Ieri, alla Sottozero Surgelati di Savona, la pausa pranzo ha avuto un sapore diverso. Fuori il sole picchiava forte, il caldo di ottobre non dava tregua, e lungo la ferrovia si sentiva il ronzio dei decespugliatori e l’odore acre dell’erba tagliata. A lavorare sotto quel sole c’era un piccolo gruppo di uomini che, con calma e precisione, stavano ripulendo le rive dei binari.
Quando sono arrivati poco dopo mezzogiorno, avevano le mani sporche di terra e il viso segnato dal sudore. Si sono sistemati all’ombra, aprendo le loro scatolette, pronti a mangiare in silenzio sul retro del camioncino. Ma chi li ha accolti ha ritenuto ingiusto lasciarli lì.
"Abbiamo acceso fornelli e forno. Sono stati educatissimi, hanno ringraziato più volte, hanno voluto sparecchiare e differenziare i rifiuti. Due di loro ci hanno mostrato foto di famiglia e hanno voluto scattare un’immagine da mandare a casa — spiegano dalla Sottozero Surgelati —. Lo raccontiamo perché spesso questi ragazzi non li vediamo nemmeno. Li immaginiamo a bighellonare o a combinare guai, e invece svolgono un lavoro pesante che molti italiani non farebbero. Chi li ha accolti ha compiuto un ottimo gesto: ha insegnato loro un mestiere per renderli indipendenti. Sono felici di lavorare qui e di mantenere i propri cari ‘a casa loro’, anche se negli occhi si legge un velo di malinconia, comprensibile".
Ieri si è incontrata una di queste storie. E lascia un messaggio semplice ma importante: rispettiamoli.














