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Attualità | 23 settembre 2017, 10:30

Libereso Guglielmi: la vita meravigliosa di un uomo libero, un anno fa ci lasciava il 'giardiniere di Calvino'

"Se mi dici giardiniere, io sono felice”

Libereso Guglielmi: la vita meravigliosa di un uomo libero, un anno fa ci lasciava il 'giardiniere di Calvino'

Libereso ci ha lasciati esattamente un anno fa. Anche se ci manca la sua voce e il suo sorriso, il suo ricordo è sempre vivo nelle tante persone, che lo hanno conosciuto, amato e che in questo primo anno trascorso senza di lui lo hanno ricordato in diverse occasioni.

Il grande successo della manifestazione, “La Forza della Natura”, che si è svolta a Sanremo nel mese di aprile, registrando una partecipazione di oltre 11.000 persone, testimonia l’amore e il forte legame con la città.

Il ricordo di Libereso non è prerogativa solo della città dei fiori e delle canzoni.

In questo anno ci sono state molte iniziative in diverse parti del paese. Da nord al sud, in tutti i luoghi, dove lui è stato, ha lasciato tracce del suo passaggio: gli sono state dedicate sale o giardini, aiuole o aule didattiche, premi e riconoscimenti.

Questa intensa attività ha permesso di mantenere vivo il suo ricordo, farlo conoscere a chi non aveva avuto l'occasione di incontrarlo, ma soprattutto di continuare a diffondere i suoi insegnamenti e le sue idee.

Oggi, ad esempio il comune di Celle Ligure gli ha dedicato l’importante manifestazione “Fiori, frutta e qualità”. In questo vivace paese, Libereso era stato protagonista d’incontri memorabili ed aveva realizzato il progetto di recupero di un giardino abbandonato e oggi restituito alla città.

Fra qualche giorno sarà ricordato anche nelle Marche, a Petritoli, un paese che ha visitato più volte in occasione di incontri con alunni delle scuole e  appassionati della natura. Qui ha ispirato la riscoperta dell’utilizzo delle erbe spontanee in cucina, che oggi è diventata un elemento trainante di un turismo di qualità e rispettoso dell’ambiente.

Libereso viene anche celebrato all’interno di uno spettacolo teatrale scritto da Luciano Minerva, suo grande amico e giornalista autore di un’intervista molto bella e interessante, oggi conservata nelle teche della Rai. Lo spettacolo trae spunto dall’anniversario del 60° anno del Barone Rampante, e Cosimo se non possiamo identificarlo con il  “giardiniere di Calvino”, aveva certamente alcune sue caratteristiche: oltre all’agilità nel muoversi sugli alberi, l’intraprendenza, la curiosità, la conoscenza della potatura e di varie tecniche agricole, lo spirito libero e libertario ereditato da una famiglia di esperantisti, anarchici, vegetariani già negli anni ’20.

Fra qualche giorno sarà celebrato a Rimini e a Forlì, dove si è recato più volte coltivando una grande amicizia con l’associazione culturale il Mignolo Verde. La locandina mostra una sua immagine sorridente, con la barba bianca in grande evidenza, e recita “Se mi dici giardiniere, io sono felice”.

Il titolo dell’incontro è  “Libereso Guglielmi: Vita meravigliosa di un uomo libero e fiero”

Il 15 ottobre sarà ricordato con la presentazione del suo ultimo libro di ricette, cui teneva moltissimo, anche nell’ambito dell’importante manifestazione “Harborea”, che si tiene a Livorno ed è organizzata dal Garden Club cittadino. E molti altri appuntamenti ci sono stati o sono all’orizzonte, rendendone difficile un elenco completo.

Con la famiglia, in particolare con il nipote Ryan, e con le tante associazioni che hanno dato vita alla prima edizione della manifestazione, che si è svolta in primavera a Santa Tecla, abbiamo cominciato a lavorare ad una ipotesi di seconda edizione. Non sarà facile replicare il successo, ma l’impresa non è impossibile.

E’ passato un anno e sembra ieri: quello che ho scritto un anno fa, è ancora straordinariamente attuale.

