"Non giustifichiamo la violenza contro i cinghiali: ci sono alternative concrete per la convivenza urbana". Secondo l’Osservatorio Savonese Animalista (OSA) e il Partito Animalista Italiano (PAI), "ci sono due azioni da intraprendere subito – invece di sparare agli animali – per tenere i cinghiali fuori dalla città ed evitare rischi per le persone: 'sigillare' il torrente Letimbro (e gli altri corsi d’acqua minori), costruendo barriere e cancellate robuste alle rampe di accesso. Lo sventurato cinghiale di via Venezia potrebbe essere salito da corso Ricci o via Trincee, ritrovandosi in pieno centro, ancora più spaventato di chi lo ha incontrato. Ora, quasi certamente, verrà ucciso; diffondere norme di comportamento chiare alla cittadinanza per evitare situazioni di pericolo. Bastano poche indicazioni: fermarsi, accostarsi lentamente ai muri, non correre e attendere che l’animale si allontani. Se si è in bicicletta o in moto, fermarsi subito; se si è in auto, rallentare e – in sicurezza – arrestare il mezzo".
"Ci uniamo al dispiacere per le persone rimaste ferite nell’episodio di oggi. A loro va la nostra solidarietà e l’augurio di una pronta guarigione. Tuttavia, è fondamentale non trasformare questi casi – che rappresentano eccezioni, non la regola – in un pretesto per alimentare campagne di abbattimento sistematico della fauna selvatica. I cinghiali non sono aggressivi per natura: nella stragrande maggioranza dei casi, si tratta di animali spaventati e disorientati, che si ritrovano nei contesti urbani solo perché spinti dalla fame o dalla perdita dell’habitat. Le loro “incursioni” sono spesso la conseguenza di un ambiente alterato dall’uomo, non di una reale minaccia alla cittadinanza".
PAI e OSA lamentano che "la fucilazione dei malcapitati non ha prodotto – come prevedibile – alcun risultato concreto. Ma ciò che più indigna le due associazioni è che i veri responsabili, o i loro “discendenti” – i cacciatori – non vengano mai chiamati in causa da politici e amministratori. Né si ha il coraggio di imporre loro l’obbligo di collaborare".
Un metodo valido, secondo OSA e PAI, potrebbe essere il pattugliamento dei corsi d’acqua cittadini con cani da cinghiale al guinzaglio, capaci di scoraggiare l’ingresso degli animali in città e indirizzare i branchi verso le aree boschive, lontano dai centri abitati.
"Accanto a queste misure, proponiamo ulteriori azioni efficaci e rispettose: una pianificazione urbana sensibile, che includa la fauna selvatica nei piani di gestione, con barriere naturali e corridoi ecologici sicuri; la gestione etica e non violenta della fauna, in collaborazione con esperti e associazioni animaliste, per prevenire i conflitti e tutelare il benessere degli animali. Intanto, registriamo interventi fuori luogo da parte di alcuni politici savonesi, tra cui il sindaco Russo e un consigliere di minoranza – fino a poco tempo fa vicino alle sigle animaliste – che oggi spingono entrambi per una linea dura, fatta di fucili. Un approccio non solo crudele, ma anche inutile, come dimostrano i fatti – concludono –.Serve una nuova visione, fatta di prevenzione, educazione, rispetto. Non una caccia continua e cieca a chi si trova fuori posto per colpe non sue".














