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Savona | 07 aprile 2024, 10:28

Naufragio della Tito Campanella, il convegno per non dimenticare. La figlia del cellese Gaggero: "Nessuno ci ha mai dato una risposta"

A bordo morirono tre savonesi, il primo macchinista Gaggero, il marconista Pier Giovanni Dorati e il giovane di macchina Marco Incorvaia

Naufragio della Tito Campanella, il convegno per non dimenticare. La figlia del cellese Gaggero: "Nessuno ci ha mai dato una risposta"

Il 14 gennaio del 1984, ma la data precisa non è stata del tutto appurata, scomparve nel Golfo di Biscaglia, la nave mercantile Tito Campanella.

40 anni fa il tragico avvenimento che ha sconvolto tutta Italia e anche la provincia di Savona e ieri nella sala della Stella Maris di Savona si sono intrecciati i ricordi, le lacrime, le verità nascoste e i tanti dubbi che non hanno ancora avuto risposte.

Il convegno "Tito Campanella - rompere il silenzio che dura da 40 anni" ha voluto prima di tutto mettere insieme le testimonianze dei parenti di chi purtroppo ha perso la vita a bordo e ancora una volta cercare di fare chiarezza su un dramma che ha sconvolto la vita delle famiglie dei 24 marinai dell'equipaggio di cui tre savonesi.

I corpi dell’equipaggio non vennero mai trovati e tra i 24 dispersi c’erano il marconista Pier Giovanni Dorati, 50 anni di Albissola Marina, Antonio Gaggero, primo macchinista, 60 anni di Celle Ligure e Marco Incorvaia, giovane di macchina, 22 anni di Savona. A salvarsi il savonese Francesco Putarani che si era infortunato a bordo e fu sbarcato in Spagna nel dicembre 1983.

Tra le diverse testimonianze che si sono succedute ieri, oltre al figlio di Dorati anche la figlia di Gaggero, Anna.

"Avevo 13 anni e mio padre l'ho sempre visto navigare, ma non avrei mai immaginato che sarebbe successa una cosa del genere. Ero in piazza a giocare con gli amici quel giorno e mia mamma tra il 14 e 15 gennaio aveva fatto un sogno premonitore vedendo delle bare cadere - il racconto straziante di Anna Gaggero - Ha chiamato dopo 3 giorni in Compagnia e le hanno detto che andava tutto bene che erano solo in ritardo.  Io mio papà lo avevo sentito alla fine dell'anno per farci gli auguri.  Ero a casa con tanti familiari e amici, è srrivata una telefonata e che avevano captato un messaggio che la nave stava attraversando lo stretto di Gibilterra. E io ho detto,: 'non cantiamo vittoria troppo presto'. Mi sentivo che non avrei più rivisto mio papà".

"A distanza di 40 anni vorrei che nessuno passasse ciò che abbiamo passato noi. Per anni abbiamo chiesto aiuto a Chi l'ha visto, alle Iene, al presidente della Repubblica di allora Giorgio Napolitano, nessuno ci ha mai dato una risposta. Non cerchiamo vendetta, nè giustizia ma il perchè, il dove e quando successo e perchè i soccorsi erano partiti così in ritardo. Vi chiedo di portare rispetto al nostro dolore che è infinito. Non sappiamo neanche quando è successo ed è questo ciò che ci logora" prosegue.

Un altro savonese, campano, originario di Torre del Greco, Luciano Altieri, era stato imbarcato su quella nave (dopo qualche mese aveva deciso di sbarcare), però tutte le volte che ne parlava gli occhi si facevano lucidi nel ricordo di chi non ce l'ha fatta facendo il mestiere che lui ha svolto per una vita.

Luciano Parodi

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