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Attualità | 23 gennaio 2025, 15:00

Angelo Vaccarezza racconta i suoi 5 giorni in Israele: "Un viaggio che cambia la vita, auguro a tutti di riflettere sulle lezioni del passato"

Durante la permanenza in Medio Oriente, il consigliere regionale si è immerso in una realtà che, secondo la sua testimonianza, è spesso sconosciuta o mal rappresentata dai media

Angelo Vaccarezza racconta i suoi 5 giorni in Israele: "Un viaggio che cambia la vita, auguro a tutti di riflettere sulle lezioni del passato"

Angelo Vaccarezza, consigliere regionale di Forza Italia, condivide la sua esperienza di viaggio in Israele, definendola "una delle più profonde e significative" della sua vita. Durante i cinque giorni trascorsi nel Paese, il politico loanese si è immerso in una realtà che, secondo la sua testimonianza, è spesso sconosciuta o mal rappresentata dai media.  

"Potrebbe sembrare assurdo, ma i primi 10 minuti in terra di Israele sono il condensato di ciò che si sviluppa nei giorni dopo", racconta Vaccarezza, descrivendo l’impatto emotivo del suo arrivo all’aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv. Qui incontra due giovani le cui storie lo colpiscono profondamente: un ragazzo ebreo americano giunto per arruolarsi nell’esercito israeliano e una ragazza francese in procinto di compiere l’Aliyah, il "ritorno alla terra dei padri", a causa delle crescenti insicurezze per gli ebrei in Europa.  

"Due scelte, intense, ragionate ma profondamente coraggiose e significative", commenta Vaccarezza, sottolineando come queste esperienze arricchiscano la sua visione del mondo e lo portino a riflettere sul "vero significato dell’esistenza".  

Il consigliere regionale parla poi della complessità di Israele, un Paese che definisce "multisfaccettato", dove convivono diverse culture, religioni e realtà sociali. Cita, tra gli altri, gli studenti beduini del College Sapir e quelli drusi dell’Università di Ariel, evidenziando come l’istruzione sia considerata uno strumento fondamentale per superare divisioni e intolleranze.  

Un momento particolarmente segnante del viaggio è l’incontro con il padre di Sivan Elkabetz, una giovane donna uccisa durante l’attacco del 7 ottobre 2023 nel kibbutz Kfar Aza. "Non esiste nulla, nulla che possa aiutare i miei occhi e la mia mente a comprendere le ragioni di un massacro", dichiara Vaccarezza, riferendosi alla brutalità degli attacchi di Hamas.  

Nonostante il dolore, il consigliere sottolinea anche la resilienza e la gioia di vivere degli israeliani. "La serenità con cui conducono le loro esistenze, la facilità con cui fanno amicizia; forse conoscono più di noi il concetto di aleatorietà della vita", osserva. Tuttavia, nota anche un senso di solitudine e autosufficienza diffuso tra la popolazione, frutto di un contesto geopolitico complesso e della crescente ondata di antisemitismo in Europa.  

Vaccarezza condivide poi un aneddoto: "Ho incontrato, durante gli ultimi giorni, uno studente dell’Università di Reichmann, che mi ha confidato due cose. Ovvero la difficoltà di far convivere due anime, quella del ragazzo con sogni e aspirazioni, e quella dell'ufficiale della I.D.F. che durante una perquisizione a seguito di uno scontro con i miliziani di Hamas, ha trovato una copia del libro straniero maggiormente tradotto in lingua araba: il 'Mein Kampf. Credo tutti conosciate l’autore, credo tutti sappiate di cosa tratta, credo non ci sia bisogno di aggiungere altre parole allo stupore di questa dolorosa ma soprattutto illumimante scoperta".

"Riflettete su come il passato possa ritornare se si dimenticano le lezioni che ci ha impartito", commenta Vaccarezza, lanciando un monito contro l’antisemitismo e le divisioni che ancora oggi caratterizzano il mondo.

"Lezioni - aggiunge - che dovrebbero far riflettere in un momento storico come questo, in cui l'antisemitismo torna preponente ad infiammare le piazze del mondo. Gerusalemme è oggi un luogo dove le tre grandi religioni monoteiste convivono in maniera equilibrata; ognuna con regole e limiti assolutamente rispettati, con una misurata coesistenza e rispetto dell'altrui pensiero"

Poi ancora sul senso di solitudine: "Gli Israeliani, rispetto al resto dell'Occidente, stanno sempre di più imparando a essere autosufficienti, a bastarsi da soli.  Ecco quindi la nascita di case, spazi, per accogliere sempre più coloro che in Israele tornano, stanchi di vivere sulla propria pelle l’antisemitismo che, specie in Europa sta crescendo a macchia d’olio. A difendere la loro incolumità l'esercito, che in Israele è formato dal popolo: i ragazzi effettuano il servizio di ferma di leva che dura tre anni, per le ragazze è ridotto a due, ma la maggioranza di loro diventa riservista".

Concludendo il suo racconto, Vaccarezza utilizza l’immagine del carrubo, l’albero scelto per il Viale dei Giusti, come metafora della speranza e della continuità generazionale. "I frutti non possono essere visti da colui che lo pianta, ma colti da chi ne seguirà le orme", sottolinea, augurando a tutti di visitare Israele almeno una volta nella vita, in particolare il museo della Shoah Yad Vashem a Gerusalemme.

Redazione

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