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Attualità | 31 marzo 2020, 14:05

L’appello dei giovani psicologi: “Misure più snelle per farci lavorare”

I neolaureati lanciano una petizione online, rivolta a Ministero e Ordine professionale: “Occorre modificare l’esame di stato, ormai arcaico, e consentire anche a noi di poter iniziare l’attività, specie in questo periodo di emergenza”

L’appello dei giovani psicologi: “Misure più snelle per farci lavorare”

Se c’è una figura professionale che, in queste giornate difficili, non ha mai smesso di lavorare e di essere utile al prossimo - oltre ovviamente a quelle di medici, infermieri e operatori sanitari a vario livello - è quella dello psicologo. Perché gli psicologi non solo sono pienamente attivi, ma anche essenziali, per affrontare, ora e soprattutto in futuro, le conseguenze che inevitabilmente si porterà dietro l’emergenza Coronavirus.

In pochi ne parlano, e non è un bel segnale: ma è fuori dubbio che, oltre a quelli di natura economica, pure gli strascichi di natura mentale e psicologica saranno immensi e complessi da gestire, una volta che il lockdown sarà terminato e si sarà conclusa la fase più critica.

Si aprirà infatti il tema del recupero di buona parte della popolazione, specialmente le fasce più deboli: gli anziani rimasti per lungo tempo da soli, le persone separate, chi non ha potuto vedere i propri figli, chi è rimasto senza lavoro, le donne vittime di violenze domestiche, e quante altre situazioni. A quel punto, dopo l’esercito di medici e infermieri, servirà l’esercito degli psicologi, e dovrà essere forte, ben nutrito e soprattutto corroborato.

Ma se, in questi giorni, è stato reso più semplice l’accesso alle professioni mediche, grazie a quel decreto che ha mandato subito in corsia i medici neolaureati, altrettanto non è avvenuto per i dottori in psicologia. Un ampio numero di ragazzi che hanno appena terminato gli studi, quindi, si trova in stand-by, nell’impossibilità di poter accedere alla professione, se non in virtù di un accesso quanto meno arcaico e che non potrà essere messo in atto nei prossimi mesi, proprio perché tutto si è fermato.

Ecco allora che un gruppo di giovani laureati in psicologia ha lanciato, nei giorni scorsi, supportato da una serie di legali, una petizione online, per chiedere al Ministero dell’Istruzione e dell’Università e anche al Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi, anche alla luce dell’epidemia di Coronavirus e del quadro assolutamente mutato, non solo di introdurre nuove misure per l’abilitazione degli psicologi, ma anche di modificare i criteri dell’esame di stato che porta verso l’abilitazione. L’appello è stato sinora sottoscritto da centinaia di ragazze e ragazzi, che altro non chiedono se non iniziare a mettere in pratica quello che hanno lungamente e faticosamente studiato: saranno poi i meriti individuali a fare la selezione, secondo loro, e non ulteriori test, peraltro ripetitivi di materie già oggetto d’esame ordinario.

“Ad oggi - sostengono i neolaureati - la figura dello psicologo, che raffigura tra le professioni sanitarie, non è stata considerata nelle modalità giuste per aiutare in periodo d’emergenza, e soprattutto lasciando in sospeso i giovani laureati, che stanno finendo il loro percorso per fare l’esame di stato e l’abilitazione. Noi chiediamo un cambiamento radicale della riforma dell’esame di stato, che sia più simile alle altre figure sanitarie che hanno accesso alla loro professione, attraverso un percorso per l’iscrizione all’albo più flessibile e potendo così lavorare in modo più tempestivo. L’attuale esame di stato per gli psicologi è arcaico, contiene modalità di prove che riguardano studi già effettuati durante gli anni universitari: la riforma va cambiata perché non è attuale rispetto alle altre figure sanitarie in Italia e lontana dalle normative vigenti per l’abilitazione degli psicologi nei paesi dell’Unione Europea”.

Così, specialmente con riferimento all’emergenza sanitaria Covid-19, i neolaureati chiedono a Ministero e Ordine di “disciplinare in modo uniforme, attraverso disposizioni generali e valide su tutto il territorio nazionale, l’indizione e l’effettuazione dell’esame di stato (sessioni di giugno e novembre 2020) per tutti i laureati che stanno svolgendo e che hanno terminato il tirocinio post-lauream. Inoltre, di modificare la struttura dell’esame di stato delle sessioni dell’anno corrente in un’unica prova orale in versione telematica sul codice deontologico, previa redazione di una relazione finale sull’esperienza di tirocinio. Quindi, di rendere valevoli tutti i tirocini post-lauream avviati e conclusi, sanandoli, indipendentemente dalle ore già fatte o rimanenti, in modo da sopperire alle assenze accumulate a causa dei blocchi e delle sospensioni indette a causa dell’epidemia e reagire all’esigenza sopra descritta con provvedimenti eccezionali, senza che si perdano ingiustamente le sessioni, e permettere la valorizzazione e il più celere sostegno della nostra figura professionale agli altri colleghi delle professioni sanitarie che sono già in prima linea”.

Si tratta di richieste dettagliate e precise, a cui si aggiungono poi le considerazioni di carattere generale: “Chiediamo inoltre che venga modificata a lungo termine la modalità per l’esame di stato. Per ovviare alla legislazione attuale disciplinante la materia su base nazionale e dare voce alla raccolta firme effettuata a mezzo petizione online e firma depositata in prefettura, occorre riformare l’esame di stato a sole due prove: invio della relazione valutativa sul tirocinio professionalizzante effettuato, e colloquio sul Codice Deontologico degli Psicologi, per evitare allungamenti e ripetizioni nella formazione; e occorre proseguire all’adempimento del contributo “tasse d’iscrizione all’esame di stato per psicologi”, che sia possibilmente concordato a livello nazionale, per evitare iniquità regionali e disparità fra atenei”.

I neolaureati invitano “a uno sforzo celere, concreto, consistente e lungimirante il legislatore, gli Ordini e le Università, per adeguare e ammodernare l’ordinamento della nostra professione, obiettivo per il quale ci rendiamo disponibili al dialogo e al confronto in fase di revisione e stesura. Restando ovviamente ben consci del fatto che il percorso formativo per la nostra professione, in quanto professione sanitaria, richieda specializzazione, serietà e costanza: riteniamo che l’obiettivo di selezionare e abilitare psicologi preparati e all’altezza delle continue sfide della pratica della professione non possa essere raggiunto in modo efficiente ed efficace a causa delle caratteristiche attuali di esame di stato e tirocinio professionalizzante, frutto di epoche e tempi superati”.

Alberto Bruzzone

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