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Al Direttore | 19 novembre 2015, 09:43

Roberto Nicolick racconta l'omicidio di Antonio Rosu

Roberto Nicolick racconta l'omicidio di Antonio Rosu

L'omicidio di Antonio Rosu

22 gennaio 1985

 

Il Signor Eugenio Fontana, Nolese d.o.c., detto “pignatin” il 13 aprile del 1985, stava legando delle viti con del filo di ferro, si accorse di averlo finito e allora si mise in movimento per trovarne degli altri, stava lavorando nel suo fondo agricolo in via De Ferrari a Noli, si avvicinò alla cisterna di acqua irrigua, vi salì sopra, spostò la grata e gettò uno sguardo distratto verso l’apertura superiore, gli sembrò di vedere una massa scura sul fondo di circa una cinquantina di cm., incuriosito ,prese una pertica e provò a smuovere l’acqua e dal fondo emerse un cadavere gonfio in avanzato stato di decomposizione che iniziò a galleggiare.

Il contadino terrorizzato gettò la pertica e corse giù sul mare sino alla caserma dei carabinieri per avvisare del singolare ritrovamento. In base ad una chiave, ad un amuleto e a due collanine con dei ciondoli fu identificato per Antonio Rosu, di anni 40, di professione muratore d’inverno e bagnino nella bella stagione. Non era nella cisterna casualmente ma perché qualcuno forse ce l’aveva messo allo scopo di occultarne il cadavere. Il perito settore non trovò segni evidenti di violenze sul corpo , cranio intatto, nessuna ferita da taglio o da arma da fuoco e quindi attribuì la morte ad annegamento, ma egli era un provetto nuotatore quindi non poteva annegare in cinquanta centimetri di acqua ferma a meno che non vi fosse spinto con la violenza. la data della morte fu fatta risalire ad un mese prima del ritrovamento nella cisterna. L’ultima volta che fu visto in vita era il 22 gennaio, dopo nessuno lo ha più visto, viveva solo, non aveva legami sentimentali evidenti, girava per i bar del paese parlando con gli avventori. Dal punto di vista lavorativo era molto considerato sia come muratore che come bagnino e anche dal punto di vista umano era considerato una persona buona, gentile e disponibile ad aiutare il prossimo, proveniva da una numerosa famiglia Sarda di 12 fratelli, tutte persone per bene.

L’unico fatto di un certo rilievo riguarda una aggressione di cui fu oggetto da parte di quattro sconosciuti. La procura dopo qualche settimana archiviò il fatto come una disgrazia , nonostante il parere contrario dei parenti, che dopo qualche anno, nel 93,  presentarono un esposto in cui chiedevano la riapertura del caso ritenendo che si trattasse di un omicidio, infatti secondo il loro perito di parte, Antonio sarebbe stato ucciso, forse annegato oppure soffocato con un bavaglio , in un altro sito e poi nascosto morto nella cisterna e dopo qualcuno ha calato una grata sulla superficie della cisterna.

Antonio secondo i suoi parenti  e secondo alcuni amici, frequentava una donna di Vado Ligure  sposata con un personaggio molto pericoloso e questa potrebbe essere la causa riconducibile alla sua morte che quindi  non sarebbe accidentale. Ancora oggi questo omicidio è senza firma, un altro assassino che gira libero.


Roberto Nicolick

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