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Eventi | 17 dicembre 2016, 11:00

"SOS - Screamin' on silence": l'arte contemporanea lancia un grido ad Alassio

Il curatore, Alberto Marinelli di "Arte è Kaos": "Le amministrazioni devono ritrovare il coraggio di investire nelle arti figurative, perché la cultura può e deve tornare a fare turismo"

"SOS - Screamin' on silence": l'arte contemporanea lancia un grido ad Alassio

Si terrà dal 23 dicembre 2016 all'8 gennaio 2017, presso lo spazio d'arte contemporanea Arte è Kaos, via Vittorio Veneto, 100 ad Alassio, la collettiva “SOS – Screamin’ on silence”, con opere di Ciro Palumbo, Max Gasparini, Enrico Ingenito, Claudio Massucco, Ivano Parolini, Constantin Migliorini, Andrea Terenziani, Gianfranco Germiniasi, Paolo Dolzan, Pitti. Il catalogo è gratis ed è disponibile in galleria. Orari della mostra: tutti i giorni dalle 9.30 alle 12.30, dalle 15.30 alle 19.30, chiuso il mercoledì e giovedì mattina. Per contatti: e-mail: arteekaos@gmail.com; sito: www.arteekaosonline.com; telefono: 0182.020456

La mostra parte, come presupposto iniziale ed essenziale, da una frase di Arthur Schopenhauer: “Di fronte ad un quadro bisogna avere lo stesso atteggiamento che si ha al cospetto di un principe: aspettare senza sapere se ci parlerà e che cosa ci dirà. E come al principe, anche al quadro, non dobbiamo essere noi che rivolgiamo la parola: se lo facessimo udiremmo soltanto la nostra voce”.

Abbiamo contattato Alberto Marinelli, art director e curatore dello spazio d’arte alassino, persona di grande cultura e altrettanta sensibilità, per un piacevolissimo confronto che ha poi spaziato attraverso numerosi aspetti della cultura del nostro tempo, dalle arti figurative, al cinema, alla musica e che qui sintetizziamo relativamente ai suoi aspetti più inerenti alla mostra.

Cominciamo dal titolo e dall’opera scelta per rappresentare l’intera collettiva. In essa scorgo qualcosa di drammatico, non in senso negativo, ma nell’accezione etimologica derivante dal greco di qualcosa di dinamico e caratterizzato da azione.

“L’idea nasce dall’acronimo di richiesta internazionale di soccorso e di aiuto. Significa: far gridare i quadri. Che i quadri riempiano un buco, lancino una segnalazione: una presenza emozionale data dall’artista e dal quadro stesso. Un quadro riempie un vuoto e attrae. Richiama a sé energie, flussi. Un’opera è sempre come un messaggio in bottiglia. Il messaggio che ne scaturisce può essere fisico e tangibile o lanciato nell’etere, grazie al flusso di dati che corre nel web”.

A proposito di web: so che state affiancando alle mostre, per così dire, “fisiche”, in galleria, anche alcune mostre virtuali.

“Innanzitutto, in concomitanza con le mostre in galleria offriamo sempre anche il pdf del catalogo in download gratuito dal sito, e già questa è un’iniziativa che non tutti al giorno d’oggi fanno. Le mostre virtuali sono esperimenti recenti, ad esempio due anni fa ne abbiamo realizzata una dedicata a Ciro Palumbo, pittore metafisico che sta lavorando in contesti istituzionali importanti. Abbiamo realizzato on line una galleria virtuale in 3D con tutte le opere esposte, cliccabili per vedere l’opera in HD, e al momento del click si aprivano note e informazioni, compreso il curriculum dell’artista. In galleria non avevo fisicamente l’opera, ma nella controparte internet c’era”.

Il futuro è virtuale?

