese intero, che con i suoi programmi è cresciuto e che oggi lo saluta con dolore, profonda commozione e gratitudine.
Provare a ripercorrere la sua lunga carriera senza dimenticare qualcosa è quasi impossibile, perché sono innumerevoli le cose che ha fatto. Nato a Militello in Val di Catania il 7 giugno 1936, subito dopo la laurea in giurisprudenza si è trasferito a Roma, iniziando a lavorare in tv negli anni Sessanta. Il record di 13 conduzioni del Festival di Sanremo lo ha consacrato al grande pubblico. Al timone di Domenica In ha ipnotizzato milioni di spettatori davanti allo schermo. Tutto qui? Neanche per idea. Da Eccetera eccetera a Settevoci, passando per Canzonissima, Fantastico, Luna Park, Novecento e Un disco per l’estate. Svariati i personaggi lanciati, dalla musica allo spettacolo. Basti pensare a Tullio Solenghi, Laura Pausini, Giorgia, Heather Parisi e Lorella Cuccarini.
Per ricordare la figura del popolare presentatore, abbiamo scelto il libro “Ecco a voi. Una storia italiana” (Solferino) in cui Pippo Baudo racconta episodi, aneddoti, programmi tv, personaggi e storie dell’Italia che cambiava con il passare degli anni.
«Tra i ricordi più belli - ci disse - c’è il mio arrivo a Roma per il debutto in tv. I miei genitori non credevano che avessi possibilità ed erano convinti che sarei tornato a Catania. Ricordo con affetto anche la mia amicizia con Sandra Mondaini e Raimondo Vianello, che erano ormai di famiglia».
Nessun accenno invece alla vita privata. «I miei amori ed i miei figli devono restare chiusi in uno scrigno segreto, mentre oggi tutti mettono la loro vita in piazza sulle riviste di gossip e sui social network».
Per oltre mezzo secolo è stato testimone di un Paese che cambiava marcia, soprattutto nello spettacolo. «Nella musica la rivoluzione fu Volare di Domenico Modugno, ispirata ad un dipinto di Chagall. In tv è stato il varietà Studio Uno di Mina e il mio programma Settevoci che durò sei anni. E pensare che non doveva neppure andare in onda. La Rai dovette trasmettere la puntata pilota che aveva bocciato, perché era saltata una puntata del telefilm Rin Tin Tin».
La tristezza e la commozione per l’addio a Pippo Baudo si stemperano ripensando al modo garbato e cordiale in cui ci ha salutato al termine dell’incontro, lo stesso con cui ci ha accompagnati sul palcoscenico per oltre 60 anni. E su quel palco c’era sempre lui, il Pippo nazionale, che seppe dare voce e forma a un sogno tutto italiano.














