Riceviamo e pubblichiamo le riflessioni della lettrice Roberta Grossi.
"Una coppia di anziani viene a sedersi accanto a me sulla panchina nel lungomare di Varigotti in un tardo pomeriggio di metà luglio.
L'abbigliamento è curato, classico: pantaloni di tela beige, camicia di lino bianca e bretelle lui; gonna panna a vita alta, camicia bronzo, discreti gioielli, chignon e rossetto lei. La signora mi sorride; aveva lo sguardo azzurro gentile, benevolo e indifeso di quando nell'animo alberga una sorta di pacifica quiete, terminato il turbinio delle passioni della vita. La sua persona emanava una fragranza classica e ricercata, che mi faceva pensare al tocco finale seduta ad una petineuse, prima di uscire. Lui con affettuosa premura le fa notare di avere una macchia sulla gonna; poi si alzano, salutano con garbo e si allontanano lentamente sostenendosi l'uno con l'altra.
Guardo quell'immagine fuori dal tempo confondersi tra i turisti variopinti e rumorosi che affollano il lungomare nell'ora serale dell' uscita dalle spiagge. Si distinguono le tinte tenui del loro abbigliamento tra i colori vivaci dei turisti, così come il loro incedere incerto e tranquillo tra le andature trasandate dei bagnanti, rumorosi ed eccitati dalle ore trascorse al mare.
Ho seguito con lo sguardo quell'immagine quasi onirica, che pareva giocare a nascondino tra turisti, oleandri e ombrelloni tenuti a braccio, finché è scomparsa tra le case del borgo saraceno. Ma ho continuato a pensare a loro per tutta la sera; a quella vita che mi fingo nella fantasia dignitosa e pulita, a quella minuscola macchia sulla gonna che andava assolutamente pulita. E a lei, seduta alla sua petineuse, residuo di antiche civetterie, intenta a togliere il velo di rossetto e a sciogliere il suo chignon, chiudendo le persiane come a preservare il loro mondo, refrattario alle mode, ordinato e tranquillo, dalle interferenze delle musiche e del vociare del passeggio serale di Varigotti in quella notte di mezza estate".