Ho conosciuto Libereso, ottantenne, in occasione di alcune battaglie in difesa del territorio. Era preoccupato per una modernità che distrugge i paesaggi più belli per fare posto a colate di cemento, a villaggi vacanze senza grazia, a porti inutili e rivolti a turisti ormai stanchi di tutto. Per molti anni l’ho seguito e accompagnato nei suoi numerosi viaggi, che affrontava sempre con grande energia e incredibile entusiasmo. Andava ovunque lo chiamassero, non importa se per grandi o piccole iniziative, per lui non c’era differenza fra una sala con mille persone o una riunione con pochi amici. Al telefono diceva sempre di sì a tutti, anche se, in segreto, preferiva gli incontri con le scuole. Con i vecchi diceva c’è poco da fare, pensano di sapere tutto, mentre i bambini imparano più velocemente e non hanno pregiudizi. E, inoltre, gli incontri con le scuole gli ricordavano l’attività della “semina”, importantissima per un giardiniere la cui principale dote richiesta è la pazienza.

Amava andare sempre in posti nuovi, la sua curiosità era grande, come quella di un bambino e lo spingeva a viaggiare per scoprire paesaggi e piante nuove. Viaggiatore instancabile, poteva stare in macchina per ore a parlare senza soste, dal finestrino osservava le piante e te ne raccontava la storia: io, prima di incontrarlo, non conoscevo le erbe spontanee, da lui ho imparato a riconoscerle e apprezzarle.

Nei primi anni poteva prendere il microfono e parlare per ore, incantando il pubblico con i suoi racconti, era anche un grande affabulatore e comunicatore. Con un linguaggio semplice e diretto condivideva la sua immensa conoscenza della botanica e della floricoltura, costruita non sui libri, ma con l’esperienza diretta maturata attraverso lunghi viaggi fra continenti, camminando per boschi, prati, giardini, colline e montagne.

Nei suoi incontri ha sempre ricordato la figura di Mario Calvino, che gli ha dato molto e che sentiva come un padre. La giacca di “giardiniere di Calvino”, indossata sull’equivoco del riferimento a Italo, gli ha dato notorietà e fatto conoscere a livello nazionale e internazionale, ma negli ultimi anni gli andava stretta: sapeva di essere Libereso, un uomo libero, un anarchico innamorato della natura, un saggio che pensa che la terra debba essere conosciuta, curata, difesa.

Negli ultimi anni le energie fisiche erano calate, parlava meno e spesso voleva fossi io a introdurre gli incontri o a rispondere alle domande, nascondendo il calo delle sue forze con la piccola bugia che io ero bravo e sapevo raccontare le cose meglio. Poteva così intervenire solo quando voleva e aspettava con calma il momento delle dediche, il più bello per lui di ogni incontro.

La voglia di viaggiare non gli è mai mancata. Dopo la rottura del femore, che dal mese di aprile l’ha costretto a una lunga convalescenza, ad agosto, seduto sulla sedia a rotelle mi ha chiesto di portarlo all’estero. Scherzosamente gli ho detto che lo avrei portato a Mentone e lui mi ha risposto che voleva andare più lontano, “dove parlano inglese”.

Il fisico non era in grado di reggere la sua voglia di fare. Non vedeva il momento di prendere in mano il nuovo libro, cui avevamo lavorato negli ultimi mesi e di cui mi chiedeva sempre notizie e voleva preparare una raccolta solo di fumetti.

Negli ultimi giorni parlava poco, ti accoglieva con un sorriso solare; guardava con serenità dal balcone il suo giardino, dove le sue pratiche di vita e resistenza avevano trovato concreta attuazione. Un giardino, dove aveva ricevuto ogni giorno amici o ammiratori, venuti anche da molto lontano per conoscerlo e ai quali, dopo una lezione di saggezza, aveva regalato qualche seme o talea. In alcuni casi, per i più fortunati, anche un acquerello botanico o un fumetto: disegnare è sempre stata una sua grande passione.

Ci mancherà il suo sorriso, le sue frasi semplici, ma sempre profonde; la saggezza di chi sa che si deve partire sempre dall’attenzione alle piccole cose, senza le quali non esisterebbero quelle più grandi.

Grazie per tutto quello che hai fatto e ci hai lasciato. Ora sei andato da solo a scoprire un nuovo giardino, buon viaggio.

Claudio Porchia

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