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Attualità | 22 giugno 2025, 08:02

Finale Ligure, riprendono dopo quarant’anni gli scavi all’Arma delle Mànie:

Un team di 12 ricercatori, alcuni provenienti dal Canada,

Un’équipe di dodici ricercatori provenienti da tutto il mondo, da Genova a Montréal passando per Bologna, con la supervisione della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio della Liguria, sta riportando agli onori delle cronache locali la Grotta dell'Arma delle Mànie.

Dopo oltre quarant'anni dalle ultime operazioni, nei giorni scorsi sono infatti ripresi gli scavi all'interno di uno dei siti preistorici più rilevanti della nostra regione per lo studio dell’uomo di Neanderthal.

L’obiettivo che gli studiosi si sono dati è quello di approfondire le conoscenze sul Paleolitico Medio e, in particolare, sulla frequentazione della grotta da parte dei gruppi neandertaliani. Le evidenze archeologiche finora raccolte evidenziano che, in quella che oggi è una grotta sovrastata da un gruppo di abitazioni rurali protetta da un'arcata dall'effetto scenografico invidiabile, tra i 70.000 e i 38.000 anni fa il sito fosse abitato da una comunità principalmente dedita alla caccia e alla raccolta dei frutti della vegetazione spontanea del posto.

Tracce di questa presenza sono state rilevate, nel tempo, con gli studi svolti sull'area. Sotto a una stratigrafia complessa, che conserva tracce di occupazione umana dalla preistoria all’età contemporanea, sono stati infatti rinvenuti numerosi strumenti litici in selce e altre rocce locali, realizzati secondo le tecniche della fase culturale oggi oggetto di studio. Si tratta di arnesi e manufatti utilizzati per lo più come armature da caccia, strumenti per la macellazione delle prede e utensili per la lavorazione di materiali vegetali e pelli animali.

Importanti sono anche i resti faunistici, che documentano un’economia basata prevalentemente sulla caccia a ungulati di medie e grandi dimensioni (cervo, capriolo, stambecco, cinghiale, uro, bisonte e cavallo), con testimonianze relative addirittura alla predazione di orso bruno e orso delle caverne. Una caccia diversificata che potrebbe testimoniare anche una conoscenza approfondita del territorio da parte dei neandertaliani.

Tra i reperti di maggiore rilevanza si annovera anche un dente umano, rinvenuto nel corso di precedenti indagini e attribuito morfologicamente all’uomo di Neanderthal. Il reperto, attualmente esposto presso il Museo Archeologico del Finale, rappresenta una delle poche evidenze scheletriche dirette relative alla presenza neandertaliana in Liguria.

In alcuni strati superficiali, quindi più recenti, sono state identificate anche tracce riferibili all’Homo sapiens, associabili al Paleolitico Superiore e, quindi, un periodo successivo a quello in studio attualmente, con protagonista una generazione geneticamente più simile all'uomo moderno.

Nella grotta le testimonianze si intrecciano pure con altre di diverse epoche. La morfologia del sito ha favorito, nei millenni, una frequentazione antropica prolungata e diversificata. Ben visibili ai visitatori sono, ad esempio, numerosi muretti a secco e diverse tracce di un uso rurale e agricolo dell'area, che fino agli anni '60 fu fienile e luogo di ricovero per gli animali da allevamento.

La ripresa delle indagini rappresenta un’opportunità scientifica di rilievo per aggiornare il quadro conoscitivo su uno dei siti preistorici chiave dell’arco ligure, sfruttando metodi e tecnologie aggiornate e più avanzate rispetto all'ultima indagine.

Vi è inoltre un secondo aspetto da considerare, oltre a quello storico-scientifico. I risultati degli scavi confluiranno in parte nelle esposizioni del Museo Archeologico del Finale, che già custodisce una selezione significativa dei suoi reperti arricchendo l'offerta turistico-culturale; inoltre, in prospettiva, si potrebbe giungere a una valorizzazione dell’Arma delle Mànie con una fruizione sostenibile e consapevole del patrimonio archeologico.

Redazione

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