Una sala consiliare così gremita non si vedeva da tempo: corridoi pieni, cartelli alzati e uno striscione che dice tutto, “No inceneritore”. È questo il clima che ha accompagnato la seduta del Consiglio comunale di Cairo Montenotte, convocata su richiesta delle minoranze per discutere del termovalorizzatore e dello stato dell’ambiente nella valle.
Dopo un minuto di silenzio in ricordo di Franco Orsi, proposto dalla consigliera Lisa Tortarolo, il dibattito si è subito acceso. Il sindaco Paolo Lambertini ha confermato la contrarietà dell’amministrazione al progetto: "Con la situazione ambientale attuale non possiamo accettare la realizzazione di un impianto chimico. Il no è fermo". Ha ricordato il lavoro avviato in questi anni per individuare le fonti degli inquinanti – in particolare quelli legati alla cokeria – e per rafforzare i monitoraggi, rivendicando l’impegno portato avanti "in solitudine", salvo il sostegno dell’associazione Progetto Vita e Ambiente. Quanto al tavolo tecnico con ISS e Legambiente, lo ha definito uno strumento necessario per valutare il quadro complessivo. "Ma oggi – ha ribadito – una discussione sul termovalorizzatore non è nemmeno proponibile. Se come ventilato si dovesse arrivare a una scelta entro la fine dell’anno o i primi mesi del 2026, la nostra risposta alla Regione sarà negativa".
Dalle minoranze sono arrivate critiche dure. Giorgia Ferrari (Cairo in Comune) ha parlato di un atteggiamento ambiguo: "Sembra un no poco convinto. Noi chiediamo una presa di posizione senza condizioni. Dopo anni di aria avvelenata, perché, se la qualità dell’aria dovesse migliorare, dovremmo sederci a discutere un nuovo impianto impattante?". La consigliera, oltre a denunciare la scarsa trasparenza sulle risultanze del tavolo tecnico, ha chiamato direttamente in causa Italiana Coke: "Nessuno vuole fare questo nome, ma è evidente che sia un nodo centrale. Quando si arriva a valutare un progetto è troppo tardi. Il no va detto ora, e deve essere un no politico. Lavoro, ambiente e salute devono procedere insieme".
Fulvio Briano (+Cairo) ha rilanciato il referendum consultivo: "Basta guardare questa sala per capire cosa pensa la cittadinanza. Perché rifiutarlo? Dire no e continuare a valutare non è un no. E' singolare che Cairo con una raccolta differenziata virtuosa venga considerato come potenziale sito dallo studio RINA". Anche lui ha evocato il peso della cokeria nel dibattito: "Finché non ci sarà un provvedimento da un ente preposto che dichiarerà l'impianto fuorilegge, questo tema resterà sul tavolo. Pensare che possa fare da ago della bilancia è contraddittorio".
Alberto Poggio (+Cairo) ha richiamato la coerenza con le scelte del territorio: "Nel 2014 si è puntato sulla raccolta differenziata spinta e sul no allo smaltimento tramite combustione o sotterrrando rifiuti nelle discariche. Abbiamo già un biodigestore: perché cambiare rotta ora?".
Nelle conclusioni, Lambertini ha precisato che "non esiste alcun progetto, nessun accordo di programma, nessuna interlocuzione con aziende". Ha definito "invenzioni" le voci su baratti o espropri e ha ricordato che il Comune, in passato, ha già respinto altre proposte industriali. "La Regione conosce bene la nostra posizione: non possiamo valutare nuovi impianti in questa situazione ambientale. Vogliamo semplicemente respirare ciò che è legalmente respirabile", ha detto. Infine, ha aperto alla possibilità di una mozione condivisa, invitando i capigruppo a un confronto preliminare per arrivare a una posizione comune.


