"Il virtuale non deve essere controparte rispetto al reale, ma complementare a esso. Viviamo in un momento drammatico, giusto per riallacciarci alla domanda iniziale, un’epoca di grandi trasformazioni e al momento la situazione non è rosea, assistiamo a tanta proposta e poca domanda. Si può vedere, in questo, un parallelismo con il mondo della musica dal vivo: tanti artisti e gallerie (ma meno luoghi espositivi rispetto al passato esattamente come i locali dove si suona musica live), e viceversa sempre meno gente che si reca in visita, sempre meno persone che hanno la voglia, l’intraprendenza, la curiosità, persino la soglia di attenzione necessarie a uscire, andare a vedere un concerto o visitare una mostra d’arte. Creiamo per questo motivo gli eventi virtuali, per creare un richiamo e un’attenzione anche a chi non può raggiungerci. Non dimentichiamo che Alassio è una città turistica e il nostro è un discorso legato anche al turismo ciclico: chi segue una mostra virtuale sul nostro sito, perché si trova a centinaia di chilometri di distanza, può recarsi poi a una mostra reale quando arriverà in vacanza da noi e si ricorderà di quello che ha visto sul web. Una mostra virtuale fa curriculum per l’artista quanto una reale. L’artista può vendere grazie a questa vetrina e si possono così vendere quadri in tutto il mondo attraverso questa opportunità di visibilità globale. Ed ecco che il virtuale così ridiventa reale, nel momento in cui il quadro, visto e acquistato on line, lancia il suo grido (come dice il titolo della mostra) da una collezione, da un salone, dalla parete nella quale è appeso. In questo senso il virtuale può essere un grande volano per muovere le cose”.

SOS: oggi l’arte ha bisogno di aiuto?

“Sì. C’è bisogno che le amministrazioni si rendano conto che puntare su eventi d’arte e su un movimento turistico dal taglio culturale conviene. Da troppi anni eventi di questo tipo sono in sordina e purtroppo diventa sempre più difficile trovare articoli persino nelle ultime pagine dei quotidiani. Ma la scena oggi è viva, ci sono artisti importanti, penso a Constantin Migliorini, appena tornato da una importante esposizione a Singapore, o Palumbo da Rhode Island. Sono nomi che fanno cultura, ma c’è poco interesse a promuovere in modo adeguato nomi ed eventi di questo calibro. Bisogna puntare in alto, investire e osare. Torno al parallelismo con la musica dal vivo: certe esposizioni locali (e non solo locali) con il solito vaso di fiori, il cigno, i tramonti sul mare, sono come il gruppetto che suona le solite cose stra-sentite, le solite cover senza la ‘zampata’ in più: bisogna incuriosire la gente con eventi di qualità e proposte coraggiose, originali, diversificate, così il pubblico si fidelizza. E questo vale, appunto, per ogni forma d’arte. In questo modo si può parlare non solo di spiagge e ombrelloni, ma anche di cultura”.

Parliamo ora un po’ della vostra storia…

"Arte è Kaos è uno spazio d’arte contemporanea che esiste da dieci anni, io la gestisco da cinque e il Kaos del nome è collegato al fatto che è intrigante dare un ordine al caos che ogni giorni ci passa sotto gli occhi, come diceva De Chirico. Tra le mostre più apprezzate ricordo Max Gasparini, Claudio Massucco (che oggi è diventato un grande amico del nostro spazio d’arte), Palumbo, nome ormai consolidato, diverse collettive e personali, la collettiva “Handscape”, il cui titolo era un gioco di parole in inglese tra “Hand” (mano) e “landscape” (paesaggio, panorama). Per il futuro vogliamo uscire dai nostri spazi e puntare alle amministrazioni, ma deve cambiare qualcosa: non siamo solo la Città del Muretto, per nove mesi all’anno possiamo offrire cultura, non spiaggia. Speriamo che questo SOS funzioni e vada anche oltre, per fare scoprire mille meravigliose sfumature di colore che non siano solo quelle del cielo e del mare”.

Alberto Sgarlato

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