Dalla Diga di Vado al raddoppio ferroviario tra Finale e Andora, passando per i cantieri della Gronda e del Terzo Valico.
Resta complessa, con lavori che procedono a rilento e un impatto occupazionale ancora lontano dal pieno potenziale, la situazione delle infrastrutturale regionale nel quadro disegnato da Fillea Cgil che stamani, presso la Camera del Lavoro di Genova, ha dato vita agli stati generali sulle infrastrutture in Liguria, alla presenza dei segretari generali Antonio Di Franco, Federico Pezzoli, Igor Magni e Maurizio Calà.
«Subito un incontro con il Mit alla presenza di Regione Liguria e Comune di Genova per capire se c’è la volontà politica di portare a compimento le opere già finanziate e quindi i cantieri già aperti – ha dichiarato il segretario generale della Fillea Cgil, Antonio Di Franco – e soprattutto se, indipendentemente dai concessionari, c’è la volontà da parte di questo governo di portare a casa delle opere importanti che i cittadini liguri aspettano da tempo, e penso in particolare alla Gronda».
Nel corso dell’incontro, il sindacato ha voluto richiamare l’attenzione anche sulle infrastrutture del Ponente savonese, dove il raddoppio ferroviario tra Finale Ligure e Andora rappresenta uno dei nodi principali ancora in attesa di piena realizzazione. A Vado Ligure, la diga portuale conta oggi oltre un centinaio di addetti suddivisi in tre subappalti, ma anche qui si attende una svolta nei tempi e nelle risorse.
«Denunciare lo stato delle opere è il primo passo per produrre una discussione su questo grande tema – ha sottolineato Federico Pezzoli, segretario generale Fillea Cgil Genova e Liguria – che deve essere affrontato nella sua interezza, a partire dalla questione occupazionale. Per arrivare a regime servono ancora centinaia di posti di lavoro: la piena occupazione sarebbe un primo grande risultato per il settore, per l’indotto, per l’economia ligure e nazionale».
La Gronda di Genova resta la grande assente: di fatto sono partiti solo due cantieri “zero” per lavori propedeutici, con circa 360 edili impiegati. «Già un centinaio – ha ricordato Di Franco – sono in trasferimento su altri cantieri non in Liguria, mentre quest’opera potrebbe impiegare, solo tra i diretti, diverse migliaia di addetti».
Oltre alla Gronda e ai lavori del Ponente, il sindacato ha richiamato le criticità legate ad altri cantieri strategici come il Terzo Valico – che da termine 2024 si sposta al 2030, con oltre 600 addetti coinvolti – la Diga di Genova (200 occupati), il tunnel subportuale, quello della Val Fontanabuona, il cantiere della Metropolitana e lo Scolmatore del Bisagno, dove «gli 80 addetti potrebbero raddoppiare se la talpa iniziasse finalmente a scavare».
Fillea e Cgil hanno infine rilanciato l’allarme formazione. «C’è un problema occupazionale legato alla manodopera specializzata – ha ricordato Di Franco – più volte denunciato anche dagli imprenditori, e sul quale la Regione, che ha la competenza in materia di formazione, deve fare la sua parte».
Il sindacato ha già avviato con il Comune di Genova una serie di tavoli di confronto, tra cui quello sul monitoraggio delle grandi opere, per garantire che i cantieri aperti, da ponente a levante, diventino finalmente motore di sviluppo e di occupazione stabile per tutta la Liguria.









