Il trasporto pubblico italiano continua a perdere “pezzi” e non è all’altezza delle sfide che abbiamo davanti. È quello che si evince dalla lettura del nuovo Rapporto Pendolaria – 20ª edizione di Legambiente, presentato ieri a Roma che documenta un sistema dei trasporti segnato da scelte politiche sbilanciate, sottofinanziamento cronicoe ricadute sempre più pesanti su famiglie, lavoratori e studenti. Mentre le grandi opere stradali monopolizzano il dibattito pubblico, il servizio ferroviario quotidiano si deteriora.
I numeri del Fondo Nazionale Trasporti parlano chiaro: le risorse destinate al trasporto pubblico su ferro e gomma sono oggi inferiori a quelle del 2009 e non sono mai state pienamente reintegrate dopo i tagli del 2010. In valori assoluti si è passati da 6,2 miliardi di euro nel 2009 a 4,9 miliardi nel 2020, con un lieve recupero a 5,18 miliardi nel 2024. Ma se si considera l’inflazione, il Fondo vale oggi il 35% in meno rispetto al 2009 e, senza interventi correttivi, nel 2026 la perdita salirà al 38%. Per tornare ai livelli reali di spesa di oltre quindici anni fa sarebbero necessari almeno 3 miliardi in più di quanto oggi previsto.
In Italia si costruiscono infatti in media solo 2,85 chilometri all’anno di nuove metropolitane e 1,28 chilometri di tranvie. Le reti metropolitane italiane si fermano complessivamente a271,7 chilometri, contro i 680 del Regno Unito, i 657 della Germania e i 620 della Spagna. Il confronto con il Ponte sullo Stretto è emblematico: con 5,4 miliardi di euro – l’investimento complessivo previsto per la realizzazione e il prolungamento di 29 linee tranviarie in 11 città italiane, pari a circa 250 chilometri di rete – sarebbe possibile costruire un sistema di mobilità urbana efficiente, accessibile e coerente con gli obiettivi climatici. Una cifra pari a circa un terzo del costo del Ponte (15 miliardi di euro per soli 3 chilometri), ma con un impatto sulla vita quotidiana di milioni di persone incomparabilmente superiore.
La situazione in Liguria
I numeri del Report ci restituiscono una fotografia in chiaroscuro, con alcuni dati che migliorano e altri che restano preoccupanti.
Dati positivi per quanto riguarda l’offerta tra treni e popolazione dove la Liguria, insieme a Toscana e le province di Trento e Bolzano, si colloca in testa alla classifica con una flotta regionale composta da 97 treni con solo il 15% più vecchi di 15 anni (miglior percentuale in Italia). Tra le opere concluse nel 2025 va segnalato il quadruplicamento della Genova Voltri-Sampierdarena, attivato in servizio il 5 ottobre scorso dopo anni di ritardi.
Purtroppo le criticità sono maggiori. Tra queste Stefano Bigliazzi, Presidente di Legambiente Liguria evidenzia come «anche nel 2024 prosegua il trend negativo con la Regione Liguria che investe solo lo 0,39% del suo bilancio nel servizio ferroviario per un totale di 17,33 milioni di euro (l’anno scorso era lo 0,38%) e per il materiale rotabile 2,6 milioni di euro».
"La propensione all’utilizzo del treno – evidenziata nel dossier – dovrebbe invece spingere a maggiori investimenti - continua Bigliazzi - A cominciare da quelle opere ferme da anni come la tratta Finale Ligure - Andora ancora a binario unico, nonostante sia un’indispensabile linea di collegamento con la Francia, sarebbe necessario quadruplicare il tratto Voltri-Pietra Ligure, potenziare le linee di collegamento con Torino, ripristinare i treni serali (in special modo da Savona a Genova, praticamente eliminati), concludere la Pontremoleseper il collegamento dalla Liguria all’Emilia".
Nel Dossier vengono ancora elencate, tra le infrastrutture di mobilità urbana finanziate tramite PNRR e altri fondi, quelle in situazione di criticità. A Genova sono: la Stazione metropolitana Corvetto e i relativi prolungamenti verso Canepari e Martinez, gli assi filoviari Centro, Levante, Ponente e Val Bisagno e ancora il potenziamento del passante Voltri-Brignole.
Ancora aperto resta il fronte della mobilità in Val Bisagno dove – fortunatamente – lo Skymetro non verrà realizzato, ma ad oggi non c’è un’alternativa efficace per incentivare l’uso del trasporto pubblico per chi vive in vallata.
Sull’argomento interviene Bigliazzi: "Tenendo conto che bisogna dotarsi di una strategia che incentivi l’uso del trasporto pubblico, a Genova, il nuovo progetto dei quattro assi di forza, nonostante gli ingenti investimenti, offrirà la stessa capienza dei mezzi attuali senza un vero potenziamento dell’offerta e di conseguenza non incentiverà le persone ad optare per il trasporto pubblico. Di fatto un’occasione mancata".
"L’obiettivo per la Liguria è quello di arrivare in tutti i centri di grande urbanizzazione e una mobilità completamente elettrica prima del 2035 grazie all’estensione delle ZEZ (Zero Emission Zone) e all’utilizzo di trazione elettrica per tutto il trasporto pubblico" conclude Bigliazzi.














